Il buon cuore - Anno XIV, n. 07 - 13 febbraio 1915/Religione

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Il buon cuore - Anno XIV, n. 07 - 13 febbraio 1915 Beneficenza

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Vangelo della Quinquagesima

Testo del Vangelo.

Il regno dei cieli è simile ad un uomo il quale seminò nel suo campo buon seme. Ma nel tempo che gli uomini dormivano, il nemico di lui andò, e seminò la zizzania in mezzo al grano e si partì. Cresciuta poi l’erba, e venuta a frutto, allora comparve anche la zizzania. E i servi del padre di famiglia, accostatisi, gli dissero: Signore, non avete voi seminato buon seme nel vostro campo? Come adunque ha della zizzania? Ed ei rispose loro: Qualche nemico uomo ha fatto tal cosa. E i servi gli dissero: Volete voi che andiamo a coglierla? Ed egli rispóse: No; affinchè cogliendo la zizzania, non estirpiate con essa anche il grano. Lasciate che l’uno e l’altra crescano sino alla ricolta, e al tempo della ricolta dirò ai mietitori: sterpatr in primo luogo la zizzania, legatela in fastelli per bruciarla; il grano poi radunatelo nel mio granaio. Propose loro un’altra parabola, dicendo: E’ simile il regno de’ cieli ad un grano di senapa, che un itónto prese e seminò nel suo campo: la quale è bensì la più minuta di tutte le sentenze; ma cresciuta che sia, è maggiore di tutti i legnmi, e diventa un albero, dimodochè gli uccelli dell’aria vari- no a ripoSare sopra i di lei rami.’ Un’altra parabola disse loro: E’ simile il regno dei cieli a un pezzo di lievito,-cui una donna rimescola con tre staia di farina, fintanto che tutta sia fermentata. Tutte queste cose Gesù disse alle turbe per via di parabole; nè mai parlava loro senza parabole: affinchè si adempisse quello che era stato detto dal Profeta: Aprirò la ínia bocca in parabole, manifesterò cose che sono state nascoste dalla fondazione del mondo. Allora Gesù, licenziato il popolo, se, ne tornò a casa: e accostatiglisi i suoi discepoli, dissero: Spiegaci la parabola della zizzaiiia nel campo. Ed ei, rispondendo, disse loro: Quegli che semina buon seme, si è il Figliuol dell’uomo. Il campo è il mondo: il buon sente sono i figliuoli del regno: la zizzania poi sono i figliuoli del maligno. Il nemico che l’ha seminata è il diavolo: la raccolta è la fine del secolo: i mietitori sono gli Angeli. Siccbme adunque si raccoglie la zizzania e si abbrucia, così succederà alla fine del secolo. Il Figliuol dell’uomo manderà i suoi Angeli; e torranno via dal suo regno tutti gli scandali, e tutti coloro che esercitano l’iniquità; e li getteranno nella fornace di fuoco: ivi sarà pianto e stridore di denti. Allora splenderanno i giusti conce il sole nel regno del loro Padre. Chi ha orecchio da intendere, intenda. (S. MATTEO, Cap. 13

Pensieri.

Il Vangelo d’oggi involge una delle più gravi e difficili questioni dell’ordine della Provvidenza. Per chè Dio permette la coesistenza dei buoni coi cattivi? Perchè Dio non, punisce i cattivi? Perchè Dio non difende i buoni? dov’è la sua giustizia, dove è la, sua bontà? Quante volte queste parole si sentono ripetere sulle labbra degli uomini, non soltanto cattivi ma buoni?

