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166 IL BUON CUORE


Troppo giovane per essere ordinato, si dedicò per due anni all’insegnamento nel collegio Mercanti. Fu pertanto ordinato sacerdote due anni dopo compiuti gli studi nella chiesa di S. Cristo, da mons. Gaetano Benaglia, vescovo di Lodi, essendo qui vacante la sede per la morte del vescovo Ferrari, ed il 31 marzo del 185o, giorno di Pasqua, celebrò le sua prima Messa nella chiesa del paese natìo, alla presenza dei suoi genitori che soprav3iissero di pochi anni all’avventurato avvenimento. Don Giacomo Corna venne mandato subito come coadiutore nel villaggio di Fraine, sopra Pisogne, proseguendo però egli ad insegnare nel collegio Mercanti. Ma poi lo studio delle discipline religiose lo attirò a Roma dove /&1 1856-57 lo vediamo riportare con onore la laurea di teologia e nel 1858 quella di diritto, lavorando ancora, nel periodo delle vacanze quale economo spirituale nella borgata di Alfianello. Tornato. definitivamente da Roma, fu assunto alla cattedra ai diritto canonico in Seminario ed il 13 giugno 1859 entrava quale prevosto nella parrocchia urbana di S. Alessandro. Si era in quei giorni alla vigilia dei sanguinosi fatti d’arme di S. Martino e Sol ferino. Difatti il novello prevosto, due settimane dopo il suo ingresso, passava ad ufficiare in S. Luca, lasciando la sua ampia chiesa al servizio di infermeria per i feriti in guerra. Il prevosto Corna-Pellegrini, tramutatosi in infermiere, non si diede riposo finché un solo ferito rimase in quel tempio che gli era stato affidato come campo di preghiera e di azione. Il giorno 29 giugno 1870 assumeva il cospicuo ufficio di arciprete della cattedrale. Nel frattempo però, nel 1866, mons. vescovo Verzeri lo nominava suo vicario generale. Ed allorquando mons. Verzeri, stanco ed ammalato, sentì il bisogno di chiedere al Papa un coadiutore nel governo della vastissima diocesi, designò il suo vicario generale al grave ministero dal quale mons. Corna, per grande e sentita modestia, cercò con insistenti preghiere di farsi esonerare. Il 31 marzo 1875 cioè nel venticinquesimo della ordinazione sacerdotale, mons. Giacomo Maria Corna-Pellegrini veniva preconizzato vescovo titolare di Brescia; il 25 aprile dello stesso anno veniva consacrato dagli Ecc. Vescovi Verzeri, Speranza e Bonomelli, e il i dicembre 1883, alla morte di mons. Verzeri, assumeva definitivamente• il governo della Chiesa bresciana. • *

Tracciata così rapidamente la biografia di mons. Corna-Pellegrini, si dovrebbe parlare della sua benefica ed illuminata opera di apostolo, delle sue preclare virtù sacerdotali, della venerazione e dell’affetto che andarono accumulando incessantemente attorno alla figura eccelsa di uomo e ministro di Dio con oggi ci ha lasciati per il Cielo. il lutto, spontaneo e profondo di tutti, senza distinzione di classe o di

tendenze, davanti al vescovo morto, colla sua tacita eloquenza, vi dice più di quanto noi possiamo ricordando gli atti più importanti del suo alto ministero. Egli compì, nella sua instancabile operosità episcopale, la visita pastorale di tutte le quattrocento parrocchie della diocesi, ed in quelle visite il popolo l’ammirò in tutta l’eccellenza della sua anima pastorale scendere in mezzo ai fedeli, ascoltare i più bisognosi, visitare gli infermi, ammaestrare, consolare, compiere talvolta conversioni che parvero miracoli di paterna sollecitudine. Pensò poi ad una riforma delle leggi diocesane e indisse il sinodo che da oltre due secoli non si era tenuto tra noi. Amatore dei buoni studi e della coltura del suo clero, curò con solerzia costante l’incremento del sapere, circondandosi di uomini colti e saggi che lo coadiuvarono, mantenendo sempre nella loro integrità le dottrine che emanano dal supremo magistero di Roma, nel dare sviluppo alle scientifiche innovazioni che egli andò introducendo nel Seminario. Ricorderò soltanto la riforma della musica sacra ch’egli promosse tra i primi ed il magnifico gabinetto di scienze fisiche e l’osservatorio meteorologico inaugurati solennemente con un discorso di Mons. Maffi e coll’intervento del Card. Ferrari; durante le feste giubilari del 1900 che gli furono una imponente dimostrazione di devozione e di amore. Del Seminario, sua predilezione e preoccupazione continua che visitava quasi tutti i giorni esprimendo sempre la sua compiacenza di trovarsi in mezzo ai suoi figli più cari, interessandosi minutamente di tutto, gran parte riformò, altra ne eresse dalle fondamenta. Altra opera a cui si dedicò con grande affetto e vide felicemente coMpiuta,e fiorente è la Casa per il clero coll’istituzione degli Oblati sull’imitazione di quelli di S. Carlo. Si può dire del resto che nessuna opera buona, di pietà e d’istruzione o di beneficenza, in città o in diocesi, che sia, ricorsa a mons. vescovo, non abbia trovato in lui provvido aiuto e generoso incoraggiamento. Di lui si dovrebbe ricordare il caldo zelo per il decoro della casa del Signore e delle sacre funzioni, dalle quali non poche volte la premura dei famigliari non riuscì a tenerlo assente neppure quando, per l’età avanzata, la fatica avrebbe potuto pregiudicare la sua salute. La sua parola chiara, il suo dire concettoso, vibrante della fede che penetra nelle anime e convince, non mancò mai nelle funzioni più solenni delle grandi chiese come nelle cerimonie intime di istituti tanto care alla sua squisita pietà. Il S. Padre Leone XIII per tutto questo complesso di opere e di virtù, lo creò suo Prelato domestico, Assistente al Soglio pontificio e conte romano; e più volte sarebbe stato promosso a sedi di maggiore dignità se la riluttanza di lui agli onori e l’affetto verso i suoi diocesani non avessero opposto un insuperabile ostacolo.,