Il buon cuore - Anno XIV, nn. 33-34 - 21 agosto 1915/Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

[p. 243 modifica] Religione

Vangelo della Domenica XII dopo Pentecoste Test" &i Mangio, Diceva il - Signore Gesù a" suoi discepoli: lo vi dico, che, se la giustizia vostra non sarà più perfetta di quella dei Scribi e dei Far..7ei, non entrerete- nel rei gno de’ cieli.- Avete sentito. ch’è stato detto agli alitichi: Non ammazzare; e chiunque avrà ammazzato., sarà reo in giudizio. Ma io vi- dico, che chiunque si adirerà: contro del suo, fratello, sarà, reo in giudici°. E chi avrà. detta al:vvo fratello. raca, sarà reo nel consesso. E chi avrà- detta stolto, sarà reo del fuoco (letta gehen na. Se adunque tu stai per fare l’offerta ti viene innumte che il tuo fratello ha all’altare, e qual. he. cosa contro di te, posa, là la tua offerta davanti all’alta,re,,e va a riconciliarti prima col. tuo fratello, e poi ritorna a fare la tua offerta. (S. MATTEO, Cap. 5).

Pensieri.

’E’ una- delle caratteristiche della virtù cristiana la sincerità e la generosità; la sincerità presso di noi, la generosità verso degli altri. Si deve essere al: di dentro, quello che si appare al di fuori., e- si, deve essere animati versa gli altri da tm sentiment© di generosità spontanea, assidua,. completa, che si conci:Mi e si confonda coll’atto pinfissinno. dell’am.ore verso. Dio. E’ eiò che Gesù Cristo ci insinua colla frase dell’odierno Vangelo,: - se ha. vostra giustizia woot sarà, numoiore di quella dei urisei noli.: entrerete nei regno dei cieli.

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Chi erano, i Farisei? Si sarebbero detti uomini perfetti. Essi erano esattissimi nell’adempimento della legge. La legge era la norma suprema, continua. della loro condotta. Essi non solo la seguivano nelle prescrizioni fondamentali, ma anche nelle parti accessorie, non solo nelle prescrizioni di precetto, ma anche in quelle di consiglio. Essi,erano ’la legge ambulante. E tutti dovevano essere testimoni di questa Foro perfezione: erano perfetti nel- contegno nell’e vie, erano perfetti nelle pratiche del culto nelle Sinagoghe,, erano perfetti nell’adempimento di tutte le più piccole prescrizioni legali, riguardo alle elemosine verso, il prossimo, riguardo alla decima verso il culto, riguardo all’osservanza dei digiuni. Erano persone esternamente inappuntabili. Eppure Gesù Cristo apertamente afferma che la giustizia dei Farisei non era vera giustizia. Dove era il’tarlo, dove era il punto nero che guastava tutto? In due punti i Patisci; mancavano:. facevano male il bene, facevano bene il- male; facevano male il bene-, perché non lo facevano con retta intenzione, facevano bene -il male perchè lo facevano segretamente, nascondendo al pubblico lé loro prave intenzioni, i loro bassi sentimenti, perchè la pratica dei doveri- esterni era unita a segrete riprovevoli ’abitudini-. Erano solenni impostori. Apparivano quello che non erano; erano quello che non apparivano. Facevano l’elemosina, ma la facevano in pubblico, la facevano con ostentazione., con abbondanza; perché il popolo vedendoli dicesse: guarda come so- • no generosi! Vale più il centesimo dell’a vedova, dice Gesù Cristo, che non il denaro a manate del Fariseo. Pregavano; pregavano nel Tempio, in faccia a tutti, con preghiere prolungate, perché tutti li vedessero, e vedendoli esclamassero: guarda come. sono religiosi, guarda come sono devoti. Tu- quando- preghi, diceva Gesù Cristo; ritirati- nella tua- casa, chiudi- l’uscio d’ella tua camera, e prega il Padre nel segreto, e il Padre che ti vede ti esaudirà. Non mettere la tua preghiera in molte parole; e insegnò- il» Pater noster. I Farisei digiunavano nei giorni e nelle epoche stabilite, ma volevano che tutti si accorgessero del loro digiuno; facevano. la faccia lunga, smorta, abbattuta, non ravviavano i capelli, affinché guardandoli, il. popola dicesse: guarda, come è. grande la penitenza che fanno! Insomma’ facevano bene per vanità, non per fare ii bene ma per essere veduti a farlo, non. per’ [p. 244 modifica]amor di Dio ma per esser lodati dagli uomini. Essi, grida Cristo, hanno già ricevuto del bene che fanno la loro ricompensa dagli uomini in terra, non l’avranno da Dio nel cielo. • La retta intenzione è quella che costituisce il merito delle opere buone. Noi dobbiamo fare il bene perchè è bene, perchè è nostro dovere il farlo, perchè lo comanda Dio, perchè il farlo costituisce la nostra grandezza, la nostra perfezione; noi dobbiamo fare il bene senza idea di lucro, di vanità, di superbia. Allora lo faremo sempre, lo faremo sempre bene, lo faremo non perchè gli altri ci vedono, ma prchè il farlo ci è imposto dalla nostra coscienza. Se nel farlo gli altri ci vedono e ce ne danno lode, tanto meglio, sarà tanto di guadagnato, e per noi e per gli altri: ma non è quello che importa per noi: quel bene noi lo avremmo fatto egualmente, anche se gli altri non vedevano, anche se gli altri non ce ne davano lode; anzi, se gli altri, per invidia o per ingiustizia, ci deridessero pel bene che noi facciamo, noi lo faremmo egualmente, senza lasciarci imporre dal rispetto umano. Noi faremmo il bene con ispirito di santa libertà, della libertà colla quale Cristo ci ha liberato, cioè senza ricerca della lode, senza timore della censura; in sinceritate veritatis.

