Il corsaro/Canto III/XXII
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XXII.
Mal pensa chi di desolato seno
Quest’ambascia crudel disordin crede,
O stuol d’affetti che d’intorno a un solo
S’affollano confusi, ed in lor tutti
Cerca quell’un rifugio, e in niuno il trova.
Nò non v’è accento, che svelarti possa
Il segreto d’un cor, perchè valore
D’accenti al Duolo, Verità ricusa.
Oppressa è tanto, affaticata, e doma
L’anima di Corrado, che riposo
Diresti il suo stupor. Ma lasso omai,
Da la pietà conquiso, ei sente il fero
Ciglio di calda lagrima bagnarsi.
Piange Corrado, e più che non conforta
Così il suo mal, la sua sconfitta ei mostra;
Non veduto è quel pianto, chè se il fosse
Non sgorgherebbe,.... e scarso, e breve sgorga,
Perch’ei lo terge, e dal funesto loco
Strappasi alfine. Eccelso è il Sol, ma fosco
È di Corrado il dì, scende la notte
Per Corrado infinita; tenebrìa
Non fuvvi mai pari all’orrenda nube,
Che lo suo spirto involve. Oh del dolore
Occhio più cieco d’ogni cieco! Possa
Non ha di scerner, non ardir;.... per fitte
Ombre s’aggira, e guidator non soffre!....