Il buon cuore - Anno XIII, n. 15 - 11 aprile 1914/Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

[p. 116 modifica] Religione

Domenica di Pasqua Testo del Vangelo.

In quel tempo Maria stava fuori del monumento piangendo. Mentre però ella piangeva, si affacciò al monumento. E vide due angeli vestiti di bianco, a sedere uno a capo, l’altro ai piedi, dove era stato posto 1.): corpo di Gesù. Ed essi le dissero: Donna, perchè piangi? Rispose loro: Perchè hanno portato via il mio Signore e non so clave l’han messo. E detto questo, si voltò indietro, e vide Gesù in piedi: ma non conobbe che era Gesù. Gesù le disse: Donna, perchè piangi? Chi cerchi tu? Ella pensandosi che fosse il giardiniere, gli disse: Signore, se tu lo hai portato via, dimmi dove l’hai posto, e io lo prenderò. Le disse Gesù: Maria. Eia rivoltasi gli disse: Rabboni (che vuoi dir Maestro). Le disse Gesù: Non mi toccare, perchè non sono ancora asceso al Padre mio, ma va a’ miei fratelli e loro dirai: Ascendo al Padre mio, e Padre vostro, Dio mio, e Dio vostro. Andò Maria Maddalena a raccontare a’ discepoli: Ho veduto il Signore e mi ha detto questo e questo. S GIOVANNI, cap. zo.

Pensieri. Alla. Maddalena, che pazza di gioia nel riconoscimento di Gesù gli si butta ai piedi gridando: Mio Maestro! Gesù impone non abbia ancor a toccarlo, che Egli non è ancor asceso al Padre: dice a lei soltanto d’avvisare del fatto inaudito e strepitoso gli apostoli suoi. S. Paolo,— l’arditissima mente cristiana — in una sua epistola parlando di vesto medesimo episodio ci’ avverte dell’assoluta novità storica di questo fatto, gravissimo di conseguenze per la nostra fede, avvertendo che ove non lo credessimo, o credessimo il falso vana sarebbe la nostra fede. In altre parole S: Paolo dice a noi cristiani che l’argomento apodittico di nostra fede è a resurrezione di Gesù: che questo episodio della vita di Cristo, sarà — come per Gesù — così per noi l’ultima espressione di elevazione e perfezione: che questo momento storico della sua risurrezione è la più forte e piena e completa vittoria di Gesù sul mondo: con questo fatto realizza il ’suo grido preghiera: io ho vinto il mondo!

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Ricordiamo che nel martedì antecedente ia S. Pasqua s’era adunato il Sinedrio ebraico — . l’accolta diciamo così del più alto consesso o persone religiose — ed il pontefice vi aveva gridato la fatidica parola: è necessario che un uomo muoia per il popolo, perchè tutta la nostra gente pena. L’Evangelista nota l’empia profezia e vi soggiunge che Cristo non solo salvò il popolo, ma tutti coloro che avrebbero in Gesù immolato dal furore dalla gelosia ebrea. Oka dunque è Gesù risorto la causa, l’argomento di nostra fede, non solo perchè Egli Faveva già detto, ma a detta ancor dei suoi nemici, dei suoi a versari. Ben è vero che in quel momento lo cercavano:i morte; ben è vero che nei loro calcoli e disegni ia morte di Cristo in croce l’avrebbe assassinato e materialmente — col togliergli la vita — e moralmente — col disonore del Golgota, — ma — ciò nonostante — Gesù, che risorgendo da morte — sventa, scompiglia, fuga trame; disegni, guardia, rimane pur sempre l’argomento della vittoria pacifica sì, ma stragrande, ma unica, ma completa della fede sul mondo della calunnia, dell’astuzia, della forza, nl mondo, nemico e contraddicente Gegù.

