Il giudizio di Paride
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IL GIUDIZIO DI PARIDE
Dall’Antologia.
Sott’un elce il Frigio Pari
Sedea giudice sovrano;
L’aureo pomo avea tra mano
4La bellezza a coronar,
Quando innanzi a lui tre Dive
Stetter dubbie al paragone,
E tre Dee per tal cagione
8Impararo a palpitar.
Volse Giuno a lui quegli occhi
Onde Giove in ciel si bea;
Ma un balen vi risplendea
12Di quel Dio fulminator.
Stupefatto il Pastorello,
Tanta luce non sostenne;
Ed il pomo in man ritenne
16Tra la tema e lo stupor.
Venne Pallade, e il bel pomo
Vinto avrebbe, oppur diviso,
Se abbelliva d’un sorriso
20La sua diva austerità.
Il Pastor per riverenza
Dal suo volto i lumi torse,
E tacendo, stette in forse
24Di sua stessa autorità.
Giunse Cipri timidetta,
Nel disordine felice,
Che tacendo tutto dice
28Quel ch’esprimer non si può.
Ella apparve, e il Frigio Pari
Qui conobbe il gran cimento;
L’aureo pomo in quel momento
32Dalla man gli sdrucciolò.