Il buon cuore - Anno XIV, n. 25 - 19 giugno 1915/L. Meregalli

L. Meregalli

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Religione Beneficenza

[p. 197 modifica] Una benemerenza di S. Luigi non rilevata

Passando sul fatto, che la società moderna, usa a giudicare e rilevare i valori della produzione umana alla stregua di criteri terreni — cioè in quanto una data produzione è di utilità sociale, presente, immediata. e tangibile — non conti i benefici morali e sopranaturali del monachismo; è imperdonabile lasciar travolgere in questo ingiusto trattamento tutta intiera la figura del Gonzaga. Se è colpa di ignoranza o di superficialità di giudizio, sarà atto onesto illuminare gli erranti perchè tocchi a ciascuno ciò che gli spetta. San Luigi Gonzaga, fuori di sagrestia, non solo non è valutato al suo merito, ma ritenuto anche per un carattere fiacco, egoista in gradò superlativo, per aver fuggito la lotta, ed essersi sottratto al dovere di portare il suo contributo materiale in bene della società. Ai facili detrattori del monachismo si potrebbe dare una risposta di esperienza personale, col sottoporli per una prova temporanea alla vita del chiostro; per essa prova vedrebbero subito che la dura disciplina monastica, intesa a spezzare tutte le mondane tendenze di libertà, di piacere, di gloria, di emancipazione, si spinge ben oltre un saggio di dilettanti e non può abbracciarsi assolutamente da caratteri deboli ed egoisti, ma vuole e ammette solo un ferreo proposito ed un eccezionale coraggio. [p. 198 modifica]Quanto all’utilità materiale della vita monastica, non occorre proprio che inviamo quei &trattori all’opera celebre del Montalembert I Monaci di Occidente; basta guardarsi attorno per rilevare ad ogni passo i monumenti e le vestigia del lavoro artistico, umanitario dei frati. Del resto, anche il solo ritirarsi dal mondo per lasciare un posto di più ai tanti, troppi concorrenti al lavoro ed al pane quotidiano, un reddito pecuniario di più ai bisognosi od ai cupidi di danaro, un posto, un onore di più alla caccia spietata di tanti ambiziosi, non è questa un’opera di bene sociale in quanto si scarica la società (lel dovere di provvedere a tanti aspiranti alla loro parte di lavoro, di onore, di pane? Dopo tutto la semplice vita ascetica dei monaci, contribuisce anch’essa a chiamare dal cielo, da dove deve pur derivare ogni bene, elette benedizioni sul nostro lavoro, sui nostri. interessi, sulla nostra salute corporea. Forse oggidì non è più compresa questa cosi facile teoria che tra cielo e terra vi è più contatto e rapporto e scambio di azione di quello che si creda; doveva esserlo di più alla culla del Edo Romani a cristianesimo quando Origene sottomettersi al Vangelo, li sicurava che facendolo «essi saranno vittoriosi per la preghiera, e che protetti dalla potenza di Dio non avranno più guerre... Voi non dovete disprezzare la milizia dei cristiani che combattono colla preghiera contro quelli che si oppongono ai disegni dell’imperatore e dei suoi soldati... perciò, rovesciando colle nostre preghiere l’opera nefasta delle potenze invisibili che muovono guerra e sollevano i perturbatori della pace, rendiamo un maggior servizio all’imperatore che quelli che combattono sotto i suoi ordini.» (ad Romanos). Per ’limitarci a S. Luigi, taccio tutto questo e non mi occupo neppure del bel gesto di accorrere negli ohpedali ad assistere gli appestati, gesto che gli costò vita, e che se fosse ripetuto ai dì nostri da un giovane ventitreenne del nostro laicato idrofobo contro la veste religiosa, lo si porterebbe a cielo con fiumi d’inchiostro prodigato sui giornali. Mi restringo ad un merito del Gonzaga, che. come dico nell’intestazione, è misconosciuto. Fd è questo: l’enorme influenza esercitata sulla nostra gioventù collo spettacolo di una pnrezza del costume, più che umana, angelica. Da lui fasCinati colla bellezza incantevole di tanta vista, da quattro secoli i nostri fanciulli imparano ad amare; a conservare a qualunque costo la purezza del costume; molti non perseverano, cedono sotto la violenza della tentazione, ma ne conservano la memoria, il profumo, l’aroma per un giorno iion lontano di riabilitazione; ma molti portano fin sotto il gelo della vecchiaia una virtù intemerata. Chi non sa che oltre una dignità tutta singolare, c’ire l’onoratezza e la pace della famiglia, e l’integrità del censo, non dilapidato dalla passione, la castità conferisce vigor di mente, vigore di corpo e dona alla società degli• uomini che le fanno onore e saranno baluardo inespugnabile nei giorni terribili della prova. E tanto

