Il cavallarizzo/Libro 1/Capitolo 8
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Cap. 8. Della natura, nome & età del cavallo.
La natura, & complessione del cavallo è calda, e temperata. Il che si pò vedere in molte cose chiaramente, ma sopra tutto ce lo fa manifesto la lunghezza, della vita sua, l’agilità, leggierezza, et ardire che ha. Si pò conoscer anco dalla sua docilità, e dall’amore che porta al patrone, & à chi lo governa amorevolmente, come havemo di sopra detto, a i quali si mostra molto grato in ogni cosa, lo fa chiaro ancora l’essere cupido di gloria; l’essere molto ad ardenti desiderij sottoposto, per li quali spesso si dole, & lacrima senza haver altro dolore, ò male. Il che da altro che da calda complessione non viene. Et la vivezza, & prestezza, che ha, che sono qualità del caldo, ce lo fanno apertamente conoscere. Et per questa ragione è animale molto atto al coito, & all’amore inclinatissimo. Per il che con soi rivali, fa battaglie grandi. L’animale galiardissimo, & di natura sua molto coragioso, & valoroso. La cui forza se bene è compartita per tutta la persona, tuttavia è più, & maggiore ne’ calci, che altrove. Si diletta molto de’ prati, & pascoli copiosi di rivi d’acque, delle quali è si vago, che i Greci lo chiamano animale philolutron philiàron. Sente gran diletto dei bagni, & gran profitto & tanto più, quanto sono più conditi, & migliori saranno di cose appropriate al bagno, & alla natura sua. Prende piacer grande, & giovamento ancora dalli odori per li quali sole mansuefarsi assai. Tiene un’osso nel core, secondo che dice Aristotele, & altri, benche tal osso Vincenzo nel Specchio naturale vole, che sia à guisa di cartilagine. Non ha peli sotto le palpebre de gl’occhi. Il perche Apelle fu ripreso d’haverne dipinto uno con peli in si fatto luogo. Perbenche alcuni attribuiscano questo errore à Nicone, pittore eccellentissimo, il quale nel resto lo dipinse si divinamente che li mancava altro che lo spirito. E’ animale molto fiero, ma non tanto però, che non si dimestichi facilmente, & che non sia amorevolissimo, si perche ha la complessione temperata, come ancora perche non ha fele nel corpo, come Plinio, & altri sonnasi quando dorme, come l’homo. E’ stata opinione di molti che trovandosi de’ cavalli silvestri, come molti Gregi erranti se ne vedeno nella Siria, & altrove, che il cavallo sia naturalmente animal fiero, & che con arte & industria de gl’homini, poi si sia dimesticato. Et altri vedendone tanta copia di dimestichi dicano, che naturalmente è animal domestico. Et li primi allegano che à veder la sia fierezza basta à veder l’instinto della natura, che hanno; che come son posti in libertà volentieri si ritirano alla campagna, cercando per questo la libertà, come cosa lor propria, & naturale. Et li secondi allegano che se fusseno silvestri, & fieri non così facilmente si lasciariano prendere da gl’homini, ne patirebbono il freno, la sella, i ferri, & tant’altre cose. Et che il cercar la libertà, & la campagna non è per fierezza, ma per desiderio dell’erbe, & dell’acque, che sommamente amano. Et anco perche desiderano di trovar cavalle, essendo loro nati alla campagna, & allevati con esse gran tempo, et essendo inclinatissimi per la loro complessione, & natura, & molto atti al coito. Questa seconda opinione pare habbi migliori, & più ferme ragioni della prima; conciosia che non diremo ne anco questo che il cane sia animal fiero, & silvestre, se ben si trovano dei lupi ne’ boschi; ne men che l’asino sia silvestre per trovarsi de gl’onagri, ma si bene ch’egli è animal domestico di sua natura, & molto amico all’homo. Hor il cavallo anco ha gran corrispondenza, & somiglianza, con la complessione dell’homo, per il che è sottoposto à tutte infirmità, alle quali è sottoposto l’homo, sì come di sopra dicemmo. Morto il cavallo, dal corpo suo si generano vespe, come dice Ebano, à dinotare che da animale veloce, & destro nasce la vespe prestissino, & destrissimo animale. Et per questo gl’Egitij