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IL BUON CUORE 396


più agiati, più egoisti, meno generosamente incuranti dell’avvenire e costituiscono quasi sempre anche una non lieve difficoltà per i Comuni che devono provvedere alla loro i§truzione e si vedono invase di mese in mese e insufficienti le scuole esistenti. Volete sapere, ad esempio, quanti bambini italiani vi siano attualmente a Grenchen (Svizzera) all’imbocco sud del tunnel Moutier-Granges, che è un completamento della linea del Sempione? Le scuole italiane per i ragazzi di Tripolis (così fu battezzato dagli indigeni il villaggio italiano) affidate dal Governo cantonale di Soletta alla direzione dell’«Opera di Assistenza», contano attualmente circa 13o ragazzi dai 7 ai 14 anni. Una sessantina si calcolano i ragazzi nostri, che, perchè hanno già superati i corsi delle nostre scuole, frequentano le scuole indigene. Sono dunque circa 200 i ragazzi dai 7 ai 14 anni. Se si tiene conto della mortalità che colpisce purtroppo i bambini della colonia inferiori ad un anno, possiamo dire che altrettanto e anche più sono i bambini inferiori ai 7 anni, 40o ragazzi circa! E’ pure questa la cifra approssimativa che dà l’Ufficio del Comune. Tale cifra è più significativa se si pensa che gli italiani stabiliti in Grenchen non superano i 2000 e che non vi si trovano che un centinaio di famiglie italiane. Un’altra constatazione curiosa: la percentuale della maggiore fecondità cade sull’elemento operaio e meno sulla classe’ esercente o impresaria oppure dedita ai lavori di fabbrica. Infatti per l’albero di Natale organizzato lo scorso anno dall’Impresa costruttrice della galleria per ragazzi dei suoi operai dai 2 ai 12 anni, gli iscritti superano i 25o; i quali, uniti ai bambini inferiori a due anni e di oltre 12 anni, dànno una percentuale di circa 300, mentre gli operai italiani dell’Impresa non superano mai, fino a questi ultimi tempi, la media di ottocento.

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Abbiamo accennato, parlando di Grenchen, alla grave mortalità dei bambini inferiori ad un anno. Il doloroso fenomeno non è purtroppo limitato alle famiglie di quei minatori italiani, ma è facilmente constatabile dappertutto ove esistono importanti colonie icaliane nelle città e specialmente nelle agglomerazioni ittemporanee di baracche sul luogo dei grandi lavori. Poco distante da Basilea, ad un’ora di treno, esiste un altro «Tripoli», cioè un villaggio italiano, costruito tra i paesi di Trimbach e Winznau, per i nostri operai addetti ai lavori del tunnel del Hauenstein. Ebbene a Tnimbach-Winznau si è avuta nello scorso inverno una straordinaria mortalità di bambini. Ecco la dolorosa statistica: dalla parte di Trimbach si sono avuti nelle famiglie italiane 26 bambini morti; nelle tedesche 9. Gli italiani dalla parte di Trimbach sono calcolati a goo circa ed i tedeschi-svizzeri sono. 2600. Se si fa ora un pareggio della popolazione aumentando in proporzione anche i morti,

avremmo n. 78 bambini italiani e 9 bambini tedeschi! Dalla parte di Winznau il calcolo è più facile: su una popolazione presso a poco uguale abbiamo: 12 bambini italiani e un bambino tedesco. La lettura di queste cifre stringe il cuore. Della cosa si è occupato recentemente anche il governo cantonale di Soletta, il quale ha ordinato una ispezione alle baracche ed una inchiesta preso i medici locali. Il risultato dell’una e dell’altra fu che venne sstabilito come cagione principale della straordinaria mortalità dei bambini il troppo deficiente ed addirittura errato modo di allevare i bambini.

(Continua).


Religione


Domenica quinta d’Avvento

Testo del Vangelo.

In quel tempo Giovanni rende testimonianza di Lui, e grida, dicendo: Questi è Colui del quale io diceva: Quegli che verrà dopo di me, è da più di me, perchè era prima di me. E dalla pienezza di Lui noi tutti abbiam ricevuto, e una garzia in cambio di klosè fu data la legge: la gra.un’altra; perchè zia e la verità per Gesù Cristo fu fatta. Nessuno ha mai veduto Dio; l’Unigenito Figliuolo, che è nel seno del Padre, Egli ce lo ha rivelato. Ed ecco la testimonianza che rende Giovanni, quando i Giudei mandarono a Gerusalemme i sacerdoti e i leviti a lui, per domandargli: Chi sei tu? Ed ei confessò, e non negò; e confessò: Non sono io il Cristo. Ed essi gli domandarono: E che adunque? Sei tu Elia? Ed ei rispose: Noi sono. Sei tu profeta? Ed ei rispose: No. Gli dissero pertanto: Chi sei tu, affinchè possiamo render risposta a chi ci ha mandato? Che dici di te stesso? Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Raddrizzate la via del Signore, come ha detto il profeta Isaia. E questi messi eran della setta dei Farisei, e lo interrogarono dicendogli: Come adunque battezzi tu, se non sei il Cristo, nè Elia, nè il profeta? Giovanni rispose loro e disse: Io battezzo nell’acqua; ma v’ha in mezzo a voi uno, che voi non conoscete: Questi è quegli che verrà dopo di me, a cui io non son degno di sciogliere i legaccioli delle scarpe. Queste cose successero a Betania di là dal Giordano, dove Giovanni stava battezzando. S. GIOVANNI, cap. i.

Pensieri S. Giovanni Evangelista nell’incominciare il suo Vangelo col fine di provare la divinità di Gesù Cristo — quasi avesse a scrivere, diciamo così — un