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Ciò che il libro del Bruccoleri ci apprende sulla coltivazione del tabacco, del cotone e delle piante arboree che,; dietro esperimento, hanno dato ottimi risultati, è di gran de interesse, e potrebbe certo nutrire una speranza sui progressi possibili della agricoltura dell’isola, giacchi quelli presenti sono di una tale lentezza, che a mala pena riescono a percepirsi. Non meno interessante è quanto esso ci insegna intorno alla produzione e al commercio degli agrumi e intorno al loro sviluppo attuale e potenziale, intorno alla en produzione ed al commercio dei derivati che, come l’a, gro, e il citrato di calcio hanno oggi assunto importanza s5 non lieve. lo vorrei, se lo spazio me lo consentisse, pote: riassumere i momenti più salienti della crisi, i precedenti la natura e la ’posizione della Camera agrumaria, per `, mostrare la insufficenza e l’inanità delle misure; legislative, la convenienza e l’urgetaa che i produttori si uniscano liberamente e liberamente provvedano ai casi loro. Ma occorre cogliere, di volo, gli altri aspetti dell’economia dell’isola. Tutti sanno che l’industria zolfifera è, con le susJi; diarie, l’unica grande industria dell’isola, se prescindia mo dall’agricoltura, e che ha raggiunto nell’ultimo ventennio progressi assai notevoli. I congegni della tecnica si vanno perfezionando, le condizioni del lavoro sono an.ft date migliorando. Il che non toglie che la benevolenza dello Stato si sia accinta a presentare una serie di progetti di legge pel contratto di lavoro nelle miniere tutti illusori e tutti inconcludenti, per modo che c’è ancora da;, rallegrarsi se nessuno sia mai arrivato in porto. E quanto alla legge sul Consorzio obbligatorio, alle vicende ed ’,s’al- risultati del medesimo, si sarà detto abbastanza quando si sarà osservato col Bruccoleri che esso ebbe di mira un alto interesse industriale e sociale, ma è finito, in pratica, per giovare a speculazioni private, non certo assai corrette. La qual cosa non toglie che, quantunque le condizioni che determinarono la legge sono oggi profondamente mutate, gli interessati si siano affrettati a domandare la proroga del Consorzio sino al 1930. i •

Quali i rimedi che potrebbero adibirsi per migliorae le condizioni economiche dell’isola? I rimedi escogitati non sono in piccolo numero, ma, comunque, non tutti sono di facile attuazione. Molto avrebbero da fare i privati, e più lo Stato, il quale non sempre è interprete del benessere della collettività e spesso cede agli interessi ed alle pressioni dei singoli, anche quando contrastino o neghino quelli della collettività. Io non ho la fede che il Bruccoleri professa nella potenza del voto e non credo che quest’arma potrà ottenere, in mano agli analfabeti, ciò che la borghesia non seppe o non volle ottenere; ma non posso non associarmi di tutto cuore al giudizio severo che egli dà dell’attuale momento politico. Mi è grato anzi riferire, alla lettera, le belle parole che sono degna corona al suo ottimo libro, e che è bene proporre all’attenzione e alla meditazione di quanti, colti od incolti, abbiano a cuore l’interesse ed’il miglioramento dell’isola. «Se deleteria a noi pare, per i veri interessi della nazione tutta, questa politica accomodante, narcotizzan 757

te, talvolta anche corruttrice, da qualche tempo inaugurata, assai più gravi ci sembrano le conseguenze per la Sicilia, che per dirigersi verso un avvenire migliore, ci pare abbia bisogno di rimedi veramente salutari ispirati ai suoi veri bisogni, anzichè a quelli che politicanti e demagoghi vanno diffondendo per i circoli e sulle gazzette di provincia; di opera risanatrice di sapiente e coraggioso chirurgo, anzichè di pannicelli caldi di empirici tentennanti o incoscienti: di iniezioni di nuovo e più ricco sangue nelle sue vene esauste, anzichè di eccitanti funesti: di danaro, infine, sapientemente ed onestamente speso, anzichè di leggi ricche di disposizioni platoniche e povere di danaro, o che autorizzano a sperperare quel poco che danno, a vantaggio specialmente, dei più emeriti parassiti politicanti.» Carmelo Caristia.


Religione

Domenica 5a dopo Pasqua

Testo del Vangelo.

In quel tempo, disse il Signore Gesù a’ suoi discepoli: In verità, in verità vi dico, se alcuna cosa domanderete al padre in nome mio, ve la concederà. Fino adesso non avete chiesto cosa alcuna nel mio nome: chiedete, e otterrete, affinché il vostro gaudio sia completo. Ho detto a voi queste cose per via di proverbi. Ma viene il tempo che non vi parlerò più per via di proverbi, ma apertamente vi favellerò intorno al Padre. In quel giorno chiedete in nome mio: e non vi dico che pregherò io il Padre per voi; imperocchè lo stesso Padre vi ama perchè lo sono uscito dal Padre, e sono venuto nel mondo; abbandono di nuovo il mondo e vado al Padre. Gli dissero i suoi discepoli: Ecco che ora parlichiaramente e non fai uso d’alcun proverbio. Adesso conosciamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi; per questo crediamo che tu sei venuto da Dio. (S. GIOVANNI Cap. i6).

Pensieri. Il Vangelo d’oggi è la conclusione del sublime discorso di Cristo dopo l’ultima Cena, è la conclusione ancora dei vangeli dell’ultima e penultima domenica. Gesù, che ha alleviato il profondo dolore degli apostoli colla promessa di molti e ricchi doni spiritali dopo la sua morte, dopo d’aver loro promesso lo Spirito Santo, che — vinto in mondo — li avrebbe messi in possesso di -ogni verità, dopo d’aver loro garantito e la brevità dei loro dolori, e la perfetta, completa gioia seguente, a questo punto — nel vangelo d’oggi — Gesù presenta agli apostoli un’ultimo e più profondo motivo di consolazioir, loro parlando dell’efficacia della preghiera, quando — completata colla sua morte e risurrezione la sua religione — egli stesso sarebbe divenuto presso il Padre, il loro potente intercessore.