Il capitano della Djumna/Parte seconda/22. Il capitano della Djumna

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22. IL CAPITANO DELLA DJUMNA


Essendo tutti sfiniti per la lunga e faticosa marcia, non tardarono ad addormentarsi, certi anche che la notte sarebbe passata tranquilla. Già un altro malabaro aveva surrogato il primo nella guardia, quando furono bruscamente allarmati dai latrati di Pandu.

Harry, Edoardo ed Oliviero, svegliati di soprassalto, si affrettarono ad uscire in compagnia dei marinai, tenendo in pugno le armi.

— Cosa succede? — chiese il primo, al malabaro di guardia.

— Non lo so, ma il cane è inquieto.

— Hai veduto nulla?

— E non hai udito alcun rumore?

— No.

— Se Pandu abbaia, deve avere qualche motivo — disse Edoardo.

— Lo credo anch'io — aggiunse il tenente.

— Lasciate libero il cane — comandò Harry.

Pandu, che era stato legato ad un palo della capanna, per tema che continuasse le sue ricerche, allontanandosi nella foresta, fu tosto sciolto. Appena si sentì libero, si slanciò in mezzo agli alberi latrando con furore.

— Che abbia scoperta la piccina di Garrovi? — chiese Oliviero, che si era messo dietro a Pandu, seguito da tutti gli altri.

— Lo sapremo presto — rispose Harry.

Il cane, percorsi centocinquanta metri, si era arrestato dinanzi ad un macchione assai fitto, latrando con crescente furore.

— Qui, Pandu — gridò Edoardo, temendo che trovando la piccina le saltasse alla gola.

L'intelligente animale obbedì dapprima, ma poi tornò a balzare dinanzi al cespuglio, senza però entrarvi.

— Chi può nascondersi là dentro? — si chiese Harry, inquieto.

— Che vi siano dei selvaggi? — disse Oliviero.

— O qualche tigre? — chiese Edoardo.

Il vecchio marinaio armò risolutamente il fucile e s'avanzò in mezzo ai cespugli col dito sul grilletto, scostando i rami colla canna. Un grido rauco, selvaggio, lo avvertì che qualcuno si nascondeva nel macchione, ma non era l'urlo d'una belva, bensì un grido umano.

— Toh!... — esclamò il marinaio. — Un negro!...

Non si era ingannato. Un andamano di piccola statura, armato d'un arpione, si teneva accoccolato fra le piante, ma vedendo il marinaio era tosto scattato in piedi, mandando quell'urlo e prendendo un atteggiamento difensivo.

— Ehi, piccolo uomo — disse Harry. — Abbassa il tuo arpione o ti caccio una palla nelle reni.

Il selvaggio, che non doveva comprendere la lingua inglese, invece di obbedire fece un balzo indietro tentando di vibrare un colpo d'arpione, ma i malabari erano pure entrati nella macchia e l'avevano afferrato per le braccia, strappandogli l'arma.

— Ecco una cattura che può giovarci — disse Harry.

— Cosa speri, vecchio mio? — chiese Oliviero.

— Che questo selvaggio ci dica dove è stato condotto Alì.

— Credi che appartenga alla tribù che lo ha fatto prigioniero?

— Sì, signor Oliviero. Lo abbiamo preso così vicino alla capanna assalita dagli andamani, da farmi supporre che egli ne sappia qualche cosa di quell'attacco.

— Ti comprenderà?

— Il bengalese non è così sconosciuto come lo si crede, su queste coste. Qualche volta gli andamani fanno degli scambi coi nostri indiani del grande golfo ed anche coi malabari.

— Provatevi, signor Harry — disse Edoardo. — Come sarei felice di sapere che cosa è accaduto a mio fratello.

Il vecchio marinaio non se lo fece ripetere due volte ed interrogò il selvaggio in bengalese, ma senza ottenere risposta. Il prigioniero lo ascoltava con viva attenzione, ma pareva che non comprendesse quella lingua.

— Lasciate fare a me, padrone — disse un malabaro. — Conosco un po' la lingua dei selvaggi di queste isole.