Il secondo’ punto ancor più grave nel quale mancavano i Farisei era questo: l’adempimento esatto, esterno, esemplare della legge, andava unito internamente, segretamente, colle più gravi colpe. Esternamente erano castigati nelle parole, riservati nel contegno; segretamente erano nientemeno che adulteri. Esternamente facciano elemosina, si prendevano a cuore la causa delle vedove e dei pupilli; in realtà questo zelo era ostentato per coprire i furti, e rendere possibili le più schifose usure. Cristo aveva trovato una frase scultoria per dipingere questa condizione morale dei Farisei, questa apparenza di bene unita a questa realtà di male: i Farisei sono sepolcri imbiancati, belli al di fuori, pieni di putredine al di dentro. I sepolcri al di fuori appaiono bei monumenti; fatti di marmo, levigati, con linee maestose; eleganti; magari con fregi d’oro e di bronzo. Come questa immagine rende bene l’arte di certi impostori, che coprono sotto la veste della onestà, della moralità, della religione, della pietà, i ’furti nelle amministrazioni, i ser greti giuochi di borsa, le cattive relazioni continuate, le insidie all’infanzia innocente, l’orditura di atroci calunnie, la conservazione di odii inveterati, il compimento ’di crudeli vendette. Siamo buoni al di fuori, ma al di fuori corrisponda al’di dentro. Anzi, se al di fuori appariamo buoni per cinque, al di dentro siamo buoni per cento. E’ questione di lealtà, di sincerità, di carattere. Quello che appare sul volto, nelle parole, negli atti, sia nel cuore. La bontà sincera è anche la bontà più facile: per apparire buoni, non avremo bisogno di fare un atto di* riflessione, di fare uno sforzo: basta che ci lasciamo ’apparire quello che siamo, prontamente, spontaneamente, lietau►eiìte. Ci sono queste anime semplici, caste, buone, modeste, nelle quali la virtù

è così contemperata, l’esterno è così all’unissono all’interno, il corpo è la così viva espressione dell’anima, che al solo vederle, al solo udirle, si ha l’impressione immediata, di essere dinnanzi ad una costituzione morale perfetta, simpatica, schietta, trasparente, che impone la stima, l’affetto, la riverenza. Sono quelle che noi chiamiamo anime sante, anime che sono l’espressoine vivente dello spirito di Cristo, che vivono sulla terra, come se fossero in cielo; che portano un po’ di cielo in terra.