Questo diverso modo della condotta di Dio e del giudizio dell’uomo nasce dal diverso punto di, vista di Dio e d’egli uomini, nasce dalla diversa disposizione del loro animo: Iddio è sapiente e vede tutto in uno sguardo solo, il presente e il futuro, e giudica tenendo conto di tutti gli elementi che si. svolgono in questo immenso quadro, l’uomo non vede che il presente, e vedendo poco giudica come se vedesse tutto; Dio è buono, inclinato alla misericordia, che vuole non la rovina’del peccatore ma che si converta e viva, e l’uomo invece è duro, esigente che gli altri usino `riguardi a lui, non è punto disposto a usarne agli al.: tri: vuol far giustizia subito, e giustizia sommaria. Una prima gravissima diversità ’nel giudizio degli uomini e di Dio sta nello stabilire l’origine del bene e del male. Perché Dio permette il male? Col permettere il male Dio se rie fa autore. L’odierno vangelo stabilisce in proposito una fondamentale verità: nel mondo non vi è una sol causa di azione e di vita: ve ne sono due, Dio e il demonio: il bene viene da Dio, il male dal demonio: indebitamente si attribuisce a Dio il male che è opera del demonio. Il regno dei cieli, dice l’odierno vangelo, è simile ad un uomo, che sénzinò buon sente nel suo campo; ma mentre i seminatori dormivano, giunse l’uomo nemico e sopra seminò la zizzania. Venuto il tempo della fioritura, insieme al frumento spuntò la zizania: accortisene i seminatóri, andarono dal padrone: la zizzania,non l’ho data io; l’ha sopra seminel tuo campo? Com’è che insieme al frumento è nata la zizania? vuoi tu che noi andiamo a estirpare la zizania prima che cresca? Lasciate stare, disse il padrone: la zizania non l’ho dato io; l’ha sopra seminata il maligno: lasciate crescere insieme zizania e frumento, perchè sradicando adesso la zizania non avvenga che sradichiate anche il frnmento: ’lasciate Che crescano entrambi; e venuto il tempo della messe dirò ai mietitori: andate a cogliere la zizzania e gettatela nel fuoco: cogliete anche il frumento, e riponetelo nei granai. Cristo, spiegando in seguito ai suoi discepoli la parabola della semente, disse che il campo è il mondo, il seminatore è Dio, la semente sono i,buoni; il maligno è il diavolo, la zizania sono i cattivi, il tempo della messe è la fine del mondo, i mietitori sono gli Angeli che egli manderà per separare i buoni dai cattivi, ’mandare questi all’inferno, i buoni in paradiso. Una fondamentale verità esce da questa parabola: il bene e’ il male esistono sulla terra, ma non hanno un’origine sola, il bene viene da Dio, il male viene dal demonio, e da coloro che si lasciano’ domi [p. 53 modifica]nare dal suo spirito maligno. Ingiustamente quindi si addebita a Dio ciò che non è opera sua, che anzi è opera del suo nemico. Si potrebbe però dire: questo nemico è però op,-2:-a dì Dio: è Dio che ha creato l’angelo buono, che divenne poi cattivo; quindi il male, tutto il male che l’angelo cattivo fa, e fanno i suoi seguaci, si deve imputare a Dio: non poteva Dio tralasciare di creare, l’angelo buono, che divenne poi cattivo, e fu causa di tutti i mali sulla terra?, Quì si affronta l’altro quesito fondamentale: non era meglio che Dio non creasse nulla, o creando non desse alle intelligenze angeliche e umane, la facoltà del libero arbitrio, la terribile facoltà del bene e del male? Problema divino che Dio solo può risolvere, e da sua parte ha creduto bene di risolvere nel modo attuale: intanto è certo che un ossequio a Dio, portato dagli angeli e dagli uomini, sprovvisti di libero arbitrio sarebbe stato un ossequio materiale, obbligato, l’osequio meccanico delle creature non intelligenti senza merito in chi lo dà, senza compiacenza, in chi lo riceve. Secondo anche il nostro debole modo di vedere, secondo ’un criterio puramente umano, a noi sembra che un atto, libero di amor verso Dio, sia compenso a Dio di tutte le opere dei malvagi. Si legge nella vita di S. Teresa che un giorno Cristo, preso d’amore per l’amore che la santa le portava, dicesse: Teresa, se non avessi creato il inondo, lo creerei apposta per te. La gran differenza che passa fra le opere buone dei buoni e le opere dei malvagi, è questa, che i malvagi non sono obbligati a fare il male che fanno; lo fanno perchè lo vogliono fare, e qiiindi non si può far risalire a Dio il male, che fanno; e il bene, che fanno i buoni, liberi anch’essi, riveste tutta la bellezza dell’atto spontaneo, è una dedizione tutta d’amore, che desta infinitamente la compiacenza di Dio. La compiacenza che Dio prova det bene dei buoni in confronto col (Male dei malvagi, non toglie però che i. buoni molte volte soffrano della persecuzione dei Malvagi: per la compiacenza propria che Dio prova pel bene che i buoni fanno, può permettere che i buoni siano afflitti e perseguitati? perchè Dio tollera i malvagi? La risposta a questa domanda mi permetto di prenderla da un distinto scrittore ecclesiastico, vissuto col secolo XVIII, il padre Cattaneo, i di cui volumi il Manzoni teneva sul suo scrittoio, facendone lettura abituale. «Perchè mai, potendo Dio purgare il mondo con togliere tanti malvagi, li lascia vivere insieme coi buoni? Perchè? E’ un quesito non meno curioso che utile: eccone le ragioni ed i motivi. «Primo. I cattivi con le, loro stesse passioni servono alla istruzione dei buoni. Un appassionato si perde dietro ad una vile creatura: questo è un documento ai buoni, con quale intenzione di affetto devo’no amare Dio. Un interessato va per minuto studiando e cercando ogni piccolo guadagno temporale: e

