Il buon cuore - Anno XIV, n. 45 - 6 novembre 1915/Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XIV, n. 45 - 6 novembre 1915 Religione

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UN EROE

Novella di Mario Valli


Ero andato a cercare l’amico in un paesucolo di montagna nascosto fra lo sfasciume grigio delle petraie, nel quale non c’erano villeggianti, e il vento scendeva ogni giorno dalle vette ghiacciate a far l’aria frizzante. Mi aveva scritto, con quel suo modo bizzarro di rendere le idee: — «Faccio la cura del ramarro e penso al vuoto; se vieni, smoccoleremo in due!» — M’era parso di leggere fra le righe che si sentisse abbandonato da tutti, e non potevo pensare che si fosse ridotto a fantasticare in poltroneria quel capo scarico, anima delle brigate chiassose, rivenditore di frottole d’ogni colore, ma, in casa, ad uscio chiuso, lavoratore e studioso.

A vent’anni, addottorato in legge, si vantava al caffè, tra gli amici, d’aver finalmente ammucchiati i libri in due casse e d’averne portata una in cantina e l’altra in topaia. Invece raccoglieva elementi per una pubblicazione di polso, e cercava fra un autore e l’altro la via per ottenere più tardi una cattedra universitaria. Qualche anno dopo Scomparve dalla società: agli amici aveva confidato che mettevasi alla cerca dei frantumi delle sue finanze; e aveva confidato il segreto a più d’uno apposta, perchè la notiziola andasse in giro. Noi si sapeva che aveva cominciato a dar ordine al materiale raccolto, e che per scrivere l’opúa sua non voleva divagazioni. Poi venne la guerra, lo scompiglio d’ogni cosa; poi mi raggiunse ai piedi della montagna, dove villeggiava la mia fa-

miglia, quel suo biglietto. Egli nella stessa valle, ma su, dove non arrivava nè lo stradone provinciale nè la posta, e il pane veniva portato solo due volte per settimana. Mi stupii che quel capameno si fosse ricordato di me, e attribuii la cosa al fatto che ci si trovava per caso, fra gli stessi monti. Gli scrissi che, se voleva discendere dal suo nido d’aquila, avrebbe trovato la brigata pronta a riceverlo come un figliuol prodigo; non ebbi risposta. Dovetti, dopo qualche tempo, andarlo a cercare e lo trovai solo, seduto sopra una rupe, intento a guardare uno spaventoso canalone di pietrame, che discendeva vertiginoso lungo la schiena del monte. Mi vide con piacere, ma senza abbandonarsi a quel chiasso fragoroso a cui, un tempo, era solito lasciarsi andare. In volto era pallido.

— Ti sei fatto orso! — gli dissi.

— Orso! — rispose. — sono qui a poltrire da fanullone; questa sera tu resterai con me; domani si parte.

— Vieni giù finalmente!

— Sì: ritorno al fronte.

Chi se lo pensava sottotente, già provato al fuoco, già ferito a Monfalcone, rinviato a casa per la convalescenza, e scappato lassù, per abituare i polmoni all’aria forte e sottrarsi da ogni chiaccherio di pietosi ammiratori, o di ammiratrici e consolatrici sospirose!

Quella sera, davanti alla porta d’una casuccia di pietre e di legno, seduti su trespoletti, fumammo e parlammo, ricordando persone, luoghi, discorsi: le alpigiane erano a dormire, gli uomini chiusi in un’osteriola bevevano; sopra le vette delle montagne altissime, sui candori dei ghiacci che scendevano per gli infratti, e da cima a cima, e da candore a candore, la volta del cielo era tutto un luccicchio sereno, solenne, silenzioso di stelle.

* * *

La mattina seguente salutò i suoi ospiti e quelle poche dozzine di persone che abitavano i tuguri. Qualche donna piangeva.

— Là, là — disse — sono stato alla prova, e sono qui, sano e forte; anche i vostri uomini torneranno. Ne udirete allora, delle storie.

Una ragazzona alta, con lineamenti delicati, e con un fazzolettone nero sulle treccie bionde, stavasene [p. 306 modifica]sola in disparte. Il mio amico la salutò per ultima; le ardò vicino, le strinse la mano guardandola negli. occhi; essa gli diede un mazzetto d’ecielivais e disse: Per lui. Egli rispose, mettendosi una mano al petto: Parola di soldato. — Pensai chelassít, fra le roccie ed i crepacci, poteva essere fiorito anche l’idillio, ma intesi che quel lazzolettone nero era segno di lutto: un fratello di lei era caduto in battaglia. — Metteremo i fiori — mi disse l’amico, poi, scendendo la stradetta mulattiera — sulla fossa di quel poveretto, che ha saputo morire, com’era vissuto, da forte. Erano le’ prime parole che accennassero alla guerra. Lo avevo tentato da ogni parte, la sera precedente, ma non aveva mai risposto. Sgattaiolava via, col discorso; svoltava con la barzelletta; sorrideva con ingenuità e parlava d’altro. Sapevo ch’era stato ferito al braccio, e diceva lui, era guarito benissimo; in seguito era venuto sulle roccie a godersi al sole la famosa cura del ramarro..Avendo io fatto le meraviglie, che non si fosse portato nella valigia qualche libro, disse che sul campo aveva potuto apprezzare le virtù degli asini e dei muli. Per certe operazioni valgono assai più degli uamini dotti. Poi, dopo una pausa, soggiunse: Adesso studiano i capi; noi dobbiamo essere ro— busti: non altro. Quanto alla divisa, l’aveva posata appena giunto a casa e non l’aveva più messa. Se ne vedono troppe in giro - diceva; - la guerra è bene farla ricordare il meno che si può. Avevamo raggiunto lo stradone provinciale, e trovammo posto nella corriera, fra una dozzina di donnette, le quali parlavano, si sa, della guerra. Dominava la conversazione un uomo tarchiato, sbarbato, con pochi baffi e gli occhi bovini. Poteva toccare la cinquantina, aveva gli abiti di fustagno che erano stretti sul corpo con molte grinze; parlava con grandi gesti, ecciti la sicurezza di chi sa di saperne assai di più che gli altri. Alla guerra egli era contrario. -- Gli affari ristagnano. Gli affari oggi si fermano e potranno correre domani — osservò una donna — ma gli uomini, chi li perde, non li trova più. — Per ciascuna i suoi — soggiunse un’altra, con mi sospiro. La conversazione prese l’avvio su quel ’tono; e la guidava l’uomo tarchiato e sbarbato, pingue così che la ciccia gli sporgeva nel collo. — Gli affari ristagnano --- badava a ripetere; -- e le donne debbono mettersi al lavoro. L’amico _mio ascoltava in silenzio, ma lanciava a quel trippone occhiate di traverso. Fu così per un poco; poi l’uomo prese l’aire a recitare l’esequie.per ogni benessere, per ogni speranza, godendosi di far gonfiare il cuore alle donne che si accasciavano; e allora l’amico non si tenne più; saltò nel discorso, e lo attaccò. direttamente. (Continua).