Ma Gesù Cristo va innanzi ancora: alla sincerità presso di noi vuole si aggiunga la generosità, la carità verso gli altri: la virtù cristiana nasce dall’amore deVe finire nell’amore‘; nasce dall’amore di Dio, deve finire nell’amor del prossimo. L’amor del prossimo non era sconosciuto nella legge antica. La legge della carità del prossimo non è una legge nuova che Cristo viene ad insegnare; ciò che vi ha di nuovo nel nuovo testamento riguardo all’amor del prossimo, è il posto d’onore che questo precetto occupa in mezzo ai precetti di Cristo, è il grado di maggior perfezione coi quale questo precètto deve essere esercitato. Gesù Cristo, sotto questo aspetto di maggior perfezione, di maggior importanza, può giustamente chiamare questo precetto mandato nuovo, il suo mandato. Avete udito, egli dice, che è stato’cletto agli antichi: Non ammazzare, e chiunque avrà ammazzato sarà reo in giudizio.,Ma,io vi dico, che chiunque si adirerà contro suo fratello, sarà pur esso reo in giudizio. chi avrà detto al suo fratello Raca, sarà reo nel consesso; e chi gli avrà detto Stolto, sarà reo, del fuoco Gehenna. Non è necessario che noi ci fermiamo qui ad una disquisizione ermeneutica od esegetica sulla diversità tti questi tribunali, e delle pene da essi inflitte. Più che delle pene interessiamoci delle colpe; vediamo quasi le gradazioni delle colpe che Cristo nota nell’esercizio dell’amor del prossimo, per comprendere subito quale sia la perfezione alla quale Cristo vuole che sia portato da noi l’esercizio della carità del prossimo. La prima sostanziale diversità tra la legge antica e la lègge nuova sta in ciò che la legge antica aveva di mira più l’atto esterno; la legge nuova, prima che all’esterno, mira alla disposizione del cuore. La legge antica diceva: non ammazzerai; la legge nuova dice: non ti adirerai. Quanto è più profonda, quanto è più completa la legge nuova! L’atto esterno nasce dall’atto interno; vietato l’atto interno disordinato, peccaminoso, facilmente sarà evitato l’atto esterno. Non si uccide una persona se non perchè prima si sono lasciati nascere, crescere, ingigantire, sentimenti di avversione, di ira, di odio, contro il prossimo, che alla fine proruppero, e si affermarono nella suprema offesa contro l’uomo, che è la morte. Si ripete qui nel caso particolare dell’amor del prossimo quanto si è detto sopra in genere dell’esercizio della virtù: per essere buoni al di fuori bisogna cominciare ad essere buoni al di dentro. [p. 245 modifica]Se noi riuscissimo a non lasciar sorgere nel nostro cuore i primi moti di avversione, di ira contro il nostro prossimo, con molta facilità noi riusciremo a evitare tutti gli altri atti successivi, che non sono che lo sviluppo, una conseguenza del primo. Cristo che vuole davvero la nostra virtù, Cristo che avenckki Creati conosce la genesi degli atti umani, come gli uni nascono necessariamente dagli altri, come dal cuore escano le parole e gli atti: ex abundatia cordis os loquitur, non solo, ma anche i movimenti della mano e di tutto il corpo, comincia a correggere il cuore, per correggere tutto l’uomo. Valicati., i confini del cuore, non è però a dire the tutti gli atti esterni contro la.carità del prossimo abbiano la stessa gravità. Cristo per impedire che l’uomo giunga all’estremo punto.dell’ormcidio, contende all’uomo tutti i passi, perchè non abbia a procedere. Il primo atto proibito è Tadirarsi,-il• secondo è il dire al prossimo Raca, che è’una parola senza senso; una semplice ingitiria; il terzo, più grave, è il dire al prossimo: Stolto, che è un vero giudizio di sfavore (lel prossimo, un negargli l’uso dell’intelligenza, della retta intelligenza. A queste colpe graduate è annessa una pena egualmente graduata: e l’ultima colpa dinanzi -a Cristo deve essere ben grave se ad essa infligge la maggiore delle pene, cioè il fuoco lena Gehenna, che nel linguaggio cristiano equivarrebbe alla pena dell’inferno! Una pena così grave, per aver dato dello stolto al prossimo! S’intende dato con riflessione, con vero intento di offendere, e di offendere gravemente. Non è da illudrci: Cristo dà al precetto della carità del prossimo un’importanza eccezionale; un’importanza così grande che quasi la antepone portanza dei doveri verso Dio; o, per non esagerare, la’ carità del prossimo è dovere così importante dinnanzi a Dio, che, se non c’è in chi.viene a pregarlo al Tempio, egli non accetta la preghiera. E’ l’ultimo quadro dell’odierno Vangelo, in cui la gentilezza dell’immagine non è superata che dall’importanza dell’insegnamento. Se tu stai per fare l’offerta all’altare, ed ivi ti viene alla memoria che il tuo fratello ha qualche cose: contro di te, posa lì la tua offerta. e va a riconciliarti prima col tuo fratello, e poi ritorna a fare la tua offerta. Che bell’atto verso Dio è il fargli l’offerta nel suo Tempio! E’ un atto di fede, di riconoscenza. di amore, di sacrificio, di buon esempio agli altri; è come un simpatico riassunto di tutta la religione... Eppure, se chi lo compie, non è in regola nell’esercizio dell’amor del prossimo, quell’atto non è accetto; Dio rimanda l’offerente, nè lo riamette,nelle sue grazie, al suo cospetto, se prima non si è riconciliato col suo fratello. Dio non ama chi non ama il prossimo. Se due fratelli in famiglia non si amassero, dice un sacro oratore, come potrebbero i genitori essere di loro contenti? Dio che è il padre della famiglia umana non può essere contento di due persone che non si amano tra loro come egli comanda,. Sincerità nella pratica generale della virtù, generosità col prossimo, ecco i due caratteri fondamen 245