che devo fare io per acquistare i beni etei-ni? Un ambizioso fa gran capitale della gloria umana, che sparisce come un fumo: impara, ptiò dire un uomo dabbene, quale stima tu devi fare della gloria celeste. «Secondo. I cattivi servono di istruzione ai buoni coll’esempio dei loro castighi. Un giovane che sta sugli, amori, attacca una rissa, viene a parole e alle mani e riceve una percossa, o resta coinvolto in un processo; i buoni hanno occasione di imparare e di dire: ecco i frutti del peccato, ecco dove conduce una rea ’.ssione. Un altro fa una perdita enorinéal giuoco, onde resta senza danaro, senza credito, e per soprappiù con le beffe del mondo;.e il buono impara, e dice tra sè medesimo: se invece delle carte, quegli maneggiasse i buoni libri, non avrebbe poi a piangere ed a far ridere gli altri., Un mercante fa delle ingiustizie nei suoi contratti: un altro nel suo ufficio usa frodi ed inganni, questi alla fine si scoprono, e il miserabile non ha più volto da comparire con quella maschera, e il giusto impara: ecco come una finalmente le paga tytte, e come Dio lascia fare e non sopraffare. «Terzo. -I cattivi danno ai buoni una lezione esemplare dell’umana debolezza. Imperocchè, quando si vede un giovane discolo, sviato e perduto, un giovane timorato di Pio deve dire così: gran misericordia-di Dio, ch’io non sia peggiore. Quando si vede un negoziante così immerso nei guadagni, che non pensa nè a Dio,, nè all’anima, come se non l’avesse, dica un altro tra sè:- bontà di Dio, che mi dà un poco di conoscimento, altrimenti io sarei’ più di lui accecato dall’interesse. «Quarto. Dice Sant’Agostino che Dio mantiene i malviventi in mezzo ai buoni, ut per eos iusti exerceantur, acciocchè i cattivi siano materia di eser, cizio di virtù ai giusti. Osservate dunque come si trovino in noi due generi di virtù: alcune sono virtù pacifiche, altro sono virtù guerresche. Virtù pacifica è la religione, l’orazione, la temperanza, la modestia. Virtù guerriera è la fortezza, la magnanimità, la tolleranza, il perdono delle ingiurie. Queste virtù guerriere non vi sarebbero, se non vi fossero i malviventi. Avrebbe forse la Chiesa tanti martiri, se fossero mancati i tiranni ed i persecutori? Sarebbe Susanna ascesa a tanta gloria, e nel mondo e nel cielo, se non avesse avuti i vecchi indegni per tentatori? ’Il patriarca Giuseppe sarebbe egli arrivato a tal grado di virtù e grandezza,, se avesse avuto fratelli più amorevoli?» Un altro motivo, qui non accennato, ma recato dall’odierno vangelo, con quelle’ parole: non sradicate la zizzania, perchè non avvenga che sradichiate anche il frumento, è che alcuni che- ora sono cattivi, potranno un giorno diventare ed essere buoni, anzi santi: chi avrebbe osato dire a Pio: recidete Saul persecutore, quando avesse saputo, come sapeva Dio, che sarebbe divenuto Pasto Apostolo? Chi avrebbe osato dire- a,Dio: recidete Maddalena, scandalosa peccatrice, quando avesse saputo, come sapeva Dio, che sarebbe divenuta Maddalena penitente, amata da [p. 54 modifica]Cristo, incaricata da Cristo di essere al mondo nunziatrice del mistero della risurrezione? Chi avrebbe osato di dire a Dio: recidete Agostino, il libertino che fa piangere la madre, quando avesse saputo, come sapeva Dio, che Agostino sarebbe divenuto uno dei più grandi dottori della Chiesa; quando colla madre, sulla riviera d’Ostia, avrebbe anticipato sulla terra i discorsi da tenersi in cielo? Chi avrebbe detto a Dio: recidete il giovine Manzoni, che nel Trionfb della libertà, sputò in faccia’ alla Chiesa tutto il veleno della Rivoluzione francese, quando avesse saputo, come Dio sapeva, che Manzoni convertito avrebbe scritto gli Inni sacri, avrebbe scritto I prome-s si sposi, il libro letterario italiano più bello, insieme alla Divina Commedia, come esposizione fedele e apologetica più elevata e pratica della dottrina e della morale cattolica? Quando dinnanzi al trionfo dei cattivi e dell’oppressione dei buoni, vi vien la voglia di criticare Iddio, pensate all’enorme sacrilegio che state per commettere, e tacete. È questo vezzo del criticare Iddio nell’o svolgersi negli umani eventi, per qualche lato deplorevoli, vezzo che non è alieno alcune volte dal suonare sulle labbra di persone credenti e pie, è un vezzo che a pensarci può diventare ed essere una bestemmia. Volete sfuggire a questa tentazione, senza discendere all’esame dei fatti particolari? Pensate ad una verità suprema che nessuno può ignorare e nessuno può negare: Dio è sapiente, Dio è buono! Dio, siccome è creatore; è anche l’arbitro di tutte le cose: dinnanzi a lui sta aperto il libro del passato, del presente, é del futuro: in questo libro ’sono scritte e giustificate tutte le partite relative ai destini dell’uomo: per poterlo censurare, nè sapete voi più di Dio? vi sentite voi il coraggio di dirlo? E potete dubitare che Dio, pur conoscendo i mali che affliggono l’umanità, sia indiffernete, noncurante,di questi mali, Dio, che per partecipare all’uomo partq della sua felicità, senza averne obbligo, l’ha creato; Dio, che per riparare alle conseguenze del peccato commesso dall’uomo, ha deliberato che il Figliuol suo discendesse sulla terra, si facesse uomo, e morisse su una croce? Queste cose le sapete e come potete censurarlo contrapponendogli cose che non sapete? Mettetevi al posto di Dio, e vi guarderete bene dal criticare le opere di Dio. Invece, quante ragioni troverete di benedirlo in tutte le cose e sempre. L.J.," LUISA ANZOLETTI <t

