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306 IL BUON CUORE


sola in disparte. Il mio amico la salutò per ultima; le ardò vicino, le strinse la mano guardandola negli. occhi; essa gli diede un mazzetto d’ecielivais e disse: Per lui. Egli rispose, mettendosi una mano al petto: Parola di soldato. — Pensai chelassít, fra le roccie ed i crepacci, poteva essere fiorito anche l’idillio, ma intesi che quel lazzolettone nero era segno di lutto: un fratello di lei era caduto in battaglia. — Metteremo i fiori — mi disse l’amico, poi, scendendo la stradetta mulattiera — sulla fossa di quel poveretto, che ha saputo morire, com’era vissuto, da forte. Erano le’ prime parole che accennassero alla guerra. Lo avevo tentato da ogni parte, la sera precedente, ma non aveva mai risposto. Sgattaiolava via, col discorso; svoltava con la barzelletta; sorrideva con ingenuità e parlava d’altro. Sapevo ch’era stato ferito al braccio, e diceva lui, era guarito benissimo; in seguito era venuto sulle roccie a godersi al sole la famosa cura del ramarro..Avendo io fatto le meraviglie, che non si fosse portato nella valigia qualche libro, disse che sul campo aveva potuto apprezzare le virtù degli asini e dei muli. Per certe operazioni valgono assai più degli uamini dotti. Poi, dopo una pausa, soggiunse: Adesso studiano i capi; noi dobbiamo essere ro— busti: non altro. Quanto alla divisa, l’aveva posata appena giunto a casa e non l’aveva più messa. Se ne vedono troppe in giro - diceva; - la guerra è bene farla ricordare il meno che si può. Avevamo raggiunto lo stradone provinciale, e trovammo posto nella corriera, fra una dozzina di donnette, le quali parlavano, si sa, della guerra. Dominava la conversazione un uomo tarchiato, sbarbato, con pochi baffi e gli occhi bovini. Poteva toccare la cinquantina, aveva gli abiti di fustagno che erano stretti sul corpo con molte grinze; parlava con grandi gesti, ecciti la sicurezza di chi sa di saperne assai di più che gli altri. Alla guerra egli era contrario. -- Gli affari ristagnano. Gli affari oggi si fermano e potranno correre domani — osservò una donna — ma gli uomini, chi li perde, non li trova più. — Per ciascuna i suoi — soggiunse un’altra, con mi sospiro. La conversazione prese l’avvio su quel ’tono; e la guidava l’uomo tarchiato e sbarbato, pingue così che la ciccia gli sporgeva nel collo. — Gli affari ristagnano --- badava a ripetere; -- e le donne debbono mettersi al lavoro. L’amico _mio ascoltava in silenzio, ma lanciava a quel trippone occhiate di traverso. Fu così per un poco; poi l’uomo prese l’aire a recitare l’esequie.per ogni benessere, per ogni speranza, godendosi di far gonfiare il cuore alle donne che si accasciavano; e allora l’amico non si tenne più; saltò nel discorso, e lo attaccò. direttamente. (Continua).


Religione


Domenica terza dopo la dedicazione

Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù ricominciò a parlare ai Principi dei Sacerdoti e ai Farisei per vie di parabole dicendo: il regno dei cieli è sirttile ad un re, il quale feci: lo sposalizio del suo figliuolo, mandò i SUO servi a chiamare gli invitati alle nozze, e non volevano andare. Mandò di nuovo altri servi, dicendo: Dite agli invitati: il mio desinare è già in ordine, si sono ammazzati i buoi e gli animali di serbatoio, tutto è pronto, venite alle nozze. Ma quelli misero ciò in non cale, e se ne andarono chi alla sua villa, chi al suo negozio; altri poi presero i servi di lui, e trattaronli ignominiosamente e li uccisero. Udito ciò il re si sdegnò; e man, date le sue milizie, sterminò quegli omicidi, e diede alle fiamme la loro città. Allora disse ai suoi servi: Le nozze sono all’ordine, ma quelli che erano stati invitati, non ne furono degni. Andate dunque ai capi delle strade, e quanti incontrerete, chiamate tutti alle nozze. E andati i servitori di lui per le strade, rat:1narono quanti trovarono: e buoni e cattivi; il han chetto fu pieno di convitati. Ma entrato il re per vedere i convitati, vi osservò un uomo che non era in abito di nozze. E dissegli: amico, come sei tu entrat9 quà, non avendo la veste iniziale? Ma egli amrnutolì. Allora il re’ disse ai suoi ministri: Legatelo per le mani e pei piedi, e gettatelo nelle tenebre esteriori: ivi sarà piantò e stridore di denti. Imperocchè molti sono i chiamati e pochi gli eletti. (S. GIOVANNI Cap.

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Pensieri. E’ una pagina di storia universale, è una pagina di storia intima dell’anima nostra, che ci ricorda l’odierno Vangelo. Da una parte è Dio, dall’altra è il mondo, siamo noi; Dio coi suoi benefici prima, poi coi suoi castighi; il mondo, noi, colla nostra ingratitudine sempre, colla nostra rovina temporale, spesso, talvolta è irreparabilmente colla nostra rovina eterna.

Il regno dei cieli, dice Cristo, è simile ad un re che fece lo sposalizio del suo figliuolo. Il re è Dio: le nozze del figlio rappresentano l’unione della natura divina colla natura umana, l’Incarnazione di Cristo. Le nozze sono amore, l’espressione più viva dell’amor tra gli uomini: l’Incarnazione è l’espressione più viva dell’amor di Dio verso gli uomini: Sic Deus dilexit munlum ut filium suum unigenitum daret: l’amore di Dio verso il mondo si manifestò in modo supremo nel dono che egli, per redimerci, ci ha fatto del figliuol suo. Il dono finale è preceduto da doni- di preparamenro. Manda servi ad invitare alle nozze una prima volta: manda servi una seconda volta; finalmente, come è detto in altra parabola che completa questa, manda