Il buon cuore - Anno XII, n. 05 - 1º febbraio 1913/Educazione ed Istruzione

Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XII, n. 05 - 1º febbraio 1913 Religione

[p. 33 modifica]Educazione ed Istruzione


QUELLO CHE HA FATTO L’ITALICA GENS

nel primo biennio

ed i suoi progetti per l’avvenire

(Continuazione del num. precedente)



Ma dopo di aver lasciato parlare le cifre sulla fertilità dei terreni del Cile, a noi pare di riscontrare in questo Stato un’altra favorevole condizione nell’antica e relativamente buona legislazione in materia di emigrazione e di colonizzazione. Le leggi su questi argomenti risalgono infatti al 1845 e si sono venute svolgendo e migliorando fino a onesti ultimi anni. Il Governo cileno fu indotto a studiare onesti problemi e ad istituire appositi organi nella pubblica amministrazione che sopraintendessero all’immigrazione e alla colonizzazione dalle condizioni demografiche dello Stato e dal desiderio di mettere in valore le ricchezze naturali del paese che rimangono ancora intatte per mancanza di braccia. Ancora secondo l’ultimo censimento del 1907 la popolazione della Repubblica cilena era di 3,210,270 abitanti sopra una superficie di 757,360 chilometri quadrati. La densità era quindi inferiore a cinque abitanti per chilometro quadrato.

Con le ultime leggi sull’immigrazione e sull’ordinamento dell’Ispettorato delle terre e della colonizzazione furono stabilite agenzie di immigrazione in Europa (e propriamente in Italia), che hanno il compito di curare il servizio di propaganda a favore del Cile, di farne conoscere le risorse e le ricchezze naturali, di organizzare mostre di prodotti del paese1 e di cercar di avviarvi correnti emigratorie.

A coloro che posseggono i requisiti di immigrante (certificati di sana costituzione, di moralità, di buona condotta e quello comprovante la professione, l’industria e il commercio che si esercita) sono, secondo le leggi su accennate, concesse dalle Agenzie varie agevolazioni quale, ad esempio, il viaggio gratuito in 3ª classe dal porto d’imbarco al Cile; il nolo del pari gratuito per le macchine e gli arnesi di lavoro di proprietà degli immigranti, purchè non superino un dato peso; alloggio e vitto gratuito per non più di otto giorni nelle Hospedarias di Talcahuano, Valnaraiso e Antofagasta.

Agli immigranti poi che posseggano cognizioni speciali circa alle piccole industrie ancor poco sviluppate nel Cile e portino seco le macchine necessarie, o per lo meno gli elementi indispensabili per impiantarle nel Cile, è concesso, secondo sempre i su citati regolamenti, oltre il viaggio gratuito in terza classe per essi e per le loro famiglie, anche il trasporto gratuito per le loro macchine e per gli arnesi.

Tra queste industrie agrarie e manifatturiere, di cui si sente necessità, ne enumeriamo qualcuna: calzature lavorate a macchina, apicoltura, arbicoltura, pollicoltura, sericoltura, coltivazione delle barbabietole saccarifere, coltivazione delle piante tessili, industria del latte e suoi derivati, lavorazione dei cappelli di paglia, ecc. [p. 34 modifica]In favore degli immigranti poi, ricoverati nelle Hospedarias, la legge dispone che questi uffici d’assistenza procurino condizioni vantaggiose per il collocamento degli immigranti, abbiano cura che il collocamento abbia luogo presso persone che diano affidamento di comprovata onestà e serietà, e intervengano, a richiesta solo degli immigranti, nella stimilazione dei contratti o di convenzioni coi padroni. Esaminando sommariamente queste buone disposizioni delle leggi sull’immigrazione, non possiamo quindi lamentare nel Cile gli inconvenienti che riscontravamo quando, nel precedente Bollettino, parlavamo della California, a proposito delle istituzioni che favoriscono la immigrazione in modo generico, e non attuano poi praticamente nessuna opera di protezione o di assistenza sociale a favore degli emigranti. Anche nel Cile fino a Parecchi anni fa il servizio dell’emigrazione era affidato all’iniziativa privata, cioè alla Società del Fomento Fabril, che arruolava gli emigranti per mezzo di un’agenzia generale di colonizzazione stabilita a Parigi; ma molto opportunamente dal 1005 Questo servizio è stato avocato allo Stato, che con le accennate disposizioni legislative l’ha anche reso più efficace. non solo in rapporto alle necessità Politiche del Cile, ma anche per riguardo alle garanzie verso gli emigranti. ’Tuttavia Però,. come armare dalle statistiche compilate dall’Ispettorato delle terre e della colonizzazione, non sembra che gli sforzi fatti per promuovere l’immigrazione nel Cile siano stati coronati da successo. I dati per

