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247 IL BUON CUORE


E’ il caso attuale. Le turbe avevano dimenticati i loro interessi terreni per far tesoro della parola divinana. Tocca ora a Dio il provvedere. E Dio provvede; provvede da pari suo; provvede da Dio; provvede con mi miracolo. Cristo chiede agli Apostdli quale sia la scorta dei che hanno presso di sè. Rispondono: sette pani e pochi pesci. E’ -una scorta..ben misera, anche nel rapporto della sola comitiva delle persone che stavano con -Gesù. Figurarsi poi nei rapporti di quella.naoltitudMe composta di più migliaia di persone! Cristo non si.scompone;,non.si mostra turbato dalla difficoltà, dall’impossibilità di provvedere coi. mezzi comuni materiali; ha ben altri mezzi con sè. Comanda agli Apostoli che facciano sedere le turbe in giro, a •gruppi;.e poi ordina ad -essi di dividere i pani e i pesci e di distribuirli. Fatto miracoloso! Gli apostoli distribuivano pane e pesci, e pesci e pane non venivano mai meno nella distribuzione: i cibi crescevano nelle sporte,.creseevano nelle mani degli apostoli, crescevano nellemani delle turbe. Tutti Mangiarono a sazietà. Erano circa quattro mila persone, e sopravanzarono, in frammenti più di sette sporte; cioè, rimase più,cibo dopo di quella che c’era prima.

Non c’è da far le meraviglie del fatto, quando noi Sappiamo chi sia colui che lo ha compiuto. Cristo, il Verbo. di Dio, fece assai più quando dal nulla trasse tutto il creato. Ciò che importa di maggiormente considerare qui, è che Dio non lascia senza soccorso i suoi figli quando sono nel bisogno. E’ vero; egli non farà sempre questo con un miracolo. Egli ha disposto intorno.all’uomo una serie di cause seconde che mirabilmente nella loro azione •costante o nel loro libero esercizio giungeranno a provvedere a tutti i• suoi bisogni. Sono prima di tutto le forze insite nella natura, che fanno germinare la terra e produrre i frutti a tempo opportuno. Sono in secondo - luogo le forze dell’uomo, che coll’intelligenza, col br,accio, col lavoro, coll’industria. previene, accompagna, completa le forze della natura, e provvede quanto è necessario per sè, pei figli, per tutti. L’uomo è provvidenza a se stesso, provvidenza nobilissima, Dell’esercizio della intelligenza, della volontà, nell’esercizio del lavoro. Ma-Tini() l’uomo da sè non può giungere a provvedere completaMente ai propri bisogni, quando,.0 per disgrazie, o per malattie, o per numero cresciuto di figli, è necessario un aiuto di complemento, Iddio ha stabilito due altre forze a beneficio dell’uomo, un precetto e un consiglio: un precetto ai ricchi e un consiglio a tutti; ai ricchi il precetto di dare ai poveri il superfluo, precetto che varia nelle proporzioni, ma rimane inoonctisso, indistruttibile, nella obbligarietà sostanziale — precetto non da tutti bastantemente considerato e valutato — a tutti il consiglio di aiutare il nostro prossimo, se non possiamo sempre coi beni, almeno colla buona volontà nostra e c9( suscitare•la

buona volontà altrui; con tutta quella interminabile serie delle opere di beneficenza, che serribrano vigili scotte,.che appena vedono spuntare un bisogno ’tosto apprestano il soccorso. Un errore sarebbe il pretendere un miracolo, guardo non è necesario il farlo; quando -il farlo sarebbe un -favorire o la nostra indolenza •o la,durezza del nostro cuore: ajittati che titjuterò: colla previdenza e ceil ’lavoro, dobbiamo disporre tinto intorno a noi. I ricchi poi, renderanno ben grave conto a Dio del non avere adempito al suo precetto): le lagritne del povero, le bestemmie -dell’indigente, le maledizioni contro la Divina Provvidenza, Che fossero provocate dalla loro indifferenza, della loro durezza di cuore, della loro avarizia, costituiranno ’argomento del loro più severt giudizio e della loro più grave condanna. Per avere i benefici di Dio non bisogna petto aspettare a chiederli e pretenderli solo quando ne abbiamo bisogno. Ouanti.ora dicono: l’uomo basta a se stesso: la natura, il lavoro, l’industria, sono la nostra provvidenza. E di ciò persuasi, non si prega mai Dio, non si ringrazia Mai Dio. Viene una gragnuola; viene mia -malattia un fallimento... Allora è Dio che deve provvedere... ’Del proprio-malessere, del malessere altrui, si accusa la Provvidenza, si maledice la Provvidenza... Dio c’è per maledirlo nel male, Dio non c’è per ringraziarlo nel bene’!

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Ascoltiamo la parola di Cristo e Cristo non ci ab:ascoltiamo bandonerà nei nostri bisogni. Misereor super pane turbato; questa grande parola ci abbraccierà in tutta la vita; la nostra vita sarà felice, od almeno rassegnata; ras egnata sulla terra per essere un giorno certamente. eternamente felice nel Cielo. r

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Il Fie e il Cieco Ogni giorno un epitiodio di valore italiano sfavilla e passa. Chi. raccoglierà poi figli e per quelli che verranno da loro queste gran messe di nobiltà e di bellezza? E con quale pudica sobrietà saprà ripresentarla loro, perchè vi rivivano i ginrni di gloria e non vi si infastidiscano in esercitazioni letterarie? Oggi non si osa commentare, poichesaggiungere e togliere, poichè si ha paura del suono grossolano che hanno le parole, degli echi di cose viete e comuni elle sveglianti, della contaminazione che portano interponendosi tra la.cosa tutta pura e perfetta e il cuore severo di chi la riceva dalla creíiaca come da un messaggero ancora ansante della corsa. Ma, con verecondia, possono le parole qualche volta tentar di fermare più numerosi i pensieri degli’ nomini, più a lungo, sui segni eccelsi del tempo, perchè se alcuno passò oltre in fretta, sosti e s’inchini a una grande immagine della Patria suscitata dall’eroe o