Aali della giustizia cristiana, in contrapposto della giustizia farisaica Eccola giustizia a cui è legata la,grandezza morale e la felicità dell’uomo sulla terra, e la sua eterna fe•• licità nel cielo. L. V. Sia questa la nostra - giustizia. •

Vangelo della domenica XIlla dopo Pentecoste Testo del Vangelo. Di quei giorni. essendo grande la folla intorno,a4 • Gesù nè avendo ’da mangiare, chiamati a sè i discepoli disse loro: Mi fa pietà (Mesta gente: chè da tre giorni si trattiene con rie e non hanno da mangiare. E sr li rimando a casa loro, verranno meno per via; chè alcuni di loro sono venuti da. lontano. E i suoi discepoli gli risposero: E chi mai potrebbe qui nella Solitudine satollarliodi pane? •Ed• egli disse loro: Quanti pani avete? Essi dissero: Setté e pochi pe-’ sciolini. Allora egli ordinò alla moltitudine di assidersi per terra: e prese i sette pani e i pesci. rese grazie, li spezzò e diede ai suoi discepoli, perchè li pones-, sero davanti alle turbe- come li posero. E mangiarono e si satollarono; e levarono degli avanzi dei frutti! sette sporte piene. Or quelli che avevano mangiato erano Circa quattro mila persone senza le donne ed i fanciulli. 1S: MATTEO, cap. 8).

Pensieri. Ogni pagina del Vangelo è tutto il vangelo; ogni fatto contiene, come in riflesso, in piccola proporzione, tutto ciò che è il Vangelo; come una foglia, un fiore, un frutto, è la rivelazione, è il riassunto della pianta. Questa verità è eminentemente palese nell’odierno Vangelo. Il Vangelo è carità; nella parola di Cristo, nella vita di Cristo, il Vangelo è la, sublime esplosione della carità di Dio verso dell’uomo. Ors bene: nell’odierno Vangelo vi è ’di questo amore di Cristo verso dell’uomo una frase caratteristica misereor super pane turbam; ho, compassione di tutta questa gente. Ed è una frase seguita tosto da un fatto: da un fatto che è un miracolo, un grande miracolo, a manifestazione, a prova, a complemento, questo amore -- la moltiplicazione dei pani e dei pe4: sci. Ma vi è un’altra rivelazione nel Vangelo odierno:: l’interesse, la riconoscenza, l’amore dell’uomo, verso di Cristo. E’ la rivelazione di un’altra parte del Vangelo’: l’umanità, che all’appello di (tristo, si accosta a Cristo.. rninfiriamo, imitiamo.