volendo significare la vespe depingevano il cadavero del cavallo come vol Oro. Et s’io volessi dire delle infinite proprietà, & virtù che ha dopo morte, sarebbe troppo lunga materia, però la lascio, & sol dico che la spuma, riducendomi al caval vivo & feroce, data à bere à Tisici giova molto, ma al cavallo fa gran danno. Ma è tempo hormai passare al nome. Egli è chiamato cavallo dal cavar la terra che fa col piede, così come anco dal suono del suo piede concavo, che fa battendo quella; è detto da’ Latini sonipede, & anco cornipede. Pò anco essere detto cavallo quasi cosa pretiosa molto, che vale assai, tratto per aventura questo nome dal Francese, che lo chiama che val. I Latini lo chiamorano ancora equus che vol dire giusto uguale & à se stesso corrispondente. E veramente il cavallo non solo ha equalità, & temperamento di complessione, & natura; ma etiandio ha gran giustezza, & corrispondenza, & equalità nelle sue attioni, & maneggi, & nella volontà, & intelletto, come si vede assai chiaramente senza ch’io mi affatichi in provarlo; & come si è visto di sopra Chiamasi anco destriero dalla destrezza, che tiene nelle ationi sue, & corsiero quasi corfiero mutata la lettera S. in F. corsier si pò dir anco dal correr forte, & fiero che fa. Ma quanto alla lunghezza della sua vita, Alberto Magno scrive haver conosciuto un soldato che in battaglia cavalcava cavallo di settant’anni, et era ancor valoroso. Il Bucefalo servì Alessandro estremamente bene, trent’anni, & molto più l’haveria servito, quando non fosse stato occiso nel fatto d’arme, ch’io raccontai di sopra. Aristot. & Plinio li danno vita; chi fin’alli 70. & chi fin’alli 40. anni. Delli 40. Aristotile ne allega l’essempio del caval opuntio, il quale fin à tale età fu stallone eccellentissimo. Et è da credere che se non si havesse lograto la vita, & complessione nel coito, che molto più sarebbe venuto. Agostin di Sessa Filosofo, & medico consumatissimo a’ tempi nostri, il quale conobbe essend’io paggio in corte della felice memeoria della Signora Duchessa di Milano Donna Isabella d’Aragona. Dipoi la morte della quale essendo io pur paggio dell’Illustrissimo, & non mai bastevolmente lodato. Signor Vespasiano padre di questa rarissima, & eccellentissima signora Donna Isabella Principessa di Selmona, la quale hoggidì vive non men santamente, che virtuosamente, conobb’io pure, e dall’istesso Agostino intesi dire che Ferdinando Re di Napoli, hebbe un corrier in stalla molto bono, & valoroso di settant’anni. Et Paolo Giovio che bellissino Historico in questi tempi, dice, che Carlo Ottavo Re di Francia hebbe un caval vecchissimo, & senza un’occhio di pel morello villan di spagna, il qual caval altri vogliono, che fusse d’anni vintiquattro; sopra il quale volse essere nella giornata c’hebbe con quel gran Marchese di Mantoa allhora Capitano della lega, & Hercole padre del presente Duca di Ferrara, n’hebbe uno in stalla di razza Romana di Capranica di trent’anni, ancora bono & valoroso. Et io ho havuto sotto il governo & disciplina mia il Cinquino cavallo, che fu molto famoso per il valor suo, pur di razza Romana, il quale essendo di vent’anni di poi di haver montato alcuni anni prima servì benissimo nella guerra di Siena al prudentissimo, & valorosissimo gran Capitano Camillo Colonna, & all’invittissimo suo figlio Pompeo; & massime il dì della giornata, nella quale fu sconfitto il Strozza dal gran Marchese di Marignano. Visse questo cavallo dipoi ancora non so che anni; & più sarebbe vissuto, se non fusse stato il malgoverno c’hebbe. Non mancano di molt’altri essempi della lunghezza della vita de’ cavalli, de’ quali per non essere più lungo lasciò à dietro, passando à cose di più utile, & curiose. Basta bene che la complessione, & natura sia bona possono far fede con l’altre parti, che havemo detto, che egli pò vivere molto più lungamente di quello, che hoggidì communemente serveno; merce de i tristi governi, e della poca diligentia che vi usano i patroni & ministri loro.