Il buon cuore - Anno XIV, n. 40 - 2 ottobre 1915/Educazione ed Istruzione

Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XIV, n. 40 - 2 ottobre 1915 Religione

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Il sale nell’organismo umano


Gli studi intorno alla cura della nefrite cronica e della ipercloridria hanno dimostrato quali immensi vantaggi presenti rispetto a queste malattie, la ipoclorurazione, ossia una larga diminuzione del consumo del sale. Però prima di applicare questo metodo, era sorta la ouestione se si potesse, senza pericolo per l’organismo, sopprimere l’aggiunta del sale nei cibi. L’opinione comune non ammette questa soppressione; nella maggior parte dei trattati d’igiene si insiste sulla necessità di aggiungere del sale alle sostanze che servono al nostro nutrimento, e solo pothi sono quelli che fanno in proposito delle riserve.

Quanto al consumo di sali in dosi considerevoli, tutti sono d’accordo nel ritenere che esso abbia una influenza nociva sull’organismo; si è veduto sopravvenire la morte dopo l’ingestione di 500 a 1000 grammi di sale, e la morte è dovuta ad una fortissima infiammazione dello stomaco e dell’intestino, accompagnata da dolori vivissimi, da vomito e da diarrea. Anche in dosi minori di quelle indicate, ma pur sempre esagerate, il sale determina eguali fenomeni, ma alquanto attenuanti; per es. da 30 a 40 grammi di sale sciolto in mezzo litro di acqua provocano, insieme con nausea e vomito, effetti purgativi.

Naturalmente se il sale può essere preso in quantità abbastanza grande, come medicina per una sola volta, il suo consumo abituale in tale quantità non è scevro di pericoli. E’ stata verificata l’azione tossica del sale somministrato in forti dosi, la stia tossicità, per mezzo di iniezioni sottocutanee o endovenose di soluzio-

ni saline più o meno concentrate, e si è trovato che essa comincia per l’uomo a una dose di 3 grammi per ogni chilogrammo del peso dell’individuo. Non si può dubitare poi che anche somministrato per le vie digestive il sale, preso a forti dosi eserciti un’azione tossica; nei giornali di medicina veterinaria sono spesso registrati avvelenamenti di animali per tale causa.

Le dosi di sale che noi assorbiamo quotidianarriente nei cibi variano secondo gli individui (spesso ì nervosi ne sono molto ghiotti) e secondo la stagione.

La cifra media del consumo quotidiano del sale può essere fissata da 17 a 20 grammi; in questa cifra, però; oltre al sale che viene aggiunto ai cibi durante la cottura, oppure a tavola, è compreso anche quello contenuto nei cibi stessi e quello aggiunto al pane dai fornai.

Sicchè il consumo quotidiano di sale per un uomo adulto sarebbe il seguente:

Sale contenuto nei cibi: grammi 1 a 1.50.

Sale aggiunto al pane dai fornai: (calcolando il consumo del pane a 500 grammi al giorno), grammi 2.50.

Sale aggiunto ai cibi durante la cottura o a tavola gr. 13 a 15.

Indubbiamente il sale è un genere di consunto universale, il suo uso è in tutti i luoghi, in tutti i tempi, in tutte le civiltà; la storia insegna che gli uomini spesso si sono imposti perfino dei sacrifici e hanno sfidato pericoli per procurarsi questa sostanza. Inoltre il bisogno del sale non è limitato agli uomini, ma anche molti animali lo ricercano avidamente; nella regione dei Pirenei i pastori offrono del sale ai loto animali per tirarseli dietro in certi passaggi difficili, e molti cacciatori si servono del sale come di un’esca per attrarre alcuni animali selvatici.

Una predilezione coli generale, un gusto cosi imperioso non possono certo essere considerati corre un semplice incidente. Ma questa predilezione cortisp:nde ad una necessità? Se al bambino appena svezzato fossero presentati dei cibi non salati, egli li accetterebbe e li tollererebbe senza difficoltà. Se l’adulto non fosse abituato all’aggiunta del sale ai cibi, potrebbe facilmente prenderli e digerirli così; poichè il [p. 266 modifica]gusto del sale non è innato ma acquisito; tant’è ver; che un adulto può vivere benissimo adottando il regime latteo etonsnmando. giornalmente,3 litri di latte che.contengono poco più di 5 grammi di sale corpplessivaniente. E’ anche da notare che persone abituate al sale’sono riuscite benissinioa sopprimerlo senza provarne alcun incomodo, e cosi pure vi sono centinaia di ammalati Clie’senzacun d’anno pèr il loro organismo, rinunziano per Mesi -e anehe. per anni, a sco-." poterapeutico,, ad aggiungere il sale ai loro alimenti, pét regtó;tuéii.allo stato naturale non aggiunge sale ai cibi, non lo aggiungevano i popoli primitivi nomadi e pastori; non lo aggiungono anche oggidi le tribù nomadi.della Russia.e della Siberia Settentrionale che pure hanno a loro disposizione numerosi depositi di sale e laghi salati; nell’Africa centrale il sale è un vero cibo di lusso, perchè è difficile il procnselo. E anche fra gli animali alcuni ndn hanno nessuna predilezione per il sale, come i cani ed i gatti. Si può quindi ritenere che basti il sale contenuto negli alimenti senza aggiunte.