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Ho compassione di tutta questa gente, esclama Cristo, ma tosto aggiunge la ragione di questa compassione, che altro non è che amore, profondamente sentito: sono già tre giorni che questa gente mi segue; non hanno da mangiare; siamo in luogo deserto; se li rimando, verranno meno in via, morranno. Son già tre giorni che le turbe seguono Cristo. Perchè le turbe seguivano Cristo? Per ascoltare la [p. 246 modifica]stia divina parola. Amore produce amore: amor di. Dit) produce l’amor dell’uomo amor dell’uomo l’amor di Dio. Ascoltar la parola di Cristo, ecco il pnima dovere, ecco il primo bisogno dell’uomo. La parola di Cristo è la verità, la parola di Cristo ci fa conoscere che cosa noi dobbiamo credere, che cosa poi dobbiamo fa, re Conoscere- perchè noi siamo.a questo: nion.b.o, che cosa dobbiamo fare. a questo mondo, per e;sere buoni, per essere grandi„ per essere’ felici. Se il mondo ascoltasse la, parola di Crist ), cy: ntu le condizioni del mondo sarebbero diverse, ’man-. to sarebbero migliori t Ma c’è ancora Cristo? si può sentire la sua •,:a? Si, Cristo c’è ancora; si, potete sentire la su;) parola. Dove? Nella Chiesa, nel Tempio. Il sacerdote i 1.e parla„ è Cristo che parla. La forma della parola può essere forse meschina, ma la parola è divina: Non potete sentirla? Potete leggerla: eSsa è tra scritta nei libri del nuovo Testamento, nei. quattro Vangeli, negli Atti degli Apostoli. nelle lettere degli postoli, specialmente nelle mirabili lettere di San Paolo. Potete leggerla in tanti preziosi commenti fatti a questa parola da Vescovi sapienti„ da sacerdoti. Andate voi a»sentirla questa parola? almeno, la leggete?

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Quale esempio ci porgono in proposito le turbe dell’odierno Vangelo! Son già tre giorni che seguono Cristo.. Ma non hanno, doveri. che li chiamino alle loro case, ai loro negozii, ai loro campi? Si, li hanno,. ma esse ci fanno vedere. che primo dovere fra tutti. i doveri è ascoltare la parola di Dio.. E appunto per poter far bene poi tutti i nostri doveri, che dobbiamo ascoltare prima la parola di Dio: Se la parola dà Cristo venisse ascoltata e messa in pratica; quanto diverse sarebbero.. le condizioni dell’attuale. società!. Se l’ascoltassero i. genitori, non si, vedrebbero certi padri bestemmiare,: ubbriacarsi,. rubare,. trascurare l’educazione dei figli, dar loro cattivi esempi.: non si vedrebbero-certe madri, vane, ciarliere, maldicenti, sprecare in lusso vistosi patrimoni, prostituirsi, prostituire, cambiare in ’rovina della società quelle qualità. fisiche e morali che nel disegno della Provvidenza dovevano essere elementi e mezzi, del bene comune non si vedrebbero i figli. disobbedienti,, dissoluti., atteggiarsi a spirito incredulo, dissipatori, esaurire nel viziò e nell’ozio le energie della virtù: non si vedrebbero i giornalisti, questo quarto potere dello Stato, come lo chiamano, che tanto bene potrebbe fare nel sostenere la causa della verità della. giustizia, della moralità. lasciarsi invece vincere dalle passioni, dallo spirito di partito, diventare colla penna. assassini più di quello che lo siano gli assassini sulla strada, perché feriscono e uccidono non il corpo ma l’anima, perchè feriscono uccidono, non. una, non due persone, ma intere popolazioni, giovani, vecchi, fanciulli, persone istruite,.persone del popolo, quanti sono quelli che spendendo

