Il buon cuore - Anno XII, n. 50 - 13 dicembre 1913/Religione

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Domenica quinta d’Avvento

Testo del Vangelo.

In quel tempo Giovanni rende testimonianza di Lui, e grida, dicendo: Questi è Colui del quale io diceva: Quegli che verrà dopo di me, è da più di me, perchè era prima di me. E dalla pienezza di Lui noi tutti abbiam ricevuto, e una garzia in cambio di klosè fu data la legge: la gra.un’altra; perchè zia e la verità per Gesù Cristo fu fatta. Nessuno ha mai veduto Dio; l’Unigenito Figliuolo, che è nel seno del Padre, Egli ce lo ha rivelato. Ed ecco la testimonianza che rende Giovanni, quando i Giudei mandarono a Gerusalemme i sacerdoti e i leviti a lui, per domandargli: Chi sei tu? Ed ei confessò, e non negò; e confessò: Non sono io il Cristo. Ed essi gli domandarono: E che adunque? Sei tu Elia? Ed ei rispose: Noi sono. Sei tu profeta? Ed ei rispose: No. Gli dissero pertanto: Chi sei tu, affinchè possiamo render risposta a chi ci ha mandato? Che dici di te stesso? Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Raddrizzate la via del Signore, come ha detto il profeta Isaia. E questi messi eran della setta dei Farisei, e lo interrogarono dicendogli: Come adunque battezzi tu, se non sei il Cristo, nè Elia, nè il profeta? Giovanni rispose loro e disse: Io battezzo nell’acqua; ma v’ha in mezzo a voi uno, che voi non conoscete: Questi è quegli che verrà dopo di me, a cui io non son degno di sciogliere i legaccioli delle scarpe. Queste cose successero a Betania di là dal Giordano, dove Giovanni stava battezzando. S. GIOVANNI, cap. i.

Pensieri S. Giovanni Evangelista nell’incominciare il suo Vangelo col fine di provare la divinità di Gesù Cristo — quasi avesse a scrivere, diciamo così — un [p. 397 modifica]primo trattato teologico — si preoccupa fin dal principio delle sue parole di stabilire la posizione di Gesu in i-onfronto agli uomini. Dato un rapido sguardo — aquila che fissa l’irnmota pupilla nel più fulgido centro di luce — all’azione che il Verbo ha svolto lassù nel cielo, passa rapidamente alle dichiarazioni che il precursore S. Giovanni Battista fa di Gesù. Come dallo splendor vivido dell’aurora si indovina ci si prepara l’animo al sole che intera svolge l’azione sua, così pare all’Evangelista necessario — dopo lo sguardo ai cielo, dopo lo svolgimento dell’Incarnazione • — preludiare a lui che verrà colle parole, col testimonio del Battista. Ed il precursore detta e dichiara l’origine singolare di Cristo. Ne dice la natura, la durata, la eccezionalità deil’essere: di poi rifà il cammino delle genti tutte innanzi all’opera di Cristo, rivendicando a Cristo solo l’opera della umana perfettibilità: quanto ha potuto la natura, quanto ha fatto IVIosè ’colla sua legge di maggior perfezione non fu e non è altro che una preparazione a più forte e maggior destino; una maturità alla perfezione ultima, opera questa superiore alla legge, superiore alla verità umana, perchè opera di grazia completa e perfetta. Solo la sua perfezione — plenitudo ejus — è la causa, la ragione della nostra perfezione. • •

