Il buon cuore - Anno XII, n. 21 - 24 maggio 1913/Religione

Religione

../Educazione ed Istruzione ../Beneficenza IncludiIntestazione 9 marzo 2022 50% Da definire

Educazione ed Istruzione Beneficenza

[p. 164 modifica]Religione


Vangelo della 2a domenica dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

Essendo Gesù a mensa nella casa di Levi, ecco che, venutivi molti pubblicani e peccatori, si misero a tavola con Lui e co’ suoi discepoli. E i Farisei, vedendo ciò, dicevano ai discepoli di Lui: perchè mai il vostro Maestro mangia coi pubblicani e coi peccatori? Ma Gesù ciò udendo, disse loro: Non è ai sani che il medico faccia di bisogno, ma agli ammalati! Ma andate e imparate ciò che vuol dire: Io amo meglio la misericordia che il sacrificio; imperocchè io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori. Allora si accostarono a Lui i discepoli di -Giovanni, dicendo: Per qual motivo noi e i Farisei digiuniamo frequentemente, e i tuoi discepoli non digiunano? E Gesù disse loro: Possono forse i compagni dello sposo essere in lutto, fintantochè lo sposo è con essi? Ma verranno i giorni che sarà loro tolto lo sposo, e allora digiuneranno. S. GIOVANNI, cap. g.

Pensieri. La condotta dei farisei, che -- convitati con Cristo,, gli fanno corona coi suoi discepoli, — a questi suggeriscono e sfogano il loro facile scandalo, non è di quel tempo, no! è di tutti i tempi, e così sarà fin quando sovrana nella condotta degli uomini sarà la menzogna, o meglio, la insincerità delle umane convenienze. Per vero a richiamare l’attenzione del buon pubblico sulle proprie nullità fan volontieri corona a Gesù quei farisei. La fama di lui, l’opere sue prodigiose, la condotta esemplare,. l a santità delle dot [p. 165 modifica]trine, il favor popolare poteva loro giovare innanzi agli occhi dei semplici, dei creduloni’ e quindi godono e sfruttano l’amicizia, la famigliarità di Gesù, ina appena ne hanno il destro, l’occasione, lanciano l’accusa sotto la parvenza di zelo per l’ortodossia o la purezza della legge. Dimenticano — facilmente anzi con piacere -- la sua missione, l’opera sua passata immune fra poveri e peccatori e rejetti; sono soddisfatti d’essergli stati vicini loro, ma si scandolezzano dell’impuro, spregìevole contatto colle folle, coi disgraziati, coi peccatori. Questo li indispettisce. Gesù — la sua dottrina, la sua morale, la sua fede, le sue aspirazioni a migliorare tutti, ad alleviare piaghe, dolori, miserie -- non deve essere di tutti; Gesù deve essere monopolizzato dai pochi, dai privilegiati dell’intelletto, della... borsa anche, e se Gesù scende;agli umili, ai poveri, ai rejetti, al dolore, all’oppressione, Gesù dà scandalo ai superuomini, che van mormorando alla Chiesa somma delle aspirazioni al vero, al bene, alla virtù, luce e forza di miglioramento — che Gesù dà scandalo, che Gesù... etc., étc. L’obbiezione d’ei farisei dà lo spunto e provoca il programma del cuore di Gesù!... Rileggiamolo e ’gridiamolo alle turbe erranti, agli sperduti, agli avviliti, ai peccatori... Gridiamola forte la parola divina, parola di giustizia piena, completa, perfetta! «Voglio il trionfo della misericordia!»

  • * *

E’ in queste ultime parole il programma di Gesù, che. lui solo vuole e può applicare come grande criteriò di verità e giustizia: Noi poniamo in contraddizione il misericorde ed il giusto. Ma Ciò non sta in Dio, dove la pietà, la bontà, la misericordia, la carità sono le più alte espressioni di giustizia.. Gesù sa misurare l’indefinita nostra ignoranza delle relazioni, che ci avvincono a. Dio: sa che le nostre colpe sono le debolezze della viziata natura, dell’ambiente,’ sa quel mondo oscuro in cui giocano forze misteriose e terribili, che il nostro sguardo non può arrivare e se. Gesù punisce.il caparbio, il superbo, il ribelle, Gesù dà •volontieri la sua pace, il conforto delle sue parole, delle sue benedizioni, variamente applica la rigidità della legge all’individuo trionfando sempre la pietà e giustizia: che è pietà giusta compatire là dòve è disgrazia ed errore, come è giustizia pietosa punire solennemente chi — sciente — erra, travia, si’ ribella al volere supremo.