cinque centesimi acquistano, uni giornale, e sono cento. sono mille, sono milioni... E può mancare il tempo a questa istruzione?- In ogni villaggio. c’è. una Chiesa, in ogni Chiesa c’è un sacerdote. La spiegazione del Vangelo è fatto ora non alla soIa., Messa detta grande, ma anche ad altre Messe, è fatta in modo breve-; tutti la possono udire, senza scomporre troppo le proprie occupazioni, le proprie abitudini. Se non si può assistere alla spiegazione’ del Vangelo, c’è,, dopo mezzogiorno,. nelle Chiese parrocchiali, la spiegazione della Dottrina (’i mandate almeno i. tigli? le- persone di servizio’ L’istruzione. religiosa fu sempre necessaria, ma ora ancor più per l’abitudine che tutti. hanno di’ istruirsi e leggere è una necessità: il giornale è di leggere: necessario come è necessario. i.. pane:. tanto più neetAsaria. diventa l’istruzione religiosa come difesa,. come antidoto a tante pubblicazioni erronee,, false,. immorali. • La letteratura,. in tutte le sue forme, è divenuta una congiura contro la verità, e specialmente contro la verità, religiosa. Come potrà alcuno conservarsi credente,’ retto, buono, se contro tanti. assalti non ha nella sua istruzione, nella conoscenza della verità della fede, degli argomenti: che ne provano la origine divina e la intrinseca elevatezza e bellezza, i mezzi della difesa, della confutazione, del trionfo? La verità e la virtù sono ora troppo sbandite dal mondo, perché troppo dal mondo, è- ora sbandita la dottrinadi Cristo. Le turbe ora accorrono non più alle Chiese., ma alle. Camere del’lavoro, ai comizi: al posto di Cristo, al posto dei sacerdoti, ahi 1 quali oratori ci, sono I Non temete che il tempo impiegato) nell’istruzione religiosa, nel leggere un buon libro, vi abbia a portare un’pregiudizio negli interessi terreni. ll dovere compito da una parte ingenera l’abitudine- di, compire bene i doveri anche in altre’ parti: i doveri compiti verso Dió sono un gran preparamento, un grande aiuto per compire i doveri verso il prossimo. Ma vi- è di più. Dio non abbandona nei. bisogni materiali quelli che sono fedeli nell’adempimento dei lOro doveri religiosi. Dio è il nostro padre: si può credere che egli- abbia a ’pensare meno a noi, perchè noi abbiamo pensato di più a lui? Girai-date ’quanto avviene nell’Odierno Vangelo. Le turbe (la tre giorni seguono Cristo per ascoltare la sua parola. Sono in luogo deserto. Planno consumato la scorta dei cibi che potevano avere portato con sè, nessuno. gliene può fornire in corrispondenza al bisogno: TI motivo pet quale le nube avevano seguito Cristo era santo: il bisogno, il gusto di nutrire l’anima col ibo della parola divina aveva loro fatto dimenticare di- provvedersi del cibo ’del’corpo. Non si dimentica Cristo. Questa dimenticanza delle turbe è anzi una ragione del maggior interesse di Cristo a loro riguardo. Nel repertorio delle sue massime divine- c’è anche questa: quoerite priinunt regyentDei et hoec omnia adicientur r’obis; cercate prima le cose dei cielb, e tutto il resto vi sarà dato per sovrappiù. ry., [p. 247 modifica]E’ il caso attuale. Le turbe avevano dimenticati i loro interessi terreni per far tesoro della parola divinana. Tocca ora a Dio il provvedere. E Dio provvede; provvede da pari suo; provvede da Dio; provvede con mi miracolo. Cristo chiede agli Apostdli quale sia la scorta dei che hanno presso di sè. Rispondono: sette pani e pochi pesci. E’ -una scorta..ben misera, anche nel rapporto della sola comitiva delle persone che stavano con -Gesù. Figurarsi poi nei rapporti di quella.naoltitudMe composta di più migliaia di persone! Cristo non si.scompone;,non.si mostra turbato dalla difficoltà, dall’impossibilità di provvedere coi. mezzi comuni materiali; ha ben altri mezzi con sè. Comanda agli Apostoli che facciano sedere le turbe in giro, a •gruppi;.e poi ordina ad -essi di dividere i pani e i pesci e di distribuirli. Fatto miracoloso! Gli apostoli distribuivano pane e pesci, e pesci e pane non venivano mai meno nella distribuzione: i cibi crescevano nelle sporte,.creseevano nelle mani degli apostoli, crescevano nellemani delle turbe. Tutti Mangiarono a sazietà. Erano circa quattro mila persone, e sopravanzarono, in frammenti più di sette sporte; cioè, rimase più,cibo dopo di quella che c’era prima.

