Il buon cuore - Anno XII, n. 07 - 15 febbraio 1913/Religione

Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

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Vangelo della seconda Domenica di Quaresima

Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù venne nella città di Samaria, che è detta Sichar, vicino alla tenuta che diede Giacobbe al suo figliuolo Giuseppe. E quivi era il pozzo di Giacobbe. Onde Gesù stanco del viaggio si pose così a sedere sul pozzo. Ed era circa l’ora sesta. Viene una donna Samaritana ad attinger acqua, Gesù le dice: Dammi da bere. (Imperocchè i suoi discepoli erano [p. 53 modifica]andati in città per comperare da mangiare). Rispose adunque la donna Samaritana: Come mai tu essendo Giudeo, chiedi da bere a me che sono Samaritana? Imperocchè non hanno comunione i Giudei coi Samaritani. Rispose Gesù, e dissele: Se tu conoscessi il dono di Dio, e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu non avresti forse chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato di un’acqua viva. Dissegli la donna: Signore, tu non hai con che attingere, e il pozzo è profondo: in che modo adunque hai tu quell’acqua viva? Sei tu forse da più di Giacobbe nostro padre, il quale diede a noi questo pozzo, donde bevve esso e i suoi figliuoli e il suo bestiame? Rispose Gesù, e disse: Ognuno, che bevve di quest’acqua avrà sete novellamente: chi poi berrà di quell’acqua, che gli darò io, non avrà più sete in eterno: ma l’acqua che io gli darò diventerà in esso fontana di acqua che zampillerà sino alla vita eterna. Dissegui la donna: Signore, dammi di quest’acqua, affinchè io non abbia mai sete, nè abbia a venir qua per attingere. Le disse Gesù: Va, chiama tuo marito, e ritorna qua. Risposegli la donna, e dissegli: Non ho marito. E Gesù le rispose: Hai detto bene: kon ho marito. Imperocchè cinque mariti hai avuti, e quello che hai adesso non è tuo marito: in questo hai detto il vero. Dissegli la donna: Signore, veggo che tu sei profeta. I nostri padri hannd adorato (Dio) su questo monte, e voi dite che il luogo, dove bisogna adorarlo, è in Gerusalemme. Gesù le rispose: Credimi, o donna, che è venuto il tempo, in cui nè su questo monte, nè in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quello che non conoscete: noi adoriamo quello che conosciamo, perchè la salute viene dai Giudei. Ma verrà il tempo, anzi è venuto, in cui adoratori veraci adoreranno il Padre in ispirito e verità. Imperocchè tali il Padre cerca adoratori, Iddio è spirito; e quei che lo adorano adorar lo debbono in ispirito e verità. Dissegli la donna: So che viene il Messia (che vuol dire il Cristo): quando questi sarà venuto, ci istruirà di tutto.• Dissele Gesù: Son quel desco io, che teco favella. E in quel mentre arrivarono i suoi discepoli: e si meravigliarono, che discorresse con una donna. Nessuno però gli disse: Che cerchi tu, e di che parli tu con colei? Ma la donna lasciò la sua secchia, e andossene in città, e disse a quella gente: Venite a vedere un uomo, il quale mi ha detto tutto, quanto ho fatto: è egli forse il Cristo? Uscirono dunque dalla città e andarono da lui. E in quel frattempo lo pregavano i discepoli: Maestro, prendi un poco di cibo. Ma egli rispose loro: Io ho un cibo da ristorarmi,, che voi non sapete. I discepoli perciò si dicevano l’un l’altro: V’è egli forse stato ’qualcheduno che gli abbia portato da mangiare? Disse loro Gesù: Il mio cibo è di fare la volontà di Colui, che mi ha mandato, e di compiere l’opera sua. Non dite voi: Vi sono ancora quattro mesi, e poi viene la mietitura? Ecco che io vi dico: Alzate gli occhi vostri e mirate le campagne, che già biancheggiano per la messe. E colui che miete, riceve la mercede, e raguna frutto per ’la vita eterna; onde insieme goda e colui che se