A ben comprerhkere, o lettore, nella sua laconicità tutta la sintesi storica contenuta nella frase del Battista è necessaria una sosta. Quando Dio creò l’uomo, all’uomo donava col suo soffio immortale, un’energia tutt’affatto diversa, contraria all’energia, che all’uomo deriva dalla carne. Due leggi pose Dio nell’uomo: una legge di carne coi suoi appetiti bassi, che ci lega e trascina a terra, dove il corpo si trova, dove svolge la sua azione: una seconda ancor ne diede alla prima legge contraria, che per l’origine spirituale che ha, per sua natura tende là da dove originò, dove tiene il suo centro, il suo destino. Respingo ogni idea panteistica. Essa è legge di spirito, legge, che tende a sollevarsi, a sciogliersi e distanziarsi dai bisogni di terra, dalle necessità temporali, contingenti: desidera vuole ’e lotta per le belle idealità della morale, dello spirito. S. Paolo confessa — dolente -- questa lotta della duplice legge in lui. Orbene per natura l’uomo ha desiderato le cose buone. Ma viziata cadde nei nostri progenitori, negli eredi loro, di loro più infelici perchè più fiacchi, viziati dall’abitudine, dall’ambiente: tale fu la prima legge di natura. A correggere questa debolezza Mosè sorse per darci colla sua legge una aggiunta di virtù esteriore, fu la legge di IVIosè, che difese nel popolo d’Israele la fede e la morale. Nel naufragio generale dei popoli, arca di salute, richiamo agli erranti, faro di luce furono i profeti e la Legge d’Israele: a lui

s’affissava lo sguardo delle genti: in lui — custodite gelosamente — erano le promesse grandi d’un ristoratore del popolo, d’un re glorioso, d’un principe di pace, d’un Salvatore, d’un Redentore. Legge positiva, umana, legge di verità non perfetta. A. perfezionare la legge dell’uomo ecco Gesù Cristo. L’uomo fino a questo tempo aveva svolto tutta la sua attività religiosa, ma e la natura e la legge mosaica s’erano svolte nella loro sfera d’azione: la legge più perfetta di Mose aveva tentato sollevare, aveva sollevato un lembo di tante verità, ma questa non s’era denudata innanzi all’uomo perchè questi la potesse tutta comprendere: non aveva mostrato — chè non lo potes:fa. — tutta l’infinita sua bellezza inesauribile perchè l’uomo, di questa innamorato, potesse unirsele in un nodo soave ed indissolubile: non aveva dato a gustare le sue gioie profonde da indurre l’uomo a cercare ogni e qualunque sacrificio per lei, foss’anco la morte. L’uomo aveva intravisto, ma era ricaduto come il pesce che tentasse il volo dell’aquila. Invidioso e dolente aspettava l’ideale... irraggiungibile, finchè non apparve Gesù. E Gesù prende l’ideale bello e lo realizza: all’uomo dà una forza da -superare la natura sua, da dargli l’aspirazione ed il potere del... soprannaturale, della verità infinita, del bene inesauribile, della bontà che non finisce mai. Alle verità umane, succedono le verità soprannaturali alle deboli ed esauste forze dell’uomo Cristo dà nella fede, nei sacramenti un potere quasi divino! Or l’abbiamo la perfezione... più in là di Dio, dei suoi beni, del suo vero, della sua grazia l’uomo non può volere... Con Cristo inesauribile l’uomo ha la sua perfezione. de plenitudine ejus non omnes accepimus gratiam pro gratia. • •

Chiarissime le conseguenze, lettor gentile. Contro i nostri avversarii rivendichiamo la perfettibilità umana indefinita, mercè Cristo: essi s’agitano per forme e cose da noi superate da un pezzo. Rivendichiamo la divina figura di Gesù, che vince i tempi, le cose, la scienza, che non finisce e non finirà mai. Rivendichiamo la forza religiosa che — sola — può condurci — e con sicurezza — tanto alto. Rivendichiamo la bellezza di nostra fede che realizza, dà l’assoluto e la consistenza alle vaghe aspirazioni umane. Rivendichiamo la forza dei sacramenti, di dove sappiamo trarre la forza per tutto osare in colui, che ci conforta. • • Rivendichiamo alla fede, ai sacramenti, agli esempi di Cristo e dei Santi quella strana forza che sorregge nell’urto delle passioni, che dà valore ai valori spirituali, che capovolge la misura di stima che [p. 398 modifica]il mondo usa per la vita e le sue esigenze: che crea il generoso che s’innamora del sacrificio del dolore perchè sollevano a Dio, e disprezza la coppa del piacere che prostra e lega alla terra. B. R.