Il buon cuore - Anno XI, n. 40 - 5 ottobre 1912/Religione

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Il buon cuore - Anno XI, n. 40 - 5 ottobre 1912 Educazione ed Istruzione

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Vangelo della domenica prima d’Ottobre


Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù disse questa Parabola: Un uomo aveva un albero di fico piantato nella sua vigna, e andò per cercare dei frutti di questo fico e non ne trovò. Allora disse al vignaiuolo: Ecco che son tre anni che vengo a cercar frutto da questo fico e non ne trovo: troncalo adunque: perchè occupa egli ancora il terreno? Ma questi rispose e dissegli: Signore, lascialo stare ancora per qualche anno, fintanto che io abbia scalzato intorno ad esso la terra, e vi abbia messo del letame: e se darà frutto, bene, se no, allora lo taglierai. E Gesù stava insegnando nella loro Sinagoga in giorno di sabato. Quand’ecco una donna, la quale da diciotto anni aveva uno spirito che la teneva ammalata, ed era curva e non poteva per niun conto guardar all’insù. E Gesù vedutala, la chiamò a sè e le disse: Donna, tu sei sciolta dalla tua infermità. E le impose le mani, e immediatamente fu raddrizzata e glorificava Iddio. Ma il capo della Sinagoga, sdegnato che Gesù l’avesse curata in giorno di sabato, prese a dire al popolo: Vi sono sei giorni nei quali si convien lavorare: in quelli adunque venite per essere curati, e non nel giorno di sabato. Ma il Signore prese la parola e disse: Ipocriti, chicchessia di voi non iscioglie egli in giorno di sabato il suo bue, o il suo asino dalla mangiatoia, e lo conduce a bere? E questa figlia di Abramo, tenuta già legata da Satana per diciott’anni, non doveva essere sciolta da questo laccio in giorno di sabato? E mentre diceva tali cose, arrossivano tutti i suoi avversari; e tutto il popolo si godeva di tutte le gloriose opere che da lui si facevano.

S. LUCA, cap. 13.


Pensieri.

Quando Gesù ebbe a recitare il brano evangelico d’oggi agli Ebrei era impressionato dall’annunzio a lui dato d’un’ecatombe di connazionali ordinata da Erode, e d’una disgrazia occorsa in una caduta della torre in Siloe, dove diciotto persone vi trovarono la morte.

Gesù — inveendo contro il pregiudizio solito — occorrere le disgrazie od infortunii materiali in castigo di colpe di carattere morale — li scagiona dall’accusa d’essere stati quelli più debitori verso la divina giustizia che non altri ch’erano in Gerusalemme, e che si erano meritato per re quella volpe d’Erode. Passando poi — rapidamente — da questo all’insegnamento morale — ciò che più gli era a cuore — li esorta perchè abbiano a fare penitenza, sacrificio, abnegazione, assicurandoli che, ove a ciò si fossero rifiutati, tutti quanti sarebbero periti similmente.

Da ciò l’esemplificazione della parabola, che posta in seguito e nel tempo in cui fu recitata acquista il suo vero significato, cioè: Dio ha per noi delle cure della pazienza: allorchè è imminente un atto di giustizia, una intercessione ci salva domandando una dilazione di grazia, di tempo, di cure maggiori: non invano si irride alla divina pietà.

Più sotto Gesù si adopera — col suo esempio — a significarci in che consista o cosa sia la penitenza, la pietà, la forza religiosa: non istare cioè in un semplice ed esagerato culto di esterne formole legali, ma — senza trascurarle od ometterle — la penitenza — secondo Gesù — si trova in quello spirito pronto ed alacre a tollerare contradizione sopra di sè, dando a favore del bisognoso e del fratello l’energia della virtù del soccorso.

La pianta sgraziata che da tre anni — tre epoche — occupa inutilmente il terreno, nè dà alcun frutto, pur troppo ci rappresenta a meraviglia. Nè ciò dico della società: no, ogni individuo vi è rappresentato, e forse più l’individuo religioso: Il padrone — Dio — [p. 314 modifica]vi può raccogliere le speranze, frutti ne chiederebbe indarno. Nè si può dire che ve l’abbia trascurata quella pianta, no. La troviamo nel suo giardino, la cerca, dunque non è dimenticata, anzi dobbiamo credere dal giusto risentirsi e dalla conclusione di tagliarla, che avesse non solo per lei dato terreno, ma avesse ancora buttato tempo, fatica e danaro.