Gli animali nel pensiero greco

Dalle descrizioni di solenni banchetti dateci da ()mero sì vede come gli antichi greci fossero mangiatori voraci di carne; ma, quasi per calmare un’ombra di scrupolo, essi avevano bisogno di dedicare in sacrificio agili Dei gli animali di cui volevano pascersi. Questi venivano innanzi tutto inghirlandati e condotti in trionfo. dai sacerdoti e dal popolo festante, poi immolati. Qualcosa di simile fanno i contadini di alcune parti d’Italia all’avvicinarsi della Pasqua. I Greci dei tempie omerici non avevano beccai di professione; essi stessi od i loro sacerdoti macellava• no le bestie da divorare, e spesso se le cucinavano da loro senza l’aiuto di cuochi retribuiti. Ciò nonostante essi consideravano quasi amici i propri animali; gli Ateniesi dei tempi posteriori a Omero, anzi, rifuggivano dal macellare i buoi perchè utili all’agricoltura. E Omero stesso sapeva spargere una lagrima sul povero cane Argo che, pur morendo, agitava la coda in omaggio al suo padrone. E non solo i cani, ma anche i cavalli hanno dei nomi propri nei poemi di Omero, come ne avevano ne! l’uso del popolo. Ora il dare dei nomi alle bestie equivale a riconoscere ch’esse non sono oggetti inanimati. Inoltre, alcuni animali dell’Iliade, i cavalli di Achille, per es., sembrano dotati della facoltà di prevedere il futuro, o di vedere cose che l’uonio non vede. L’osservazione di certi fenomeni tende a convalidare la credenza che le.bestie sentano e conoscano le cose avvenire; basti ricordare l’inquietezza di certi animali prima di un terremoto, o l’avversione di certi altri a salire su barche che in seguito si trovarono a mal partito..

La facoltà profetica degli animali ha gràndé’ importanza per l’arte della divinazione. In tempi di civiltà più progredita, i Greci credevano ne- gli-animali profeti fossero strumenti di qualche potenza, superiore; non cosi si credeva ai tempi di Omèro Xanto, il cavallo di Achille, nel rispondere al suo padrone che lo pregava di condurlo in salvo, non era portavoce della Rea, ma dicevi ’ciò che esso già SRpeva. Un’altra credenza genera’.e, e non solo dei Greci,.era che la..facoltà divinatrice degli animali potesse. per mezzo della lOro carne e del loro sangue comunicarsi. agli uomini. Perciò gli Anguri mangiavano cuori di corvi, di avoltoi e di talpe, essendo il ’more la sede principale del sangue. Le disposizioni ai un popolo verso le bestie no arguirsi dall’uso che fa di queste nei giuochi o passatempi. Esser crudeli con gli animali senza ragione pareva ai Greci un’offesa agli Dei. Alcuni scavi recenti hanno mostrato che in Creta erano in cc ga i combattimenti di tori, cui, prendevano parte- giovani d’ambo i sessi. Ma tali corride assai probabilmente non avevano uno scopo sanguinario, bensi quello di domare delle bestie feroci. ’ Alle puledre che nei giuochi Olimpici vincevano molti premi alle corse venivano, dopo la. ’oro morte, inalzate tombe monumentali non meno- grandiose di quelle erette ai famosi aurighi. La setta orfica, i cui più lontani ricordi salgono al sesto secolo av. Cristo, propugnava l’astinenza della carne di animali a motivo del passaggio dell’anima attraverso molte forme di vita. La dottrina della trasmigrazione delle anime,• fu adottata dallo stesso Pitagora; un suo apostolo Empedocle, giunse perfino a chiamare cannibali i mangiatori.di carne di bestie. Anche Socrate subiva forse l’influenza di Pitagora quando avventurava l’ipotesi che gli spiriti imperfetti possano reincarnarsi in animali dotati di caratteristiche affini alle loro condizioni morali. Cosi gli ingiusti e violenti diverrebbero lupi, falchi o avoltoi, mentre le persone dabbene assumerebbero corpi. di bostíe più miti, soltanto gli uomini buoni sotto tutti gli aspetti s’incarnerebbero nuovamente in forme umane. Socrate non spiega però come mai l’umanità progredisca così lentamente, se i suoi componenti d’oggi non sono che glí spiriti eletti di ieri. Soltanto. agli esseri perfetti egli attribuisce il passaggio in una sfera immateriale e divina. Socrate non sarebbe stato il più saggio degli uomini se avesse impresso carattere di dogmi alle sue opinioni; egli cercava soltanto di avvicinarsi alla verità. Altrettanto faceva.Platone credendo ragionevole di supporre che l’anima umana ascenda se fece bene, e discenda se operò il male.

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