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Canti dell’Ora w

E’ una bella fioritura che si raccoglie in mazzo. Fantasie. Elegie, Paginette, Motivi lirici, Sonetti, Partirci ti guerreschi, Strofe nuove; ecco le svariate

note, che, vibranti di forza e d’amore, ci danno I Canti dell’Ora. L’anima robusta — e non per questo priva di femminilità — dell’Autrice, con l’elevatezza del concetto, la profondità del pensiero e l’eccellenza della forma, ci fa salire alle pure e nobili sorgenti dell’Idea; ci trasporta, col colpo d’ala vigoroso, nelle serene regioni di un’arte che è godimento ed è scuola, che è guida ed è meditazione. Nella bella raccolta, presentata in sobria eleganza, troppo difficile riesce la spigolatura, perchè troppo larga è la messe. C’invitano Gli spiriti del verso, ci chiamano le Anime lontane; ci commovono Le note della mamma, ci rende meditabondi Lit folle parola. Chiusa, Le rondini non vengono più, Gli oppressi dall’avverso cammino, sono voli dell’anima, sospiri del cuore, che il verso afferra e costringe a sè. • Largo è il gesto della mano femminile nello spargere i fiori del pensiero, ma questo gesto ben sovente, troppo’ sovente anzi, rende vano il dono in ismagliante manipolo raccolto. Alle leggiadre corolle manca l’anima profumata. Ma in questi Canti dell’Ora, non è solo la classica eleganza che s’impone: una squisita natura di donna vi ha lasciato la sua impronta. Non invano questa donna avrà sparso i fiori del suo pensiero, perchè non invano canta chi cantando sale! Myriani Cornelio Massa. Milano, febbraio 1915..94 yr..9r " 41e..4r

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LiA MORTE DE LLIALIERE Fodor Keppen Presso fratelli morti sul pian d’onor, di sangue. ’colta bandiera allato„, tacito Alfiere langue Non sente il sangue a. fiotti dalle ferite uscire, la vita’ gli vien meno, e ancor non vuoi morire L’esercito alla pugna -corre a tambur battente, rimbombano i cannoni, l’Alfier non vi pon mente. A’ un tratto su da’ colli, «Vittoria!» alto si grida; ei si solleva in piedi e l’aspro duolo sfida. Con gioia il drappo afferra, con s esso a terra giace, lo copre la bandiera ed ei sen muore in pace SAMARITA.

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