Il buon cuore - Anno XIII, n. 20 - 16 maggio 1914/Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

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Domenica 5a dopo Pasqua

Testo del Vangelo.

In quel tempo, disse il Signore Gesù a’ suoi discepoli: In verità, in verità vi dico, se alcuna cosa domanderete al padre in nome mio, ve la concederà. Fino adesso non avete chiesto cosa alcuna nel mio nome: chiedete, e otterrete, affinché il vostro gaudio sia completo. Ho detto a voi queste cose per via di proverbi. Ma viene il tempo che non vi parlerò più per via di proverbi, ma apertamente vi favellerò intorno al Padre. In quel giorno chiedete in nome mio: e non vi dico che pregherò io il Padre per voi; imperocchè lo stesso Padre vi ama perchè lo sono uscito dal Padre, e sono venuto nel mondo; abbandono di nuovo il mondo e vado al Padre. Gli dissero i suoi discepoli: Ecco che ora parlichiaramente e non fai uso d’alcun proverbio. Adesso conosciamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi; per questo crediamo che tu sei venuto da Dio. (S. GIOVANNI Cap. i6).

Pensieri. Il Vangelo d’oggi è la conclusione del sublime discorso di Cristo dopo l’ultima Cena, è la conclusione ancora dei vangeli dell’ultima e penultima domenica. Gesù, che ha alleviato il profondo dolore degli apostoli colla promessa di molti e ricchi doni spiritali dopo la sua morte, dopo d’aver loro promesso lo Spirito Santo, che — vinto in mondo — li avrebbe messi in possesso di -ogni verità, dopo d’aver loro garantito e la brevità dei loro dolori, e la perfetta, completa gioia seguente, a questo punto — nel vangelo d’oggi — Gesù presenta agli apostoli un’ultimo e più profondo motivo di consolazioir, loro parlando dell’efficacia della preghiera, quando — completata colla sua morte e risurrezione la sua religione — egli stesso sarebbe divenuto presso il Padre, il loro potente intercessore. [p. 158 modifica]Ed è da notarsi l’inciso di Gesù, quando dice che finora nulla hanno chiesto in suo nome. Gesù apre così un’era, una epoca nuova in confronto colla passata: da lui comincia una vita nuova, da quel momento si da all’uomo una nuova forza, una nuova energia, che e loro ed i loro antenati avevano perfettamente ignorato. Ma è pur vero altresì, che l’uomo ha sempre pregato. Innanzi ai commovimenti tellurici, innanzi alla bellezza del firmamento, alla distesa dei mari, alle mole dei colossi, che infiggono in cielo le cime nevose, l’uomo sa sentire un fremito possente nell’anima, l’uomo sa strapparsi alla materia, sa leggere la gloria, la potenza, la bellezza del Creatore: sa celebrarla, sa ringraziare, sa piegarsi innanzi a lui e... pregare. Perchè Cristo disse, che fino allora essi non avevano pregato? Gesù non nega la spontaneità e la naturalezza della preghiera: è troppo insita all’uomo, ma nega all’uomo di aver fatto quella preghiera, ed in quel modo e con quelle condizioni, che salgono alla preghiera, fino che la pietà di Dio al debole, l’efficacia questa dell’onnipotenza. Dopo la sua morte, la sua risurrezione, i suoi meriti la preghiera dell’uomo cristiano.— che l’intitola, s’unisce, s’appoggia a Cristo -- è onnipotente. S. Paolo stesso — su questo concetto — scrive: io tutto posso in colui, che mi conforta. Ed allora, o cristiano, perchè non preghi? perchè disperi? perchè- la tua lagrima non s’asciuga? perchè il tuo dolore è cupo? porciè pretesti e la gravità, o la diuturnità del male? perchè dovrà cessare l’efficacia della preghiera quando sono esauriti i mezzi e l’umane risorse? Non dovrebbe anzi allora cominciare la fede, avantaggiarsi la preghiera, convinti che quanto (tutto quello • che vogliamo) domanderemo al Padre, Egli lo concederà?