Gli rivolse alcune parole ed ottenne subito risposta.

— Mi comprende — disse il malabaro.

— Traduci ciò che io ti dirò, — disse Harry, — e ciò che risponderà.

Il marinaio indiano s'affrettò a obbedire.

— Non ti faremo alcun male a condizione che tu risponda alle nostre domande — disse al selvaggio. — Se non cercherai d'ingannarci, ti lasceremo poi libero e ti regaleremo un coltello.

— Interrogami — rispose l'andamano, nei cui occhi era brillato un lampo di contentezza, per la doppia promessa fattagli.

— Hai veduto un uomo bianco su queste coste?

— Sì.

— Dove?

— È stato fatto prigioniero presso la costa.

— Quando?

— Due notti or sono.

— Da chi?

— Dalla mia tribù.

— È stato ucciso?

— No, perché è fuggito.

— E dove si trova ora?

— Assediato in mezzo ad una palude, mi hanno detto.

— È lontana questa palude?

— Non lo so.

— Sapresti dirci in quale?

— No perché ve ne sono molte nei nostri boschi.

— È solo l'uomo bianco?

— No: ha con lui un uomo che ha la pelle oscura come te, ed una ragazzina.

— Una ragazzina? — esclamarono Harry ed Oliviero, appena il malabaro ebbe tradotto la risposta del selvaggio. — Chi sarà?

— Che sia la piccina di Garrovi? — disse Edoardo.

— Ma come è caduta nelle sue mani? — chiese il tenente.

— E chi sarà l'uomo che accompagna Alì? — disse il vecchio marinaio. — Che qualche indiano sia sopravvissuto al disastro della Djumna?

— Ma i documenti trovati sotto l'ala dell'oca emigrante non accennavano ad alcun indiano — disse Oliviero.

— Signor Oliviero, signor Harry, mio fratello è assediato e da un istante all'altro può venire preso e ucciso — disse Edoardo.

— È vero — risposero il tenente ed il vecchio marinaio. — Partiamo senza indugio.

Tentarono un'ultima volta di costringere l'andamano a guidarli alla palude, ma vedendo che questi si ostinava a ripetere che non sapeva ove si trovasse, lo lasciarono libero di andare dove volesse, contando sulla sagacia di Pandu. Harry però, fedele alla promessa, gli aveva fatto dare un coltello, arma preziosa per quegli isolani che non sanno lavorare il ferro.

La piccola truppa si rimise tosto in marcia attraverso le foreste, quantunque l'oscurità fosse ancora assai fitta; ma pareva che Pandu avesse smarrite le tracce di Alì, poiché procedeva senza una direzione esatta, descrivendo delle curve, dei grandi giri e tornando sovente sui propri passi o piegando verso la spiaggia.

Al mattino si trovavano ancora a poca distanza dal mare, ma erano saliti di qualche miglio verso settentrione.

Dovettero arrestarsi un'altra volta, poiché la marcia lunghissima del giorno precedente e quella notturna li avevano sfiniti.

Ripartirono verso le dieci ricacciandosi nella gigantesca foresta, ma senza ritrovare le tracce di Alì. Pandu continuava a cercarle, ma senza alcun frutto. Alla sera si accamparono in mezzo ad una piccola radura. Tutti erano tristi e scoraggiati e Edoardo aveva le lagrime agli occhi. Cominciavano a disperare ed a temere che il disgraziato capitano, che ormai sapevano assediato, ricadesse nelle mani dei selvaggi.

Vinti dalla stanchezza, sonnecchiavano da alcune ore, quando furono destati da urla acute che echeggiavano verso l'est e da alcuni spari.

Pandu era balzato prontamente in piedi, latrando a piena gola e gli uomini si erano pure alzati colle armi in pugno, credendosi aggrediti.

— Chi ci assale? — chiese il vecchio Harry, agli uomini di quarto.

— Nessuno, ma pare che nella foresta si combatta — risposero i marinai. — Abbiamo udito degli spari.