Non c’è da far le meraviglie del fatto, quando noi Sappiamo chi sia colui che lo ha compiuto. Cristo, il Verbo. di Dio, fece assai più quando dal nulla trasse tutto il creato. Ciò che importa di maggiormente considerare qui, è che Dio non lascia senza soccorso i suoi figli quando sono nel bisogno. E’ vero; egli non farà sempre questo con un miracolo. Egli ha disposto intorno.all’uomo una serie di cause seconde che mirabilmente nella loro azione •costante o nel loro libero esercizio giungeranno a provvedere a tutti i• suoi bisogni. Sono prima di tutto le forze insite nella natura, che fanno germinare la terra e produrre i frutti a tempo opportuno. Sono in secondo - luogo le forze dell’uomo, che coll’intelligenza, col br,accio, col lavoro, coll’industria. previene, accompagna, completa le forze della natura, e provvede quanto è necessario per sè, pei figli, per tutti. L’uomo è provvidenza a se stesso, provvidenza nobilissima, Dell’esercizio della intelligenza, della volontà, nell’esercizio del lavoro. Ma-Tini() l’uomo da sè non può giungere a provvedere completaMente ai propri bisogni, quando,.0 per disgrazie, o per malattie, o per numero cresciuto di figli, è necessario un aiuto di complemento, Iddio ha stabilito due altre forze a beneficio dell’uomo, un precetto e un consiglio: un precetto ai ricchi e un consiglio a tutti; ai ricchi il precetto di dare ai poveri il superfluo, precetto che varia nelle proporzioni, ma rimane inoonctisso, indistruttibile, nella obbligarietà sostanziale — precetto non da tutti bastantemente considerato e valutato — a tutti il consiglio di aiutare il nostro prossimo, se non possiamo sempre coi beni, almeno colla buona volontà nostra e c9( suscitare•la

buona volontà altrui; con tutta quella interminabile serie delle opere di beneficenza, che serribrano vigili scotte,.che appena vedono spuntare un bisogno ’tosto apprestano il soccorso. Un errore sarebbe il pretendere un miracolo, guardo non è necesario il farlo; quando -il farlo sarebbe un -favorire o la nostra indolenza •o la,durezza del nostro cuore: ajittati che titjuterò: colla previdenza e ceil ’lavoro, dobbiamo disporre tinto intorno a noi. I ricchi poi, renderanno ben grave conto a Dio del non avere adempito al suo precetto): le lagritne del povero, le bestemmie -dell’indigente, le maledizioni contro la Divina Provvidenza, Che fossero provocate dalla loro indifferenza, della loro durezza di cuore, della loro avarizia, costituiranno ’argomento del loro più severt giudizio e della loro più grave condanna. Per avere i benefici di Dio non bisogna petto aspettare a chiederli e pretenderli solo quando ne abbiamo bisogno. Ouanti.ora dicono: l’uomo basta a se stesso: la natura, il lavoro, l’industria, sono la nostra provvidenza. E di ciò persuasi, non si prega mai Dio, non si ringrazia Mai Dio. Viene una gragnuola; viene mia -malattia un fallimento... Allora è Dio che deve provvedere... ’Del proprio-malessere, del malessere altrui, si accusa la Provvidenza, si maledice la Provvidenza... Dio c’è per maledirlo nel male, Dio non c’è per ringraziarlo nel bene’!