  • ale

Gesù l’afferma come conseguenza della sua mi

sione: giacchè dice di non essere venuto per i pochi privilegiati, ma per i peccatori, come dicesse per tutti, poichè basta essere figli d’Adamo ed Eva per essere... peccatori. Non è una novità. Ed allora perchè — se vogliamo imitare Gesù -scegliamo fra anima ed anima? Meglio, fra certe anime... rivestite di simpatie e... beni di fortuna ed altre, che non ponno vantare, che una pari o migliore origine e finalità cristiana? Perchè ci adontiamo, ci separiamo da chi — senza aver indagato mai nè il come, nè il quando — ha errato una volta forse per insindacabili forze? La risposta ce la dà ancora Gesù. Ai farisei, che rimproveravano a Gesù la condotta dei suoi apostoli, sdigiunatisi un sabbato con poche spighe, Gesù rispose loro adducendo l’esempio di Davide quando sfamò sè ed i suoi coi pani delta proposizione, che.non potevano essere mangiati se non dai soli sacerdoti. Ricorda ancor Gesù, che senza colpa i sacerdoti lavorano pure nel tempio il dì di sabbato, e che assai maggiore e miglior tempio era lui — oggetto di verità e virtù. Oh! dice Gesù, se aveste conosciuto ch’io desidero la misericordia più che il sacrificio, non avreste condannato degli innocenti. Così disse Gesù. B. R.

Mons, Corna Pellegrini Vescovo di Brescia è spirato all’alba di Mercoledì

Giacomo Maria Corna-Pellgwrini nacque il 13 dicembre 1827 da Giovanni Corna e da Giacomina Pellegrini-Despandri, in Pisogne, la ridente borgata che si annida, ’all’estrema sponda settentrionale del lago d’Iseo, in una tranquilla e verde insenatura, posando le spalle alla ’montagna che forma un contrafforte dell’eccelso Guglielmo, Ultimo’ di tre fratelli e tra sei sorelle, Lelia la maggiore di queste, gli dedicò la squisita dilézione che una connivenza continua rende più intima e confortatrice. Quella patriarcale famiglia di operosi e stimati negozianti formò intorno al fanciullo un ambiente di virtù e di fede; sì che egli, frequentate le prime scuole in un istittuo dí Pisogne, fondato da un prozio, sac. Giacomo Mercanti, chiamato alla carriera ecclesiastica da una vocazione schietta, nutrita di preghiere e di bontà, benedetto dai suoi, venne al Seminario vescovile dove, al 21° anno di età, aveva già compiuti gli studi. [p. 166 modifica]Troppo giovane per essere ordinato, si dedicò per due anni all’insegnamento nel collegio Mercanti. Fu pertanto ordinato sacerdote due anni dopo compiuti gli studi nella chiesa di S. Cristo, da mons. Gaetano Benaglia, vescovo di Lodi, essendo qui vacante la sede per la morte del vescovo Ferrari, ed il 31 marzo del 185o, giorno di Pasqua, celebrò le sua prima Messa nella chiesa del paese natìo, alla presenza dei suoi genitori che soprav3iissero di pochi anni all’avventurato avvenimento. Don Giacomo Corna venne mandato subito come coadiutore nel villaggio di Fraine, sopra Pisogne, proseguendo però egli ad insegnare nel collegio Mercanti. Ma poi lo studio delle discipline religiose lo attirò a Roma dove /&1 1856-57 lo vediamo riportare con onore la laurea di teologia e nel 1858 quella di diritto, lavorando ancora, nel periodo delle vacanze quale economo spirituale nella borgata di Alfianello. Tornato. definitivamente da Roma, fu assunto alla cattedra ai diritto canonico in Seminario ed il 13 giugno 1859 entrava quale prevosto nella parrocchia urbana di S. Alessandro. Si era in quei giorni alla vigilia dei sanguinosi fatti d’arme di S. Martino e Sol ferino. Difatti il novello prevosto, due settimane dopo il suo ingresso, passava ad ufficiare in S. Luca, lasciando la sua ampia chiesa al servizio di infermeria per i feriti in guerra. Il prevosto Corna-Pellegrini, tramutatosi in infermiere, non si diede riposo finché un solo ferito rimase in quel tempio che gli era stato affidato come campo di preghiera e di azione. Il giorno 29 giugno 1870 assumeva il cospicuo ufficio di arciprete della cattedrale. Nel frattempo però, nel 1866, mons. vescovo Verzeri lo nominava suo vicario generale. Ed allorquando mons. Verzeri, stanco ed ammalato, sentì il bisogno di chiedere al Papa un coadiutore nel governo della vastissima diocesi, designò il suo vicario generale al grave ministero dal quale mons. Corna, per grande e sentita modestia, cercò con insistenti preghiere di farsi esonerare. Il 31 marzo 1875 cioè nel venticinquesimo della ordinazione sacerdotale, mons. Giacomo Maria Corna-Pellegrini veniva preconizzato vescovo titolare di Brescia; il 25 aprile dello stesso anno veniva consacrato dagli Ecc. Vescovi Verzeri, Speranza e Bonomelli, e il i dicembre 1883, alla morte di mons. Verzeri, assumeva definitivamente• il governo della Chiesa bresciana. • *