— Degli spari!... — esclamarono il tenente ed Harry.

— Sì — confermarono i malabari.

— Non vi siete ingannati?

— No, li abbiamo uditi distintamente.

— Ma gli andamani non posseggono armi da fuoco — disse Harry.

— Udite!... — esclamò Edoardo.

Nuove urla echeggiarono nella foresta, accompagnate da uno sparo d'arma da fuoco.

— I selvaggi assalgono mio fratello! — gridò Edoardo con angoscia.

— Lo temo — disse il vecchio marinaio.

— Dov'è Pandu? — chiese Oliviero.

— È fuggito nel bosco — risposero i malabari.

— Avanti! — tuonò l'ufficiale. — Se Pandu è partito, vuol dire che ha sentito il padrone.

I nove uomini si precipitarono sotto gli alberi, avanzandosi rapidamente fra quel caos di tronchi, di cespugli, di radici e di calami.

Le grida echeggiavano sempre e parevano urla di selvaggi furibondi e di tratto in tratto si udivano degli spari, ma che parevano prodotti da armi di calibro molto inferiore a quello dei fucili, ed i latrati di Pandu.

Il drappello cercava di affrettare il passo, girando attorno ai macchioni enormi, che di quando in quando chiudevano il passo ed evitando i folti cespugli, temendo di venire improvvisamente assaliti da qualche tigre.

Aveva percorso sette od ottocento passi, quando Harry, che si trovava alla testa, malgrado la sua età avanzata, si arrestò bruscamente, gridando:

— Fermi! Tutti a terra!...

Gli otto uomini che lo seguivano si lasciarono cadere fra le erbe, armando precipitosamente i fucili.

Duecento passi più innanzi, una banda d'uomini si agitava sulle rive d'uno stagno, urlando ed agitando le lance e gli archi.

— I selvaggi? — chiese Oliviero.

— Sì — rispose Harry.

In quell'istante, in mezzo agli alberi, ad una certa altezza da terra, si vide balenare un lampo seguito tosto da una detonazione e dai latrati furiosi di Pandu.

— Un colpo di pistola — disse Oliviero.

— È mio fratello — gridò Edoardo.

— Fuoco su quei selvaggi! — tuonò Harry.

Nove spari rintronarono, formando una sola detonazione.

Gli andamani che si agitavano sulle rive dello stagno, udendo quegli spari e vedendo cadere alcuni compagni, fuggirono a precipizio, cacciandosi in mezzo alla foresta.

Oliviero, Edoardo, Harry ed i malabari si precipitarono verso il bacino, sulle cui rive latrava Pandu.

— Alì, fratello mio, sei tu? — gridò Edoardo, con voce singhiozzante.

— Per centomila navi fracassate! — urlò una voce, che partiva da un gruppo d'alberi situati su di un isolotto che si trovava in mezzo al bacino. — Chi mi chiama?

— Alì!... Alì!... — ripetè Edoardo. — Finalmente ti ritrovo!

— Per mille vascelli!... — tuonò il capitano della Djumna. — Tu, Edoardo! Tu! E anche Pandu!... Sciapal, Narsinga, siamo salvi!... Edoardo! Fuoco su quella zattera! Non ho più munizioni!

Solamente allora Harry ed i suoi compagni s'accorsero d'un galleggiante montato da alcuni uomini, che si trovava in mezzo al bacino e che si dirigeva frettolosamente verso la riva più vicina. Prima però che le armi fossero ricaricate, gli andamani che vi si trovavano sopra avevano preso terra, salvandosi nei boschi circostanti.

— Alì vieni! — gridò Edoardo. — I nemici sono tutti fuggiti.

— È impossibile, fratello. L'isolotto è pieno di serpenti e non possiamo abbandonare l'albero.

— Amici — disse Oliviero. — Alla zattera e andiamo a salvarli.

— Badate, vi sono almeno sei dozzine di rettili velenosi — disse Alì.

— Abbiamo delle armi e li stermineremo — risposero Harry ed il tenente.