Dunque non ad ogni uomo — lo potrebbe fare — ma qui parmi che Cristo si rivolga al cristiano — raccolto nella sua chiesa, nel suo ovile, circa il quale sparse il suo sangue, la sua grazia, la sua dottrina.... per avere il frutto sperato, frutto tangibile di bene, di sacrificio, d’abnegazione per sè, di carità per gli altri?!

Non vi ha trovato forse in questo più che in altri, un esagerato amor proprio che, tutto che è di comodo, accentra in proprio favore, regalando, non il superfluo, ma ciò che dà noia agli altri? nè questo per amor di Cristo, ma per soddisfare al piacere della beneficenza, per asciugare una lagrima su un occhio tanto caro quant’è più bello e giovane, per carezzare una mano delicata e....

Oh! come esce terribile il grido divino: Succide ergo! Tagliala, che ci è dannosa, travolgendo in opere dalle finalità inique il santo nome di Cristo, il santo nome di carità, d’amor del prossimo; laddove non v’ha che sensualità, egoismo, mondanità! Oh! se non vi fosse Cristo, che implora ancora.... dimitte et hoc anno.... concedi ancor un anno!... che ne sarebbe di noi?

E se l’anno fosse trascorso? Se la scure ormai minacciasse la radice? Se le prove di nuova grazia, di nuovi favori ormai nulla avessero reso?...

Da ultimo lo scatto nobile e generoso di Cristo contro l’archisinagogo per la guarigione di quella infelice operata in giorno festivo.

La legge era santa: Cristo non la disprezza, manco la viola in modo alcuno, che operare del bene non potrà mai violare quella che è la legge suprema: la carità.

Rispondendo, il mitissimo Gesù lo chiama ipocrita. Anche allora si saranno scandalizzati della poca carità di lui, della mancanza di forma, ecc.... Gesù non vi bada, e cogli ipocriti ed impostori taglia corto. Ci ha insegnato così colui, che si chiamava Maestro.

Ipocriti, che mentre pei loro interessi, per la loro cupidigia, per le loro bestie non si peritano di usare la loro libertà, sol quando si tratta d’un infelice, d’un peccatore, d’una vittima d’ambiente colposo od ignorante solo allora si levano ammantati di falso zelo — manifestato nella ferocia della difesa — a gridare contro Gesù. Gesù ha avuto tuttavia la fortuna di vedere i suoi uditori farsi rossi per vergogna, i suoi avversarii umiliati.... ai nostri giorni i nostri impostori, l’ipocrisia perderebbe anche quest’ultima reliquia di pudore.

B. R.




Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.


Congresso Eucaristico di Vienna

Note gentilmente favoriteci dal Rev. Mons. G. Polvara da Vienna

15 settembre 1912

(Continuazione, vedi n. 39).

La grandiosa adunanza inaugurale.

La parola del S. Padre.

Con straordinario concorso di pubblico il giorno 11, nel pomeriggio, si inaugurò solennemente alla «Rotonda» il Congresso Eucaristico sotto la presidenza del Vescovo di Namur, Mons. Heylen.

Sono presenti più di ventimila persone.

Alla seduta intervennero il rappresentante dell’Imperatore, arciduca Pietro Ferdinando e le arciduchesse Maria Giuseppa e Maria Teresa, sorelle dell’arciduchessa Zita, il ministro della Pubblica Istruzione Hussanek, il ministro delle Finanze Zaleski, il ministro di Gallizia Duglosz, il Governatore barone Bienerth, il Borgomastro Neumayer e molte altre autorità dello Stato, della provincia e della città.

Tiene il discorso inaugurale Mons. Heylen, che fra grandi applausi elogia il protettore del Congresso, l’Imperatore Francesco Giuseppe.

Quindi il segretario dell’Arcivescovado Mons. Neriski, legge in latino ed in tedesco il Breve del Papa, che esalta l’importanza del Congresso e il Sacramento dell’Eucaristia e raccomanda la professione di strenua difesa della fede cattolica e termina con la Benedizione Apostolica al popolo di Vienna, ai congressisti ed alla famiglia imperiale.