Amici, la risurrezione di Cristo ha pur una grande parola di risurrezione bella, grandiosa per noi. Noi abbiamo bisogno di studiarla, meditarla, leggerne i grandiosi disegni di Dio. Non è, ne può rimanere un semplice episodio della vita di Gesù. La nostra virtù derisa, i nostri sacrifici disprezzati, ’ nostri sforzi di sana propaganda quante volte sono inutilizzati dall’astuzia, dal calcolo, dalla potenza degli avversarii. Lo dissi: ogni campo s’agita e -I mette in armi contro la fede: a questo scopo si datino mano, è la sicumera della falsa scienza e la volgarità audace e soffocante della piazza. Come nei dì della Pasqua — salendo Cristo a morte — molti di poca, dubbia fede, di convinzioni incerte, avranno di noi pietà, compassione, derisione: molti ancora grideranno a salve sull’immolazione e lotta agli ideali della fede, della virtù, e molti, storditi dal fragor del cozzo, piegheranno verso vincitori ’d’un... giorno. Aspettate che Cristo s’immoli: attendete i tre giorni della sepoltura: cessate il rumor delle danze e dei funebri riti: quando s’asciugano le vostre inutili pietose lagrime e querimonie, quando apprestate — troppo frettolosi — gli aromi al morto, è allora che sorge il vinto, è allora che — al pari del potente inebbriato — si scote e balza dal sonno di morte. E’ allora che grida ed impone l’omaggio delle menti, piega i cuori, che fuga — come cera — dissipati t’dispersi i suoi nemici. Cristiano, a te dunque: Non soffra mai dubbio la tua fede: mai vacilli e tremi. il tuo cuore. S’armeggi contro, o il mondo o le passioni ti blandiscano, a [p. 117 modifica]Cristo a lui ti sei affidato- Se ti pare che le tempeste ti travolgano, che l’onde ti schiantino, non dubitaMa qui è fede, fede in lui, che ha gridato la vit-. Udresti j1 suo rimprovero: uomo di poca fede... toria della fede sul mondo, fede in lui, che ruppe i legami della morte, fede in lui, che nella sua risurrezione scosse il,mondo fisico nelle sue leggi, atterrò -- per sempre --- il mondo ebraico, il mondo pagano, La vittoria pacifica e tranquilla di Gesù, è, sarà la nostra vittoria pacifica... un dì. B. R.

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EL POTER PIAIST1N El poer paisan, s’el cred, el cred de bon, Pia s’el cred pu, el se forma on mar de sass; El perd la calma e la rassegnazion; Per lo, ghé pu nagott de rispettass. Nol vorarà capì pu de reson; E.1 tentarà ogni mezzo de sottrass Ai dovCr del contratt col so padron, De tutt, insomma, el cercarà impipass; Ma donca cerchee minga d’esaltall Con di teorii ch’el gonfien m’e’n ballon; La sola Religion la po jutall

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A sopportò quell pe’s ch’el gha sui spali b’ona vita, pur tropp, de privazion. FEnEreicn Russi.

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Commovente religiosità

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una perseveranza ostinata e qualche volta crudele di eliminare il concetto di Dio, e pronunziarne, men che è possibile, il nome. E questo studio, questa cura, questa sollecitudine non la tia mica il volgo grosso e selvatico, ma un ceto d’uomini, aggraziati, colti, rispettabili, e qualche volta dotti ed illustri. a Ond’è che quando il fenomeno mi vien innanzi, arrogante e aggressivo, prorompo anch’io nell’impeto della mia coscienza. Ma che vi ha fatto codesto Iddio, perchè voi dobbiate trattarlo come un ospite uggioso’ e importuno, per non dire anche nemico? E’. egli penetrato con attenzione ne’ vostri abitacoli per rapirvi gli averi? Ha egli tradito le vostre fedi? Ha egli maculato il vostro onore? Ha egli usurpato i vostri confini, offesa la vostra persona, malignata la vostra fama? O piuttosto non ha egli consacrato il- vostro battesimo, non ha benedetto le vostre nozze, non ha propiziato i vostri sepolcri, non vi ha fatti liberi di turpissime schiavitù, non ha data al mondo una civiltà maravigliosa, non ha circondato di speranze immortali il genere umano? Io sono credente, e m, è gloria di dichiararlo da questo seggio. Così i vccchi pastori’ delle mie Alpi diranno: -- Egli è. quel medesimo the abbiamo co-: nosciuto fanciullo; ha confessato Iddio mille nostre capanne, or lo confessa nel Senato d’Italia! a E non mi turberò, per pochi liberi pensatori, sp riti procellosi ed incauti, i quali, per un’idolatria soverchia di scienza ’e di libertà, vorrebbero velare la’ grande figura dell’Onnipotente! a. Ebbene, velatela pure: ciò non impedirà oche l’uomo colpito dall’infortunio non invochi il nome, augusto di Dio; non impedirà che una povera croce piantata in cima ad una rupe solitaria o perduta nel grembo di una foresta, non consoli l’anima e gli occhi del pellegrino; non impedirà che la scienza più umile degli infusorii, come nel più vasto organismo della creazione, non riconosca i segni di questo Iddio: non impedirà che l’arte non lo ammiri, non lo veda e non lo canti in faccia alla gloria dei mari e alla grandezza dei cieli!?».


