Il corsaro/Canto II/X
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X.
Oh! come pinger gli angosciosi moti,
Anco al meschin che se ne attrista, e geme,
Mal noti forse? Nel suo core è guerra,
Ne la sua mente è caos; negri, convulsi,
Congiunti, e pur discordi, gli elementi
Prepossenti v’insorgon, ma pugnando
Contro il rimorso impenitente invano.
Rimorso! Ahi, fero démone, insidioso,
Ch’unqua non favellò; solo or che tutto
Compiuto è omai, » Ben io tel dissi!» esclama!
Inutil grido, cui pentito cede
Il fiacco spirto sol, mentre il superbo,
Ribelle più s’irrìta, e si contorce
Anco ne la solinga ora, in cui tutto
Sè a sè medesmo l’uom discopre, e un solo
Affetto, un sol domo pensier non resta,
Qual pria non visto, ed or dai mille, e mille
Tenebrosi dell’anima recessi,
Non desto, e tratto a spaventosa mostra!
Spirante sogno d’ambizion, acerbo
Duolo d’amor, inariditi allori,
Vita languente, non gustate gioje,
Odio, spregio di lor che sorgon lieti
Su la nostra ruina, disperati
Anni che più non son, precipitoso
Avvenir che ne addita, e presto, ahi troppo!
Cielo, ed inferno; opre, pensieri, accenti
Non obblìati mai, ma come or, forse
Tutti non ramentati; e quel che lieve,
O dilettoso parve un giorno, e or fassi,
Per più severo cogitar, delitto,
Sozzo non men, perchè più ascoso allora;
Tutto da cui sguardo mortal rifugge,
Col suo segreto addolorar ti mostra
Un nudo cor, tutto tu vedi in fondo
D’un avel che si schiude, infin che desto
Non è l’orgoglio che lo specchio afferra
Da l’occhio tuo l’invola, e poi lo spezza.
Tutto l’orgoglio, può velar, sì tutto
Che di più orrendo ha morte, e prima, e poi,
Sfida il coraggio. Quindi ha merto, e lode
Colui che astuto Ipocrita nasconde
Il suo timor, quinci d’invitto ha fama,
Non quel che folle alto millanta e fugge,
Ma chi per lungo meditar d’affanni
Duro fè il petto sì, ch’a mezza via
Il minaccioso suo destino assale,
Fisa in volto la morte, e tace,.... e spira