Il cavallarizzo/Libro 1/Capitolo 45


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Cap. 45. Del ferrar i poledri & altri cavalli.


Prima ch’io altro dica, averto il cavalliere, che del ferrar i cavalli, oltra à molti antichi, hora à tempi nostri, n’ha scritto assai diffusamente il signor Cesare Fiaschi, gentilhuomo Ferrarese, & cavalier veramente degno di lode. Et perche io non reputo che questo s’appartenghi molto al cavallarizzo, che noi andiamo istituendo ma che più tosto sia cosa al tutto de’ marescalchi, me ne passerò leggiermente; & andarò solo raccogliendo alcune cose che nel generale, & nel particolare mi pareno necessarie & degne da sapersi: ancorche l’intento mio fosse di non parlarne si come dissemo nel proemio. Et dico, che prima che si ferri il cavallo, si deve considerare che unghia sia la sua; s’ella è dura, soda, & buona, ò molle & cattiva; s’ella è grande, ò picciola, piana, ò rilevata, bassa nel calcagno, ò pur di giusta altezza; s’è senza diffetto, ò pur se patisce mancamento alcuno. Similmente si deve avertire a’ nervi delle gambe se son gagliardi, ò pur deboli, ritirati ò no, grossi & enfiati, ò pur asciutti & sottili; & dipoi governarli come si conviene nel ferrare. Perche à cavallo, che è di buon’unghia, & buoni nervi nelle gambe ogni sorte di ferro conveniente starà bene: perche se tal cavallo starà in luogo freddo, dove stiano ghiacci in terra lungamente, sopportarà i ramponi d’ogni sorte, & le creste; dinanzi, & di dietro, dentro, & di fuori, & i chiodi da ghiaccio, & molto meglio i ferri alla turchesca; ne gli bisognerà molto d’industria, & maestria nel ferrarlo. Ma se haverà cattiva lunghia, & cattivi i nervi, oltra che non sopporterà nessuna di queste sorti di ferri; malamente anco si potrà rimediare con altri, & massime se haverà l’unghia fredda & tenera, & i nervi deboli & infermi; per essere in paese freddo, sassoso, montuoso, paduloso & dissastroso. Nondimeno io usarei questa sorte di ferro ad ogni cavallo, & fosse in che paese & luogo si volesse; per stare più al sicuro,& non andar fantasticando tanto, con questa, & con quest’altr’unghia; con questo & quel calcagno, & questi & quelli nervi. Usarei dico il ferro, che fosse leggiero, & bonissima tempera, alto ne’ [p. 55r modifica]quarti, & ne’ calcagni; nelli quali vorrei che fosse più alto, che nel resto; e da calcagni andasse à perdersi nel mezzo tanto che da ivi in la venisse poi ad una convenevoleza: e se pur li bisognasse rampone, se li facesse tanto largo, quanto è largo il ferro da ogni parte; cioè dentro & fuori; il qual rampone non però fosse più rilevato del ferro, che quanto sariano tre spaghi rivolti insieme: mettendoli anche per tutto chiodi di ghiaccio bassi di testa & uguali: acciò si potessi attaccare il cavallo, più commodamente ne’ luoghi ghiacciosi, & molto lisci, & duri. E questo s’intenda de’ ferri dinante, li quali non deveno essere più larghi dell’unghia se non un poco dal mezzo indietro, eccetto se alcun mancamento non richiedesse al contrario. Deveno havere i ferri dinanzi al tondo, & quei di dietro del lungo; li piedi di dietro deveno esser ferrati con le medesime ragioni, e di più vogliano havere i ramponi bassi, communi & rivolti in giù: ma non alti nel calcagno, come quelli dinanzi. I ferri da barbaro quando corre il palio, mi piaceno dove sono ghiaccie, & luoghi sdrucciolosi; ma non tanto però: perchè ci andrebbe molto più artificio in farli, & più pericolo nel maneggiar il cavallo di sopra poste, e di guastarlo. Così anco i ramponi che tendeno allo aguzzo & rilevati assai sono pericolosi, & massime ne’ poledri, & anco i chiodi da ghiaccio: & però si deveno fuggire quanto più si può. Hor i ferri da barbaro ancor che siano utili per il ghiaccio, & per meglio attaccarsi il cavallo sulle lastre, mattonate, terreni duri & sdrucciolosi, nondimeno per quello che ho detto, sono dannosi anch’essi: & ancora perche quelle seghe aguzze per il caminare si andarebbeno consumando & bisognarebbe spesso limarli. Deveno essere ancora i ferri alquanto imborditi, & coprire honestamente il concavo del piede, peccando piu tosto nel coprire che nel meno se pur hanno à peccarci; & massime si deve usar questo in luoghi sassosi; ma in luoghi piani non ghiacciosi, ne sassosi i ferri deveno essere come havemo detto senza chiodi da ghiaccio, & senza anco quei ramponi dinanzi; le creste giovano tanto dinanzi come di dietro à far che’l cavallo afferri meglio il terreno nel correre, & si attacchi meglio, pur io non le usarei senza gran bisogno. I ferri leggieri e tondi à modo dell’unghia così dinanzi come di dietro, & che nel circuito dell’unghia s’accostino bene da pertutto, & giusti, giovano molto ad ogni sorte di cavallo. Diventando egli per questo più leggiero, & agile à levar i piedi da terra. Oltra che tal ferratura fa più grandi l’unghie, & più forti. I poledri nel principio si deveno ferrare con ferri assai leggieri senza ramponi, & che da canto nessuno avanzino l’unghie; overo pochissimo, & che i ferri più presto pecchino in curtezza che in lunghezza; accioche il poledro non venghi ad aggiungersi & aggrapparsi. Il poledro dev’esser ferrato con tutte quelle carezze, che siano possibili. Ma il caval fatto, che non si lascia ferrare dev’esser sgridato, minacciato, & battuto. Ma io ho visto [p. 55v modifica]serargli gli occhi, & così farlo girare molte volte attorno: & per questo di poi lasciarsi ferrare. Se gli mette anco un sonaglio nell’orecchia, e di poi si serra con quel bastone, che usano i marescalchi à legar per l’orecchia il cavallo. Hor finalmente i cavalli, deveno esser ferrati à luna crescente che’l ferrar di nuovo, over del rimettere i ferri & remutare, me ne rimetto al bisogno. Egli è ben vero che non si deve lasciar passare il mese che non si rimuti il cavallo: & questo basti.