Il corsaro/Canto III/XXI
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XXI
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XXI.
Ei non fa motto; un primo sguardo, un solo,
Su quel sembiante al par di marmo freddo,
Tutto narrò.... Basta. Medora è morta.
Come, saper che giova? Era la speme
De’ più tardi anni suoi; era l’amore
Degli anni suoi più belli, era la fonte
D’ogni puro desìr, era l’oggetto
D’ogni tenera cura;.... unica al mondo
Cosa mortal, ch’ei non odiò,.... gli è tolta!....
E ben mertò l’acerba sorte .... ei sallo,
Ma non se n’ange ei men. Il giusto, quiete
Cerca laddove al reo giugner non lice,
Ma l’altero, il protervo, ogni sua gioja
Quaggiù ritrova; degli affanni suoi
Degna erede la terra, e spesso in terra
Perde ogni ben.... Scarso pur sia: ma in pace
Rapirsi ogni suo ben chi vide mai?
Severo aspetto, o stoico sguardo, un core
Copron talor, di cui l’affanno intatta
Non lasciò fibra. ... Quanti lagrimosi
Vivon pensieri ascosi, e non perduti
Sotto un sorriso, che ben meglio fora
Se il labbro menzogner, mai nol sciogliesse!