più si valuterebbe il merito di S. Luigi Gonzaga, se si potesse conoscere tutta la terribile percentuale dei messi fuori di combattimento e lungi dalle nobili battaglie della vita, per opera del vizio immondo; se si avesse tutta la lista dei degradati, degli indegni e dei bruti; se ci fosse nota l’orrenda strage di anime e di corpi che ogni dì sale in un crescendo spaventevole nell’orgia del piacere proibito. L. Meregalli.

Il cifrario della polizia inglese

Entrato nell’uso come il telefono, gli uffici di polizia, per comunicare fra loro, cominciano a valersi di esso, forse.più che del telegrafo: ma quando le comunicazioni telefoniche non sembrino garantire sufficientemente il segreto, allora, fra i vari uffici, vengono scambiati telegrammi cifrati, o redatti con parole convenzionali. In tutte le informazioni, date o richieste, viene tenuto un ordine prefisso allo scopo di evitare confusione. Ecco la serie delle comunicazioni, come è seguita: r. il reato commesso o il motivo del dispaccio; 2. la persona ricercata; 3. l’età, l’altezza e la corporatura del ricercato; 4. la carnagione, la capigliatura, gli occhi, la barba, i baffi, e la forma del viso; 5. i connotati particolari e i segni distintivi; 6. il vestiario; 7. la località in cui quella persona presumibilmente si trova; 8, le istruzioni sul da farsi; 9. il numero dell’ufficio o del funzionario che spedisce il dispaccio. • Di queste nove comunicazioni, la terza, la quarta, la quinta e la sesta vengono trasmesse per mezzo di cifre convenzionali. Così quarant’anni di età vengono espressi con il numero 4o; l’altezza di 5 piedi e 6 pollici, pari a un metro e sessantasei centimetri, viene indicata con 56; il personale snello con il numero 3. Quindi, mediante le tre cifre 4o. 56, 3, si rende noto che la persona cercata dall’ufficio mittente ha quarant’anni di età, cinque piedi e sei pollici di altezza, e un personale snello. Quale economia di parole e di denaro si ottenga così, è troppo evidente, e nello stesso tempo è più garantito il segreto del telegramma. Per alcune altre informazioni vengono adoperate parole che rappresentano ciascuna un’intera frase. Eccone qualche esempio: Per la frase: «Ricercato da quest’ufficio per imputazione di omicidio», si usa la sola. parola: «Capitale )); «per imputazione di frode» corrisponde la sola parola (( Combattimento )); (( assente da casa sua in questo distretto» corrisponde l’aggettivo «erudito», e così via. La descrizione del capo e del viso vien fatta con cinque cifre, di cui la prima indica la carnagione, la seconda il colore dei capelli, la terza quello degli occhi, la quarta il modo di portare barba e baffi, [p. 199 modifica]la quinta. la forma del viso. Così, per esempio, una persona di carnagione rosea, di capelli Mondò chiari, di occhi color nocciola, senza barba nè baffi, e di fattezze irregolari, vien descritta con le cifre 5, 7, 8, 9. 3: E nello stesso modo vengono indicati i connotati e segni particolari: Un ufficio di Polizia ha da spedire il telegramma seguente all’ufficio di un’altra località: «Ricercato da questo ufficio per imputazione di furto con scasso, un uomo di quarantadue anni, alto cinque piedi e quattro.pollici, tarchiato, di,colorito bruno, di capelli castagni scuri, di occhi color nocciola, con barba e baffi neri, di viso rotondo, con una cicatrice all’angolo dell’occhio destro, e con cicatrice di un ascesso alla parte sinistra del collò. Si prega di far ricerche nelle locande di infimo ordine; trovato l’individuo, arrestarlo e telegrafare». Ed ecco il dispaccio convenzionale equivalente. «Banano - ciotola - 42, 54, r - 2, 4, 3, I, i - 2, 69 - mantello noce moscata». Certamente un tale cifrario non è adattabile a tutte k specie di telegrammi, ma esso giova principalmente a dare, con la minor spesa possibile, la completa descrizione delle persone ricercate dalla polizia.