vita quotidiana; forse chiedendo ciò, che a Dio ripugna e nuoce al vero vostro interesse. Dio non potrà mai farsi complice del vostro male. D’ogni angolo del mondo e della società, della natura inerte ed irragionevole, come dalla natura ragionevole sgorga imponente, maestoso l’inno della preghiera... Nella gioia, come nel dolore, fra le ricchezze, come nel tugurio, nella danza come nel lutto la preghiera è la garanzia della umapa felicità. B. R.

EL VE,TENANO Bel vece, coi cavei bianch e i barbis giald, In la pipetta semper fumadór, Cont on aria ancamò on poo de spavald El gha medai d’argent e medai (d’or. Col cceur de patriottismo semper cald, Lu’ I s’è semper battuu con gran valar Per secondi l’idea de Garibald, Della tirannide sterminadòr. Stoo pover vece, adess al gha el piese De vede la soa patria liberada; Ma d’altra part el gha on dolor, perché El ved che ghè in Italia ona masnada D’italian senza cceur e senza testa Che dai Partii la vceuren malconsciada. FEDERICO

Se la cosa è così, come va che molti non pregano, o molti, che pur pregano, nulla ottengono in realtà? Una parola a queste due osservazioni. Sì, purtroppo sonovi dei cristiani, ai quali si possono applicare alla lettera le parole di Gesù: essi non pregano mai. Perchè? Non si prega perchè oggi non si crede, o si crede ín modo peggiore di chi non crede. Logicamente, non sapendo, non conoscendo Gesù, essi non pregano. La preghiera, che trasvola sulla materia, non può acconciarsi in chi vive di materialismo e peggio: gravita verso la terra, non s’alza al cielo. Non si prega perchè non si riflètte. In tutt’altre faccende affacendato, spirito vago, leggero, l’uomo non prega, e non s’accorge che il mondo prega, la storia si nutre di preghiera, l’uomo deve tutto alla preghiera. Non si prega perchè ion si ama Dio. La preghiera non è un moto di labbra, un biascicare formola note, sterili, noiose, no... la preghiera se è luce, emozioni al cuore; e spirta alla volontà... Ma per questa luce non c’è; l’aspirazioni migliori sono disprezzate... altrove l’amore, il desiderio. Logico: non si prega. Ma che ottengono quelli che pregano?! Piuttosto io rispondo: come pregate per ottenere? Forse male, senza l’unione con Cristo: forse col nome di Cristo sul labbro, misconosciuto nell’opere della

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Bussi

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A Parigi, in ancor fresca età, fu tolto alla vita terrena

Félix F. Bernasconi di distinta famiglia ticinese, ben nota anche in Milano per la sua munificenza. Era uno spirito gentile, geniale e buono, che suscitava in tutti sentimenti di schjetta e affettuosa simpatia. Trasportata la cara salma a Mendrisio, sabato si celebrarono i funerali che riuscirono un plebiscito eloquente, un’affettuosa manifestazione di dolore, d’amore e di riconoscenza. Autorità, rappresentanze d’istituti di beneficenza, sodalizi, scuole convennero da ogni parte, e la popolazione tutta, noncurante la pioggia dirotta, chiuse le porte delle case e dei negozi, seguì con verace espressione di rimpianto, alla chiesa e all’estrema dimora, il feretro su cui, accanto ad un crocifisso d’avorio, posava una sola corona di rose. Sul frontone della chiesa parrocchiale, si leggeva un’affettuosa epigrafe che caratterizzava il cuore del

c

n [p. 159 modifica]caro defunto, tutto dedicato ad una vita di lavoro e di carità, tutto generosità, bontà e gentilezza. Le sentite manifestazioni e le preghiere di tanti buoni leniscano il dolore dei superstiti, ai quali esprimiamo noi pure le nostre condoglianze.