Poi parlarono l’Arcivescovo di Vienna, card. Nagl e il ministro della Pubblica Istruzione Hussarek, il maresciallo provinciale dell’Austria inferiore principe Lichtenstein, il Borgomastro di Vienna dottor Numayer, il ministro di Stato belga Helleputte in nome dei congressisti esteri, il professore dell’Università di Vienna Sweboda, il capitano provinciale della Carniola e il dott. Sustersic.

Il Legato Pontificio rilevò che il Congresso manca di qualsiasi significato politico ed ha puramente un carattere di festa della Chiesa.

Il Ministro dei Culti nel suo discorso salutò il Congresso in nome del Governo e disse, che l’avere l’Imperatore accettato il protettorato, rappresenta questo un alto titolo di onore.

Il Ministro esaltò l’importanza di Vienna nella storia della cristianità e della civiltà occidentale e fu vivamente applaudito.

Il Breve del Santo Padre.

Ecco la fedele versione italiana del Breve del Santo Padre:

Diletto Figlio Nostro
Salute ed Apostolica Benedizione.

«Poichè, conforme a consuetudine, uno degli E.mi Cardinali di Santa Romana Chiesa che rappresenti la Nostra Persona è da scegliere al solenne Congresso internazionale Eucaristico di Vienna ci piace, diletto [p. 315 modifica]Nostro Figlio, di chiamarti a tale incarico e con queste Nostre Lettere ti scegliamo a Nostro Legato. Di tale Legazione ti fanno degno la tua singolare attitudine e la tua pietà, e siamo certi che adempirai al tuo mandato come è d’uopo, recando a quella frequentissima adunanza di buoni non solo il decoro della autorità pontificia, ma l’animo nostro eziandio infiammato del più e del meglio che concorra ad amplificare il culto del Sacramento divino. Ci struggiamo dì essere presenti alle sacre solennità, alle quali tu presiederai in nome Nostro; tanto esse si annunziano essere per riuscire magnifiche, splendide e piene di santa letizia. Tanto è il fervore di quegli uomini chiarissimi, i quali approntano le cose necessarie alla solennità, tanta la frequenza di cittadini religiosissimi, i quali vi spendono fatica e studio: tanta la grandezza e la dignità della metropoli, la quale, in giorni stabiliti, accoglierà, da ogni parte convocata, innumerevole moltitudine di fedeli, che gli onori alla Santissima Eucaristia riusciranno, come non mai, magnificentissimi e veramente trionfali. Per il che peculiari e altissime lodi Noi tributiamo al Carissimo Figlio Imperatore e Re Apostolico Francesco Giuseppe, il quale come è ferventissimo in religione è a Noi devotissimo, avendo favorito assai largamente il proposito del Congresso, si propone di illustrare le decretate solennità con lo splendore della sua Maestà; al cui esempio, le Serenissime Arciduchesse e le principali Dame dell’Augusta Casa con inenarrabile studiosa cura concorrono al felicissimo esito dell’Opera.

Il Convegno viennese pertanto sarà, come si prevede. insigne a gloria di Gesù Cristo: ma vogliamo che sia fruttuoso per tutti. Molto è, invero, che convengano, in grandissimo numero, i buoni a contemplare il Mistero Eucaristico e che dessi implorino di diventare ogni giorno migliori.

Se non che coloro i quali venerano con perfezione questo Sacramento di carità non si devono contentare di procacciare la propria utilità soltanto, così da non curare la salute di altri, i quali non sono in comunione di questo divino Nutrimento o per ignoranza o per negligenza o per fastidio che ne abbiano. Veggano quanto sia, con pericolo, inferma la umana società e di quanto torpore di ogni virtù languisca segregandosi da Colui il quale solo la può curare: mentre che il suo immenso amore verso gli uomini, autore di questo Sacramento, lo tiene in perpetuo nascosto sulla terra.

Bramiamo adunque che a questo i buoni tendano, a questo mirino con ogni industria, cioè che dalla Eucaristia come da propria fonte ubertosissima, la vita di Gesù Cristo penetri più largamente, non solo nell’anima dei singoli e nei costumi privati, ma nelle istituzioni dei popoli ed in ogni ordine di cittadini.