dell’Illustre Poeta G. PRATI

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Nello scorso febbraio ricorreva il centenario della nascita dell’illustre poeta G. Prati. Per dimostrare quanto in quell’anima fervida fosse vivo il senso Cristiano e sincera la fede, giova ricordare il nobile e franco discorso da lui pronunciato come senatore nella grand’Aula del Senato Romano, mentre si discuteva l’abolizione del giuramento religioso nei tribunali, del quale discprso ci piace riferire il brano seguente: «Ho notato, o Senatori, uno strano fenomeno rnorale, che mi riempie di ’nuova tristezza! è il fenomeno è questo: in tutto ciò che si pensa, o si parla, o si scrive, e forse anco s’insegna, vi è manifestamente uno studio squisito, una cura sollecita,

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Protezione della giovane Ieri nel pomeriggio, alla sede della a Protezione della Giovane» in via Castelfidardo, n. 9, si tenne una importante adunanza del Cosiglio, dei benefattori e dei corrispondenti che nei paesi limitrofi, si interessanò della sorte di molte giovinette sospinte nella città dal bisogno di trovare onesta occupazrione. Molti i chiamati e non pochi gli eletti. Infatti si presentarono per partecipare al convegno rappre2 sentanti di Como, Cernobbio, Cantù, Cassano d’Adda, Abbiategrasso, Cernusco sul Naviglio, Legnano, Pregnana, Romano, ecc.. e si diede lettura di [p. 118 modifica]molte adesioni e proposte tendenti a intensificare l’opera di protezione. 11 signor A. M. Ccrnelio, per incarico della pre’sidente contessa, Carlotta Parravicini, si congratulò con gli intervenuti e ringraziandoli, espresse il voto di veder sovente ripetersi il convegno del comitato milanese coi solerti corrispondenti, e ciò per opportuni affiatamenti, per scambi di idee, per efficaci incitamenti. Prendendo lo spunto da uno splendido discorso tenuto teste a Firenze dal conte Stefano Jac:ni sul problema dell’emigrazione, il Cornelio parlò della immigrazione dai monti alle valli, dai campi nelle nostre città e accennò rapidamente ai pericòli ai quali si espongono molte giovani ingenue, ". incaute, in balìa di sè stesse, facili prede di gente perversa indegna sfruttatrice dell’innocenza, corrompitrice di esistenze pur animate da buona volontà. un servizio di corrispondenza e di recapito può riuscire e riesce efficace all’intento della protezione, della difesa e dell’aiuto, che l’opera presta alle immigranti, e certo — così concluse — vale assai più l’impedire il male che cercar di ripararlo quando è avvenuto. In- seguito presero la parola i preposti di Abbiategrasso e di Cantù, il rappresentante di Cassano, don Alessandro Sperlari, nonché parecchie signorine rappresentanti rispettivamente Moltrasio, Pregnana, Como, Limbiate, Monza, Legnano, ecc. Si fecero molte proposte, e’ alla discussione intervenne la,presidente colla signora Rina Mayno Amman, rilevando.l’opportunità di, altre adunanze anche per addivenire a progetti concreti. Intanto si deliberò di portare a mezzo della presidenza la notizia del convegno di Milano al con, gresso che si terrà proSsimamente a Livorno. In fine il rev. preposto di S. Francesco da Paola, don Schenone, quale patrono del Comitato milanese, improvvisò un caldo fervorino, incitando tutti a intensificare l’Opera ispirata ai più nobili ideali. s’•