Il Giglio regio o Gaggiolo

(AGNES FRANZ)

Vedi, mamma, il regal giglio dalle tinte vaporose, di’ perchè stille di pianto nel suo seno tiene ascose? «Se tu guardi intorno, figlio, per la fertile contrada, sovra tutti i fior vedrai chiare gocce di rugiada.» Ma del sole al pio calore io le vedo dileguale perchè. nel giglio il pianto in perpetuo dee brillar?». Le corolle al sole spiegan franchi e lieti gli altri fior, ma niun raggio può baciare del regale giglio il cor. cc’Madre mia, il mesto giglio dura legge m’ha svelato: La corona il duol non toglie, ma lo tiene in sè celato. SAMARITA.

Il Comitato dell’Asilo Infantile dei Ciechi

Martedì, 15 corr., nel salone dell’Asilo Infantile dei Ciechi si radunò il Comitato promotore dello stesso Asilo, le signore capi-gruppo, con molte aderenti. Erano presenti le signore: La Presidente, Donna Bice Greppi; le Capi-grup: Po: Principessa Belgioioso, Donna Emma Camozzi, Signore: Cramer, Denti, Osculati, Pazzini, RadiceFossati, Robecchi, Staurenghi. La Ban,nessa Leonino è rappresentata dalla signorina Gugelloni. Moltissime le signore aderenti. Signore: Barbetta, Bianchi, Brioschi, Bozzotti, contessa Casati, contessa Confalonieri, Cesaris, Cirla, Chierichetti, Conti, Corradi, Ferrati, Gnecchi, Gnecchi Baroli, Gritti, Lepetit, Maderna,„ Marazza. contessa Negroni, Radice-Fossati, Rodolfo, Scaravaglio, Saporiti, Scambio, Terruggia, Vigliardi-Paravia, Villa; il sig. Cornelio, il marchese Ermes Visconti, la segretaria signorina Cajrati. Duplice era lo seopo dell’adunanza: presentare al Consiglio dell’Istituto le Signore del Comitato, e decidere se la fiera biennale dell’Asi l.). solita a tenersi con esito splendido, nella prima settimana di dicembre, data la speciale circostanza della guerra. quest’anno Si dovesse o non si dovesse fare. Si fecero palesi subito due opposte correnti: la prima, rappresentata dal Rettore onorario dell’Asilo, comm. Luigi Vitali, propendeva per la fiera, date partiColari modificazioni: giacche il Comitato esiste come ente organicamente costituito, non lasciamolo inoperoso in questo largo fervor di vita per raccogliere mezzo a favore dei feriti e dei richiamati: la parte dell’introito a favor dell’Asilo sia minima, e anche nulla, se si vuole, ed il resto lo si distribuisca per gli scopi speciali dei bisogni creati dalla guerra, da stabilirsi all’epoca della fiera. Un’ìltra corrente, che ebbe per sua valido interprete il vice-segretario del Comitato, A. M. Cornelio, osservando che le signore del Comitato sono già in gran parte inscritte e assorte M comitati ed associazioni, non trovava opportuno distrarre le forze in particolari iniziative, che potevano nuocere all’esito principale del gran Comitato cittadino di soccorso. Costatato che la proposta di far la fiera quest’anno non raccoglieva l’unanimità dei voti, fu stabilito di differire la fiera all’anno venturo; associandosi tutti nell’augurio del buon esito della guerra, sicchè il Comitato, radunandosi la prima volta, din [p. 200 modifica]nanzi allo sperato compimento del programma nazionale, possa unanime gridare: Viva l’Italia. Il Consiglio dell’Istituto, rappresentato dai due nuovi membri, dott. AlesSandro Schiavi e avv. Francesco Capri, essendo pure presente il nuovo Rettore effettivo dell’Istituto e dell’Asilo, prof don Pietro,Stoppani, ebbe parole di vivo encomio e di ringraziamento alle Signore del Comitato, per l’opera assidua e proficua prestata nel passato a favore della geniale istituzione dell’Asilo Infantile, augurando che la prima fiera, da farsi a tempo opportùno, sortisca lo splendido risultato delle fiere precedenti, a beneficio della importante opera pia, purtroppo ancora bisognevole di incremento e di aiuto. L. V.

ERRATA CORRIGE. Nel numero precedente, il secondo verso della prima strofa del Canto della vittoria, va così completato: Alfin tornano tuoi i tuoi confini.