Imperocchè non si può o vivere virtuosamente in privato, o attendere alla difesa dell’ordine pubblico, se la divina forza della religione e non infreni i moti disordinati degli animi e non persuada a disprezzare i beni caduchi in aspettazione degli immortali. Noi pertanto al vostro consiglio, all’industria vostra sopratutto raccomandiamo la gioventù, la quale, essendo la speranza del tempo avvenire, non è maraviglia se è presa specialmente di mira dai nemici della Croce di Cristo o con la fallacia della dottrina o con le lusinghe dei piaceri dei sensi.

Giova tuttavia sperare che quanti giovani interverranno al Congresso viennese, tanti in avvenire conservino, in perpetuo, in ogni azione della vita, la cattolica professione e strenuamente la difendano. Il divino Redentore degli uomini, le cui infinite lodi verranno celebrate da molti egregi oratori, la cui misericordia sarà implorata con suppliche solennissime, Colui il quale niente di più brama che di consolare coloro i quali soffrono e sono oppressi, certamente sopra cotesto Congresso effonderà la efficacia dei suoi doni. Dei quali sia auspice la Benedizione Apostolica che a te, diletto Figlio Nostro, e a tutti coloro i quali converranno al medesimo Congresso, e in prima all’Augusto Imperatore e alla Serenissima Sua Casa con grandissimo amore, impartiamo».

Dato a Roma — presso S. Pietro — il XV di Agosto MCMXII del Nostro Pontificato anno X.

Sale quindi alla tribuna il Cardinale Legato, accolto da grandi applausi. Egli parla con voce chiara, con fervore oratorio ed è spesso applaudito, sovratutto quando mette in rilievo la vera natura dei Congressi Eucaristici. L’accenno ai Turchi e alla vittoria di Vienna è calorosamente applaudito. Ecco un sunto del suo discorso, un vero capolavoro del genere.

«Se il Pontefice — egli ha detto — non potrà essere personalmente in mezzo a noi e non potrà mirare con i propri occhi questa imponente dimostrazione di fede, questa glorificazione del SS. Sacramento, però Egli è in questo momento presente con le parole che egli stesso mi ha confidato e che io poco fa vi ho trasmesso. Da tali parole avrete rilevato quale sia la cosa che al Santo Padre sarà più gradita in questo Congresso. Ciò che più gli è gradito, lo avete udito, sono i frutti, i frutti duraturi che questo Congresso dovrà lasciare nelle vostre anime».

Ed il Cardinale ha ribadito i concetti espressi dal Pontefice, tracciando i profitti che dal Congresso dovranno ricavare così i giovani, come gli uomini maturi, i genitori ed i sacerdoti ed ognuno a qualunque condizione appartenga. Dicendo poi dell’esempio offerto dalla Casa regnante, il Cardinale ha ricordato come il fondatore della casa stessa sia stato quel Rodolfo d’Absburgo, che avendo incontrato un sacerdote che portava il Viatico ad un infermo, scese subito di sella, si prostrò dinanzi al Sacramento e fece montare il sacerdote in sella donandogli il destriero.

Ha ricordato poi come durante l’assedio di Vienna del 1693, i cristiani trovarono nella SS. Eucaristia forza e coraggio contro i Turchi. Innocenzo XI mandò all’esercito che doveva liberare Vienna un santo padre cappuccino, Marco d’Aviano, il quale con parola ispirata decise il consiglio di guerra ad attaccare i Turchi assedianti, incitò i soldati alla battaglia, ascoltò la loro confessione, celebrò il giorno appresso sulle alture di Kahlemberg, prima dell’inizio della battaglia, la santa [p. 316 modifica]Messa ed impartì ai soldati, e particolarmente al comandante e re di Polonia, Giovanni Sobieski, e al duca di Lorena, la santa Comunione.

Fu precisamente il 12 di settembre, primo giorno del nostro Congresso, che i cristiani, rinvigoriti dal pane Eucaristico e al grido: Gesù e Maria! portarono il colpo decisivo, ebbero la vittoria e liberarono, assieme a Vienna, tutto il mondo cristiano.

Il Cardinale ha continuato, attingendo nella storia della Casa d’Asburgo e di Vienna numerosi altri esempi di venerazione per l’Eucaristia, ed ha concluso invitando i convenuti ad avvicinarsi al Dio Eucaristico.