mita e colui che miete, imperocchè in questo si verifica quel proverbio: Altri semina e altri miete. Io vi ho mandato a mietere quello che voi non avete lavorato. Altri hanno lavorato, e voi siete entrati nel loro lavoro. Or dei Samaritani di quella città molti credettero in lui per le parole di quella donna, la quale attestava: Egli mi ha detto tutto quello, che io ho fatto. Portatosi dunque da lui quei Samaritani, lo pregarono a trattenersi in quel luogo. E vi si trattenne due giorni. E molti più credettero in lui in virtù della sua parola. E dicevano alla donna: Noi già non crediamo a riflessO della tua parola, imperocche abbiamo noi stesso udito, e abbiamo conosciuto, che questi è veramente il Salvatore del mondo. S. MATTEO, cap. 4.

Pensieri. Gesù, stanco dal viaggio — quanta fatica per salvare un’anima sola! quanto debb’essere preziosa a Dio, deve importare a noi! — riposa al pazzo di Giacobbe. Alla donna, pettegola e superba, che per negare un favore accampa pretesti di nazionalità, Gesù risponde invitandola a conoscere chi sia colui che chiede il favore, e che sia la nascosta eppur tanto preziosa virtù del dono. Tali domande e tali inviti trovano -oggi alla moderna società luogo opportuno e conveniente. A questa società che s’agita -e affatica in cerca d’un luogo di riposo, in cerca affannosa del vero, del bene, dell’assoluto che ci tranquillizzi in questo rapido svolgersi, tramontare, nascere, sparire delle cose tutte oh! come è necessario mostrare chi sia il Cristo. L’uomo cerca, ha bisogno dell’infiinito. Non si può accontentare del mutevole, del fuggitivo, lui che sente in se una forza superiore a tutto, che su -. pera la materia, che domina lo spazio, il tempo.... l’uomo sente il vero, il bene non relativo, sente il bisogno imperioso di vita... non andate lontano! Cristo ha detto con sovrumano ardire, con arcane parole: Io sono la via, la verità, la vita. Chi avrà cre duto in me vivrà... nè morrà in eterno. Per questo nella corsa magnifica della mente alla ricerca del vero, quando le s’appresenta il mistero, Cristo ci dà la fede: quando agli slanci del cuore si oppongono le fatuità delle creature e delle cose, Cristo ci dà il purissimo amore di lui, del bene: quando nelle lotte vacilla la volontà colla sua gra zia, coi Sacramenti, la sorregge e dalla prova, dal sacrificio crea l’eroe, crea il Santo.

Ma — sfortunatamente — assai poco conosciamo e sappiamo della preziosità del suo dono. Nella sua frase sembra che Cristo medesimo si dolga dell’ignoranza che grava sull’uomo — fatalità dolorosa — circa l’operazione della grazia divina, che questc, solo merita il nome di dono: le altre sono meschinità al paragone. [p. 54 modifica]Ma Gesù ne ha scoperto il velo misterioso. Allorquando — più in seguito — parla dell’acqua che disseterà in eterno. Egli ce la descrive come fonte d’acqua che sgorga per la vita eterna. Sul dosso del monte, di sotto al pesante masso, dal vivo della roccia s’è scavata la via un rigagnolo che giù precipita baldanzoso, fresco, sollevando un mormore grato. La sua azione non s’esaurisce in una volta. Dissetato potresti ancora desiderare l’acque indegne. No! E’ fonte d’acqua perenne, continua: sorgente inesauribile di verità, dall’una passa all’altra, dove l’un vero proietta luce più addietro rivelando tesori al cupido sguardo: dove all’una, alle cento soavi emozioni dello spirito — sazio di terra e materia — ritorna le tante volte sempre più grato, sempre più nuovo. Nè sono l’emozioni di quaggiù. Per la vita eterna, ha detto Gesù. Riempitela la vita d’emozioni e gioie, mondane. Passate di gioia in gioia, di piacere in piacere. Domani così non sarà più. Le cose che passano il rapido loro mutarsi ci fa troppo sicuri che tutto passa quaggiù, perchè qui l’eterno non v’ha. B. R.