SANATORIO ALPINO PER I BAMBINI POVERI Le Signore e le Signorine d’ItaKa sotto le ’ali protettrici della Signora Bisi-Albini vogliono che anche la nostra bella Patria abbia un Sanatorio in alta montagna per la cura dei bambini tubercolosi. Abbiamo fatto stampare un milione di francobolli-suggello per corrispondenza che vendiamo a centesimi io cadauno. Dalle Alpi,. dal Tirreno, dalla Sardegna, dalla Sicilia, persino dalla lontana Repubblica Argentina ci piovono domande di questi francobolli, che iniamo gratis in deposito a quelle buone persone che vogliono tentarne la vendita fra altre buone. Già la somma raccolta è considerevole, ma non ancora sufficiente perchè la nostra iniziativa sia costi tuita in Ente Morale e a noi occorre raggiungerla al più presto, perchè i bimbi soffrono, muoiono, stendono4 disperatamente le loro pallidi manine verso.., di noi, verso la montagna, verso la neve ristoratrice, verso il sole limpido delle Alpi provVide. Aiutateci tutti letteti e lettrici cortesi del «Buon Cuore a, ordinateci dei francobolli, (Rivolgersi a Irmina Stanga Pineta di Sortenna; Prov. Sondrio) o alla Ditta L. F. Cogliati di Milan,, - Corso Romana, 17. — Se non li esiterete tutti potete sempre rimandarli in luogo di danaro. Vogliate stendere il vostro forte braccio anche al bimbi d’Italia colpiti da una malattia che solo i ricchi riescono a moderare t’. spesso a vincere. Non 9 possa dire che in Italia è morto un solo bambino ancora per non, aver avuto il danaro di curarsi o il luogo ove venire curato gratuitamente. E sopratutto chiediamo aiuto a tutti i buoni subito mentre le madne sono ancora, tese in alto e il nemico’ terribile non le ha ancora, queste care piccole manine smorte, abbattute inerti. Per le Signorine d’Itm’id IRMINA STANGA.

L’Istituto dei Ciechi Nella sala dell’Unione femminile, lunedì sera il Cav Uff. Prof. Francesco Denti, primario oculista del nostro Ospedale Maggiore e Presidente dell’Istituto dei Ciechi, questa istituzione, notevolissima fra le congeparlò neri d’Italia per il numero di ospiti e per completezza di opera di assistenza. Sotto la denominazione generica di Istituto dei Ciechi vanno compresi l’Istituto dei Ciechi, propriamente detto, fondato nel 1840 da Michele Barozzi; l’Asilo Mondolfo, istituito dal Conte Sebastiano Mondolfo nel 1872; il Laboratorio Zirotti, fondato dal Dott. Francesco Zirotti nel 1884; l’Asilo Infantile Vitali, sorto nel 1905, per iniziativa dell’attuale Rettore, Monsignor Luigi Vitali e di un Comitato di Patronesse. L’oratore, diMostrando come codeste istituzioni rappresentino Una catena ininterotta di assistenza per il cieco, lamenta che ancora manchi la Pia Casa di ricovero pei ciechi vecchi ed inabili al lavoro: e riferisce sulla nuova iniziativa di Mons. Vitali che a tal scopo ha già un fondo di 4000o lire. Di ciascuna delle suaccennate istituzioni l’oratore espone le finalità, il modo di funzionare, la potenzialità finanziari che ascende complessivamente a 5 milioni, il numero dei beneficati cui diffondendosi a parlare dei grandioso Istituto di Via Vivaio, rispondente a tutte le moderne esigenze igieniche. Di particolare interesse è l’esposizione dei vari metodi di scrittura per mezzo dei quali il cieco può communicare cogli altri ciechi e coi veggenti e la notizia della recentissima deliberazione del Consiglio dell’Istituto dei Ciechi per l’apertura [p. 119 modifica]della Sezione femminile nel Laboratorio, Zirotti (a completare la funzione di Patronato ad esclusivo vantaggio, fin qui, dei maschi) merce la donazione di L. z0000 testè fatta dalla Sig. Ida Blutn ved. Rava in memoria del compianto Comm. Enrico Rava..1 prof. Denti lamenta come il Comune e la Provincia non aiutino l’istituto milanese a cui il Governo assegna sole L. r000 annue, ed encomia invece la Cassa di Risparmio che provvede a i8 posti pei ciechi poveri delle provincie lombarde. L’egregio conferenziere plaude, poi all’opera integratrice della recente Società Lombarda, che si propone l’elevazione morale, intelettuale, giuridica ed economica del cieco; e rileva come l’Istituto dei ciechi svolga da anni opera di patronato — nei limiti consentiti dal bilancio — verso i suoi protetti quando essi devono partecipare della vita dei veggenti e cooperare con loro al progresso sociale. Il prof. Denti si augura sorgono altri, similari istituti nei maggiori centri italiani, ed auspica che quelli’ esistenti migliorino, perfezionino, modernizzino i metodi di istruzione e di educazione del cieco, così da rispondere alle esigenze odierne della vita sociale. La bella conferenza — illustrata da numerose proiezioni sull’Istituto dei Ciechi di Milano — interessò profondamente l’uditorio grato e plaudente.