Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio. Tomo III/Capitolo diciasettesimo

Capitolo diciasettesimo

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CAPITOLO DICIASETTESIMO


Ecco la fiera con la coda aguzza ec.

Il presente canto si continua col precedente assai evidentemente, in quanto nella fine del precedente ha dimostrato, come per lo segno fatto da Virgilio vedesse sotto l’acqua una figura, la qual notando veniva in su, cioè verso la sommità del fiume e nel principio di questo dimostra, questa figura esser pervenuta a riva. E dividesi il presente cauto in tre parti: nella prima descrive la forma della figura venuta; nella seconda dimostra l’afflizione degli usurieri; nella terza dimostra, come salito sopra le spalle di quella figura, insieme con Virgilio fosse passato, e trasportato del settimo cerchio dell’inferno [p. 257 modifica]nell’ottavo: la seconda comincia quivi: Quivì ’l maestro: la terza quivi: Ed io temendo; comincia adunque così, Ecco la fiera, chiamala fiera dal suo fiero e crudele effetto, con la coda aguzza, cioè aguta e pugnente più che alcun ferro, Che passa i monti, cioè le durissime e grandi cose, e rompe i muri, della città, e di qualunque fortezza, e l’armi, supple, passa e rompe di qualunque fortissimo e ardito cavaliere;

Ecco colei che tutto ’l mondo appuzza,

cioè corrompe e guasta col suo iniquo e fraudolente adoperare: e dice, ecco, demonstrative: perciocchè allora quando Virgilio cominciò a parlare, giugneva questa fiera sopra l’acqua del fiume dal lato loro. Sì cominciò, come detto è, lo mio duca a parlarmi; poi dice, E accennolle, poichè così ebbe detto, che venisse a proda, cioè sopra la riva del fiume,

Vicino al fin de’ passeggiati marmi.

Pon qui la spezie per lo genere, cioè marmi per pietre: è il marmo, come noi veggiamo, una spezie di pietra bianchissima e forte; e dice passeggiati marmi, perciocchè passeggiando eran venuti su per l’argine del fiume, infin quivi, il qual argine ha di sopra dimostrato che era divenuto pietra: vuol dunque qui dire, che Virgilio le fece cenno che ella venisse insino al luogo dove essi passeggiando erano pervenuti.

E quella sozza immagine di froda,

manifesta l’autore qui di che cosa questa fiera fosse immagine, e dice che era di froda: la qual froda che cosa sia si dimostrerà appresso, Sen venne, per [p. 258 modifica]lo cenno fattole da Virgilio, e arrivò, cioè mise sopra la riva, la testa e ’l busto, cioè il rimanente del corpo;

Ma ’n su la riva non trasse la coda,

e così mostra che quella si rimanesse coperta nell’acqua. La faccia sua, di questa fiera, era faccia d’uom giusto, Tanto benigna, mansueta e piacevole, avea di fuor la pelle, cioè l’Apparenza E d’un serpente, era, tutto l’altro fusto, della persona di questa fiera. Due branche, cioè due piedi artigliati, come veggiamo che a’ dragoni si dipingono, avea pelose infin l’ascelle, cioè infino sotto le ditella.

Lo dosso, e ’l petto, ed amendue le coste,

cioè tutto il corpo, fuori che la testa, e ’l collo e la coda, Dipinte avea, ornate come naturalmente hanno molti animali, di nodi, cioè di compassi, i quali parevano nodi, e di rotelle, di figure ritonde,

Con più color sommesse e soprapposte,

a variazione dell’ornamento,

Non fer mai drappi Tartari nè Turchi,

i quali di ciò sono ottimi maestri, siccome noi possiamo manifestamente vedere ne’ drappi tartareschi, i quali veramente sono sì artificiosamente tessuti, che non è alcun dipintore che col pennello gli sapesse fare simiglianti, non che più belli. Sono i Tartari etc.

fine del comento.