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64 | il corsaro |
Duro fè il petto sì, ch’a mezza via
Il minaccioso suo destino assale,
Fisa in volto la morte, e tace,.... e spira
XI.
Del più eccelso torrion ne l’erma stanza,
Sta il Corsaro fra ceppi; arsa è la reggia
De l’altero Pascià; la rocca istessa
Le sue genti ora accoglie e il prigioniero.
Nè Corrado si duol di sì rio fato;
Lui vincitor, men barbaro, Seidde
Aspettar noi potrìa. Solingo siede,
Ed in tanto silenzio entro il suo core
Scende, e qual è colpevole sel’ mira;
Pur ne afforza il vigor. Ahi! ch’un pensiero
Gli è tormento insoffribile » Medora!
» Di te che mai sarà, quando l’orrenda
» Novella udrai!....» e allora, allor le mani
Risonanti ei solleva, e furibondo
Scuote i suoi ferri, e gli contempla immoto.
Ma poi com’uom che si conforta, e spera,
Innalza il ciglio, e al proprio duol sorrìde,
» E vegna, esclama, quando vuol pur vegna,
» La tortura crudel!.... cerchisi intanto