Il Protetorato in Oriente Per cura dell’Associazione Nazionale in soccorso dei Missionari Italiani, si è esumato uno studio sul Protettorato in Oriente del rimpianto senatore Lampertico: studio importantissimo che, non appena diramato nel 1891, ebbe larghissima eco, oltrechè in Italia, anche all’estero, ed attirò segnatamente l’attenzione della diplomazia europea, nella quale raccolse altissime adesioni. Molte cose si sono mutate dal 1891 in poi. Allora eccettuati gli istituti delle Suore di Ivrea a Costantinopoli ed a Smirne, direttamente dipendenti dal R. Ministero degli Affari Esteri, e quattro istituti fondati dall’Associazione Nazionale nell’Alto Egitto, nessuna Missione italiana, nessun istituto religioso italiano era protetto dalla nostra bandiera: tutte le nostre Missioni indistintamente, in ogni parte del mondo, erano sotto protezione forestiera. Oggi, invece, dopo poco più di zo anni, pressochè tutte le Missioni italiane si sono liberate dalla protezione straniera, e hanno chiesto e ottenuto dal R. Governo d’Italia il protettorato che si desiderava. Le pochissime che ancora rimangono tenute fuori dalla famiglia, ormai grande, delle Missioni italiane protette dal nostro vessillo, anelano esse pure ad una pronta liberazione; e non è nemmeno a dubitare che, nel giro di pochissimi anni, di quella situazione — che pareva incrollabile all’epoca dello studio del Lampertico per antiche consuetudini, per

potenza di mezzi e d’influenze — non rimarrà più che il ricordo. Ora, a consolidare le conquiste fatte, e ad accelerare le nuove ritiene l’Associazione Nazionale che nessuna cosa potrebbe meglio giovare del richiamo dell’attenzione della diplomazia e dei governanti italiani allo studio del Lampertico; e ciò tanto più nel momento presente, nel quale alcune questioni concernenti la protezione dei cristiani nelle provincie che — o fino a pochi mesi addietro furono o ancora resteranno dell’Impero Ottomano — stanno per avere una soluzione che potrebbe essere definitiva. Allo studio del Lampertico, nella novissima edizione, si è aggiunta una importante appendice dovuta al prof. comm. E. Schiaparelli, il quale, animato sempre dai più nobili ideali, sospinto da santi entusiasmi pel trionfo dell’Italia all’estero, colla sua competenza, col suo occhio vigile, col suo grande amore alla patria e alla umanità, ha saputo condurre l’Associazione Nazionale a importanti e utilissimi risultati. L’appendice dello Schiaparellí riguarda un punto che dal Lampertico era stato toccato appena per incidente, e che nel momento presente ha invece singolare importanza, trattandosi degli interessi cattolici nella penisola Balcanica. Tale pubblicazione si presenta quindi come cosa nuova e per taluni come una rivelazione, come un documento efficacissimo nel promuovere quella maggiore influenza politica e morale d’Italia all’estero, che è nei voti di tutti i buoni italiani.

UN PASSEROTTINO (Versione quasi letterale in italiano dall’originale sonetto di FEDERICO BUSSI, in dialetto milanese, pubblicato sul N. 4 del Buon Cuore).

Sul bel lenzuol di neve c’ho in giardino Com’un irrequieto bambinuccio. Saltella, corre, vola un passerino; Ma in quanto alla pastura, è... an affaruccio!

Le piante ei guarda, si, ma va maluccio Non han più foglie e a lui manca il lettino; Son secche; più non casca un granellino, E con il suo: cip, cip. il poveruccio Sembra gridar: che fame che mi sento! Quando ad un tratto da una finestrina, Gli arriva un po di miglio in quel momento! Oh Provvidenza! Come gli è contento! La Provvidenza... la era una bambina, Che in core aveva sentito il suo lamento! (irtnato) ELISEO BATTAGLIA Il libro più bello, più completo, più divertente che possiate regalare è l’Enciclopedia del Ragazzi