il quinquennio 1905-1909 sono: Immigranti In genere

1005 itahant

220 A4.2

45 209

8810 5484 3008

405 IK8 143

Totale del quinquennio 19054

960

cyY5

on7 roo8 1 90Q

Come si vede non furono certamente gli italiani a fornire. una numerosa mano d’opera al Cile. Ancora in una recente statistica (i) leggiamo che nel. primo semestre del ror I il, numero complessivo, degli emigranti.italiani ai tre Stati del Pacifico, Cile, Perù e Bolivia, sale solamente a 382. E siche i nostri emigranti potevano contare, oltre che sulle varie opportunità accennate che non presentano certamente altri Stati del Sud America dove affluisce in maggior numero la nostra emigrazione, anche sulle buone disposizioni del Governo cileno verso di essa. A tacere infatti delle benemerenze del Governo centrale verso gli esperimenti di colonizzazione italiana di Nuova Italia, è bene rammentare che nel Cile vi sono uomini politici che, nonostante prevenzioni e indif(r) Cfr. il num-ro di ottobre 1911 del Bollettino del Ministero degli Affari Esteri (pag• 85).

ferenze che anche colà allignano contro la nostra razza, sono ammiratori della nostra mano d’opera immigrata. Augustin Edwards, per esempio, che fu fino a questi ultimi anni ministro degli esteri,e della colonizzazione, dimostrò parecchie volte pubblicamente di desiderare una più vasta immigrazione italiana e fu indotto parecchie volte a fare paragoni per noi lusinghieri tra’ coloni italiani e quelli di altre nazioni. La mancanza di vie agevoli di comunicazione tra l’Italia e il Cile (r) fu non ultima causa della poca rispondenza dei nostri emigranti all’appello di quello Stato del Pacifica; la ferrovia transanclana, che fu aperta nella seconda metà del 1910 tra Mendoza e Santiago, contribuirà certamente a creare un lento ma continuo rivolo di emigrazione italiana al Cile, tanto più che i nostri emigranti vi si recano sovente dono aver fatto un più o meno lungo soggiorno nello Stato del Plata. Esistono ancora terre demaniali nel Cile; questo Stato, prevedendo come il più efficace richiamo per i coloni stranieri fossero le terre libere, non le alienò come fece l’Uruguay per far denari e pagar le spese delle passate frequenti rivoluzioni, nè le distribuì come fece l’Argentina, inconsideratamente, lasciando che passassero attraverso le forche caudine di una artificiale valorizzazione sistematico, come dei titoli industriali qualunque. Però, nel lodevole intento di adibire alla cplonizzazione straniera le restanti terre demaniali, lo Stato cileno ha trascurato uno dei più importanti problemi del regime fondiario, mentre aspettava che i coloni stranieri venissero a fecondare le terre a loro riservate, esso deve incolparsi di aver represso poco o nulla fino a p000 tempo fa l’abusiva occupazione delle terre fiscali, specialmente nella regione meridionale del paese. Questa trascuranza costituisce ora una delle difficoltà che si oppongono alla colonizzazione straniera del Cile e che la rende piena di pericoli se non intervenga un’energica e precisa azione del Governo in proposito. Già noi abbiamo detto che gli stessi _ terreni della colonia Nuova Italia, nonostante che il Governo cileno favorisse questo primo, esperimento di,,colonizzazione italiana, furono oggetto di infondate rivendicazioni legali da parte di persone che li avevano provvisoriamente occupati senza alcun titolo, che avesse lontanamente qualche apparenza di. legittimità. Ma questo non accadeva solamente,nel 1904, al-, l’inizio della fondazione di Nuova Italia, ma,. secondo il Signor Pedro Vincente Rosales, 4mo• dei. pionieri della colonizzazione europea al Cile, fino dal 1850 all’arrivo dei primi coloni tedeschi. 1 1 Ro-. sales, citato dal dottor Lomonaco, afferma che questi coloni tedeschi, per quanto stimolati ad emigrare (1) La linea di nnsgigaione diretta fra l’Italia e il Cile, protretAlta fra i dne Governi, attende ora l’approv.z one del’Congressa cileno. [p. 35 modifica]e arruolati da agenti del Governo cileno, non incontraiOn6 à Molte leghe dal villaggio di Valdivia neppiire- un’ettaro di terreno di mediocre valore che potesSe essere loro offerto. ’Terreni che prima del loro arrivo giacevano abbandonati come incoltivabili, avevano’ allora un’infinità di padroni. `‘Qiiesta arbitraria occupazione delle terre fiscali poi Coritxnuata fino a questi ultimi tempi, e si è compiuta nelle più curiose forme. Negli atti civili tanto iri quelli tra vivi, quanto in quelli ai ultima volontà, un fOndo esiguo acquistava, improvvisamente, determin. ati e vasti conhni, mentre prima questi erano vaghi per mancanza di delimitazioni catastali. Chi ne scapitava era sempre il fisco. Lo stesso Ispettorato delle terre e della colonizzazione del Cile, in varie relazioni di. questi ultimi anni, lamenta esso pure gli inconvenienti che derivano da questa trascurata delimitazione delle terre denaaniali e conchiude in proposito in una delle ultime sue relazioni: a Se si desidera attirare la colonizzaziOne straniera nel Cile, è necessario che si sappia preventivamente quanta superficie di terreno può dedicarsi a, tale oggetto. Senz’avere un’idea esatta dei diritti del Fisco, qualsiasi saggio di colonizzazione è destinato a naufragare, con grave danno certamente degli interessi del paese a. La spiegazione di questa mancata o incompiuta delimitazione delle terre dello Stato si ricollega a un altro fatto che di per sè costituisce attualmente una seconda difficoltà per la colonizzazione del Cile su più vasta scala: voglio alludere alla incompleta sistemazione delle numerosissime popolazioni indigene che stanno in queste regioni. Le provincie del Cile più adatte alla colonizzazione sono appunto quelle che costituiscono l’antica Araucania che, per essere stata annessa allo Stato solamente dal 1882, era ancora sconosciuta agli stessi conquistatori. I forti e bellicosi Araucani, sedicenti autoctoní, opposero sempre la più accanita resistenza alle armi spagnole e varie volte misero a repentaglio la stessa esistenza dellà Colonia: l’esercito di don Pietro di Valdivia, lo scopritore, si può dire, e il primo colonizzatore del Cile veniva completamente debellato nel 1553: al capo veniva dai reroci Araucani fatta fare la fine di Crasso. In tre. secoli di lotta, gli Spagnoli non riuscirono a domarli. L’ultima e definitiva guerra per la conquista dell’Araucania veniva intimata agli indigeni solamente nel 186o e terminava nel 1882, con la completa sottomissione però degli Araucani. Soggiogati completamente e riunito il loro territorio al Cile, il Governo non si disinteressò della loro sorte, ma concesse loro dei lotti di terreno in proprietà,: anche per avviarli alla civiltà e alla colonizzazione. Nonostante però gli sforzi delle leggi in proposito, a neppur la metà dei centomila indigeni esistenti attualmente nel Cile, sono stati assegnati lotti di terre in- proprietà. Questo incompleto stabilimento degli indigeni nei lotti loro concessi dalla legge, rende