Tracciata così rapidamente la biografia di mons. Corna-Pellegrini, si dovrebbe parlare della sua benefica ed illuminata opera di apostolo, delle sue preclare virtù sacerdotali, della venerazione e dell’affetto che andarono accumulando incessantemente attorno alla figura eccelsa di uomo e ministro di Dio con oggi ci ha lasciati per il Cielo. il lutto, spontaneo e profondo di tutti, senza distinzione di classe o di

tendenze, davanti al vescovo morto, colla sua tacita eloquenza, vi dice più di quanto noi possiamo ricordando gli atti più importanti del suo alto ministero. Egli compì, nella sua instancabile operosità episcopale, la visita pastorale di tutte le quattrocento parrocchie della diocesi, ed in quelle visite il popolo l’ammirò in tutta l’eccellenza della sua anima pastorale scendere in mezzo ai fedeli, ascoltare i più bisognosi, visitare gli infermi, ammaestrare, consolare, compiere talvolta conversioni che parvero miracoli di paterna sollecitudine. Pensò poi ad una riforma delle leggi diocesane e indisse il sinodo che da oltre due secoli non si era tenuto tra noi. Amatore dei buoni studi e della coltura del suo clero, curò con solerzia costante l’incremento del sapere, circondandosi di uomini colti e saggi che lo coadiuvarono, mantenendo sempre nella loro integrità le dottrine che emanano dal supremo magistero di Roma, nel dare sviluppo alle scientifiche innovazioni che egli andò introducendo nel Seminario. Ricorderò soltanto la riforma della musica sacra ch’egli promosse tra i primi ed il magnifico gabinetto di scienze fisiche e l’osservatorio meteorologico inaugurati solennemente con un discorso di Mons. Maffi e coll’intervento del Card. Ferrari; durante le feste giubilari del 1900 che gli furono una imponente dimostrazione di devozione e di amore. Del Seminario, sua predilezione e preoccupazione continua che visitava quasi tutti i giorni esprimendo sempre la sua compiacenza di trovarsi in mezzo ai suoi figli più cari, interessandosi minutamente di tutto, gran parte riformò, altra ne eresse dalle fondamenta. Altra opera a cui si dedicò con grande affetto e vide felicemente coMpiuta,e fiorente è la Casa per il clero coll’istituzione degli Oblati sull’imitazione di quelli di S. Carlo. Si può dire del resto che nessuna opera buona, di pietà e d’istruzione o di beneficenza, in città o in diocesi, che sia, ricorsa a mons. vescovo, non abbia trovato in lui provvido aiuto e generoso incoraggiamento. Di lui si dovrebbe ricordare il caldo zelo per il decoro della casa del Signore e delle sacre funzioni, dalle quali non poche volte la premura dei famigliari non riuscì a tenerlo assente neppure quando, per l’età avanzata, la fatica avrebbe potuto pregiudicare la sua salute. La sua parola chiara, il suo dire concettoso, vibrante della fede che penetra nelle anime e convince, non mancò mai nelle funzioni più solenni delle grandi chiese come nelle cerimonie intime di istituti tanto care alla sua squisita pietà. Il S. Padre Leone XIII per tutto questo complesso di opere e di virtù, lo creò suo Prelato domestico, Assistente al Soglio pontificio e conte romano; e più volte sarebbe stato promosso a sedi di maggiore dignità se la riluttanza di lui agli onori e l’affetto verso i suoi diocesani non avessero opposto un insuperabile ostacolo., [p. 167 modifica]Dalla Prefettura di Uelle