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Ascoltiamo la parola di Cristo e Cristo non ci ab:ascoltiamo bandonerà nei nostri bisogni. Misereor super pane turbato; questa grande parola ci abbraccierà in tutta la vita; la nostra vita sarà felice, od almeno rassegnata; ras egnata sulla terra per essere un giorno certamente. eternamente felice nel Cielo. r

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Il Fie e il Cieco Ogni giorno un epitiodio di valore italiano sfavilla e passa. Chi. raccoglierà poi figli e per quelli che verranno da loro queste gran messe di nobiltà e di bellezza? E con quale pudica sobrietà saprà ripresentarla loro, perchè vi rivivano i ginrni di gloria e non vi si infastidiscano in esercitazioni letterarie? Oggi non si osa commentare, poichesaggiungere e togliere, poichè si ha paura del suono grossolano che hanno le parole, degli echi di cose viete e comuni elle sveglianti, della contaminazione che portano interponendosi tra la.cosa tutta pura e perfetta e il cuore severo di chi la riceva dalla creíiaca come da un messaggero ancora ansante della corsa. Ma, con verecondia, possono le parole qualche volta tentar di fermare più numerosi i pensieri degli’ nomini, più a lungo, sui segni eccelsi del tempo, perchè se alcuno passò oltre in fretta, sosti e s’inchini a una grande immagine della Patria suscitata dall’eroe o [p. 248 modifica]scuro. O hanno tutti sentita, d’un tratto, forte come un raggio che ferisca diritto al viso, la grandezza semplice, e piena di significati, di quella risposta che un umile soldato diede, or è quasi un mese, dal suo letto d’ospedale a’ Re d’Italia? Il soldato, Luigi Pompili, aveva perduto gli occhi per una ferita gravis3ima; gli occhi, fiore della vita. Il Re era contristato davanti a quel povero volto spento e voleva consolarlo di così grande sacrificio e sapeva che non si poteva e gli diceva soltanto, da uomo a uomo, da soldato a soldato, la sua pietà. fraterna. E il cieco sorrise; e disse: — Non mi dolgo, perchè l’ultima cosa che, i miei occhi hanno veduto erano. gli austriaci in fuga.

Il Re ordinò che fosse premiato della medaglia di argento, e non per aver combattuto da prode, ma per aver risposto da eroe.

Conobbe l’animo nelle parole, l’animo pari ai grandi fatti. Vide qualche Cosa di là dal sereno disprezzo della vita e dall’impeto- generoso che insegue con alato cuore la vittoria. Questo qualche cosa di più bello. che sale da più profondti, è dopo il combattimento ed è un coraggio senza ebrezza. Il soldato è- ferito: cade: il sangue sulla faccia è il naufragio della luce in una ultima, vertigine, rossa. L’assalto simile a un inno,è fermato in lui. Egli è per terra, nell’abisso dell’ombra, Solo col suo patire corporeo; più tardi, nel létto dell’ospedale, l’abisso d’ombra è più disperato, poichè egli sa che i suoi occhi sono perduti. Gli resta forse il mezzo di piangere nelle vuote occhiaie. E se piangesse, in che, sarebbe diminuito il suo sacrifizio,’ poichè nulla che è umano diminuisce l’uomo che ha camminato verso l’oriente? Il soldato cieco non piange. Dietro le vuote oc chiaie, egli continua a vedere la sua vita nel punto in cui la luce gli fu tolta; e la sua vita è in corsa dietro gli austriaci.fuggenti. Il Re lo aveva considerato un istante nella sua realtà più umile: un infermo che passerà brancolando. IL soldato gli rivelò la realtà superiore: un ’italiano che vede gli austriaci fuggire. E sempre egli guarderà nell’avVenire quella bellezza eroica che raduna tutte letsperanze e tutti i diritti della Patria.’Non sii è ciechi quando, di dietro le vuote oc chiaie, si continuerà a vedere così grande cosa. Il Re ha premiato il valore di parole, perchè le parole illuminavano fatti e rivelavano • l’animo maggiore della stessa vittoria. Domani il destino deve a questo figlio della purificata Italia un altro premio: il racconto della vittoria finale. Egli udrà îl racconto con la faccia un poco alzata al cielo, come usano i ciechi; e non avrà bisogno che gli, descrivano lo sforzo supremo e la meta raggiunta, perchè nella luce imperitura saprà come nessun altro, con la memoria scissa da ogni altra immagine, la fuga degli austriaci....