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SOPRA DANTE 257

tavo: la seconda comincia quivi: Quivì ’l maestro: la terza quivi: Ed io temendo; comincia adunque così, Ecco la fiera, chiamala fiera dal suo fiero e crudele effetto, con la coda aguzza, cioè aguta e pugnente più che alcun ferro, Che passa i monti, cioè le durissime e grandi cose, e rompe i muri, della città, e di qualunque fortezza, e l’armi, supple, passa e rompe di qualunque fortissimo e ardito cavaliere;

Ecco colei che tutto ’l mondo appuzza,

cioè corrompe e guasta col suo iniquo e fraudolente adoperare: e dice, ecco, demonstrative: perciocchè allora quando Virgilio cominciò a parlare, giugneva questa fiera sopra l’acqua del fiume dal lato loro. Sì cominciò, come detto è, lo mio duca a parlarmi; poi dice, E accennolle, poichè così ebbe detto, che venisse a proda, cioè sopra la riva del fiume,

Vicino al fin de’ passeggiati marmi.

Pon qui la spezie per lo genere, cioè marmi per pietre: è il marmo, come noi veggiamo, una spezie di pietra bianchissima e forte; e dice passeggiati marmi, perciocchè passeggiando eran venuti su per l’argine del fiume, infin quivi, il qual argine ha di sopra dimostrato che era divenuto pietra: vuol dunque qui dire, che Virgilio le fece cenno che ella venisse insino al luogo dove essi passeggiando erano pervenuti.

E quella sozza immagine di froda,

manifesta l’autore qui di che cosa questa fiera fosse immagine, e dice che era di froda: la qual froda che cosa sia si dimostrerà appresso, Sen venne, per

com. di dante T. III. 17