ioni la B.ssa Leonino e la, Sig.a Radice e D.a Radice Fossati la Sig.a Radice Marietti, poi molte aderenti, una cinquantina di persone.

Il Rev.mo Prelato Beckers di Tongerloo scrive al Sodalizio Claveriano: Siccome è stata distaccata una parte della nostra Missione a vantaggio dei RR. Padri Domenicani, che si sono voluti associare alla nostra opera di evangelizzazione, il numero dei cristiani nella nostra Prefettura è naturalmente diminuito. Al contrario, come avevamo preveduto, il lavoro dei Missionari ha potuto essere più fruttuoso, essendo le distanze fra le stazioni meno considerevoli, mentre per il passato ciò apportava un ritardo alla diffusione della fede. Lasciamo alle cifre il loro linguaggio eloquente. Quest’anno abbiamo avuto 547 Battegimi, ciò che fa salire a 2224 il numero dei cattolici, vi sono stati 2430 catecumeni, sono state impartite 10,140 Comunioni, benedetti 88 matrimoni cristiani. In tutte queste cifre non sono comprese quelle di Buta, di cui il totale non ci è ancor giunto. La malattia del sonno continua ad estendere il suo sterminio. La cappella d’Engengele (N. Signora de Walcourt, 134 cristiani e i io catecumeni) è la più provata dal terribile flagello; quelle de Moenge (Casterle Saint Villibrord: 355 cristiani e 164 catecumeni) sono ugualmente colpite. Per poter curare con più efficacia questi malati, due nostri Missionari seguono il córso di medicina tropicale a Bruxelles, donde presto- ripartiranno muniti d’istrumenti e di rimedi, destinati a combattere la temuta malattia. Fra le costruzioni recenti, bisogna ricordare soprattutto la nuova e vasta chiesa d’Ibembo, parecchie cappelle scuole, totale 36, e le scuole di Buta e di Bondo. Presentemente nell’Uelle occidentale si contano 26 Missionari, di cui I i sacerdoti, io frati dell’abbazia di Tongerloo, 4 Suore, e, in più, circa una quarantina di catechisti che insegnano la religione nelle cappelle. («Corrispondenza Africana.»)

Presiede M.r Vitali ed è presente la Segretaria e il Vice-Segretario, sig. Cornelio e sig. Camera. Si conferma la data della fiera I,, 2, 3, 4, dicembre: si raccomanda vivamente di attenersi specialmente per la vendita a indumenti per poveri, e ad ogni Capo-Gruppo di unire buon numero di signore, signorine e signori aderenti. Vi saranno due premi per lotteria: il primo della Regina Madre, già assicurato per l’intervento della Presidente Marchesa Trotti, e l’altro delle Signore Capi-gruppo. Il biglietto pel premio della Regina Madre sarà di L. 2, quello delle Signore Capi- gruppo di L. i. Si richiama l’interesse degli intervenuti sulle molte domande di piccoli ciechi non ancora esaudite e si risveglia il desiderio che l’esito della Fiera possa far estendere a molti il beneficio nel provvido Asilo: questo dopo la Seduta vien visitato da molte signore festeggiate dai bambini ricchi che hanno per le loro benefattrici il più eloquente ringraziamento: appai9no vispi, floridi, felici e grati; giocano, saltano, leggono e scrivono e si preparano a far grande onore alla colazione.