precaria la loro condizione e mal definiti i terreni ch’essi occupano.provvisoriamente. La vicinanza degli elementi europei destinati.alla colonizzazione e degli instabili indigeni nelle terre dell’antica Araucania è quindi un inconveniente di non poco momento: è recente l’eco, tra l’altro, di fatti. criminosi compiuti da questi indigeni a danno dei nostri connazionali di Nuova,Etruria, colonia che è appunto nella provincia ’del Cile dove è il nucleo maggiore di Araucani.

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Si calcola che gli italiani residenti nel Cile siano da ventidue a ventotto mila. Questo numero è. superiore a quello fissato dalle statistiche ufficiali per il fatto, comune d’altronde ai principali Stati d’America, che, iure soli, sono considerati cittadini dalla legge cilena coloro che nascono sul suolo cileno, mentre invece, iure sanguinis, essi sono considerati italiani dalle nostre leggi. Gli italiani del Cile si sono dati nella maggior parte ai commerci; di alcuni anzi ne tengono il monopolio, come per taluni, generi alimentari. Molti, specialmente tra gli antichi coquelli che riuscirono a formarsi una buoloni, na condizione economica e anche una vera agiatezza. Nel Cile il sentimento di, solidarietà tra italiani diede vita a numerosi sodalizi, aventi per fine la beneficenza o l’istruzione, e che tutti mirano.a raccogliere le forze delle nostre colonie cilene (i). Il Cav. Coletti affermava recentemente ch’egli era stato favorevolmente colpito dall’alto senso d’italianità ch.e si riscontra tra quei nostri connazionali e che sempre rimane al di sopra di ogni partito; italianità nel linguaggio gelosamente conservato nelle famiglie, italianità negli onesti costumi e nella nobile fierezza, con cui dimostrano che il professarsi italiani non esclude il leale attaccamento al paese del loro attuale benessere. (Continua). (t) Una confederazione delle Società italiane venne costituita per iniziativa del Io Congresso degli italiani del,Cile, tenutosi nel settembre del 1910 in Santiago.

  1. Non è a dire di quale pratica efficacia potrebbe riuscire una mostra coloniale dei principali prodotti degli Stati transoceanici che in maggior numero accolgono la nostra mano d’opera. La mostra campionaria andrebbe sussidiata con vedute e fotografie di campi e di abitati e con monografie adatte alla intelligenza dei nostri contadini ed operai nelle quali fossero esposte notizie utili circa il prezzo dei terreni, la capacità produttiva di essi, i salari, insomma tutti quei dati statistici relativi alla situazione economica dei singoli paesi. Invece, a farlo annesto, gli opuscoli che trattano simili argomenti non sono adatti pei nostri emigranti nonostante l’apparecchio dei diagrammi più o meno colorati. Le mostre coloniali per ora le fanno solamente gli Stati più o meno interessati a magnificare le loro risorse. L’iniziativa di cui parlo, dovrebbe, ben inteso, partire da qualche istituzione d’assistenza degli emigranti.