La seconda seduta solenne.

Il telegramma al Papa.

Vienna, 12.

Nel pomeriggio ha avuto luogo alla «Rotonda» la seconda riunione plenaria. Come ieri, vi era una folla enorme. Era presente l’arciduca Ereditario in rappresentanza dell’Imperatore; assistevano pure gli arciduchi Eugenio e Salvatore con le loro consorti; le arciduchesse Valeria, Clotilde, Giuseppina ed altre. La riunione si è chiusa con un inno maestoso, cantato da un coro imponente di diecimila voci. Fu inviato al Santo Padre — accolto da un uragano di applausi interminabili — il seguente telegramma:

«Dieci Cardinali, circa 150 vescovi ed una folla innumerevole di preti e di laici riuniti al Congresso Eucaristico sotto l’alto protettorato dell’Augusto Imperatore Francesco Giuseppe prestano orecchio pieni di rispettoso consenso alle esortazioni di Vostra Santità e promettono solennemente di prestarvi filiale obbedienza e pregano con fervore il Redentore che conservi V. S. e che le accordi vita e salute sulla terra e non voglia abbandonare il Padre nelle mani dei suoi nemici e sollecitano umilissimamente la Benedizione Apostolica per il loro Augusto Protettore, per la sua Casa illustre e per loro tutti».

La sala centrale della «Rotonda» (al Prater) è splendidamente addobbata. Spiccano in alto, sulla grande tribuna delle Autorità, in mezzo ad una selva di piante esotiche e di fiori olezzanti le effigie del Pontefice Pio X e dell’Imperatore Francesco Giuseppe.

Nel mezzo della tribuna due poltrone di velluto cremisi sono preparate per il rappresentante del Papa e per il rappresentante dell’Imperatore.

Naturalmente, la splendida riuscita di questi primi lavori del Congresso ha dato sui nervi al giornalismo liberale e socialista, il quale ha trovato opportuno di insistere sulla pretesa caratteristica politica del Congresso medesimo. Ma è appunto la stessa magnificenza di questa grande manifestazione di fede viva e possente, quella che significa la più solenne smentita alle fantasie interessate degli avversari.

A questo proposito, un eminente personaggio diceva:

— È divenuta nel mondo avversario un luogo comune l’accusa mossa al Congresso Eucaristico di essere una manifestazione politica a profitto della monarchia e della Casa regnante. Si tratta invece di qualche cosa di più elevato e di più profondo: oggi l’Imperatore Francesco Giuseppe, l’arciduca ereditario Francesco Ferdinando e tutta la famiglia imperiale (61 persone) hanno fatto la santa Comunione nella cappella imperiale dell’Hofburg. È anche eloquente il fatto che quattromila ufficiali abbiano fatto domanda di intervenire domenica alla processione.

Simile avvenimento non si è forse mai verificato!

Entusiasmo e ordine.

Tutta Vienna è imbandierata. Sventolano migliaia di bandiere bianche e gialle. Anche i giornali anticlericali sono costretti di riconoscere la grandiosità di questa manifestazione religiosa, ed ammettono che sia il più imponente e più forte attestato di devozione alla Cattedra di Pietro, fra quanti mai ebbero luogo nei tempi moderni.

Ieri sera ebbe luogo all’Augarten il ricevimento solenne offerto dalla Lega delle Dame Cattoliche viennesi.

Neppure l’ombra di una qualsiasi dimostrazione anticlericale.

Tutta la città prende parte personalmente al giubilo universale, nelle più completa concordia degli animi. L’ordine è perfetto. I servizi pubblici, decuplicati per la circostanza, funzionano regolarmente.

Il Comitato ordinatore ha fatto miracoli, cosicchè tutti i congressisti hanno potuto essere collocati convenientemente.

Si calcola che a Vienna vi saranno più di 150,000 forestieri, che parlano in tutte le lingue del mondo.

L’esercito interverrà alle feste in forma ufficiale.

L’Imperatore ha voluto che il suo esercito, i soldati dell’Impero rendano in quei giorni i supremi onori militari a Gesù Sacramentato; e l’esercito fu lieto di aderire all’invito del suo capo supremo e si prepara così a rendere più splendido l’omaggio del mondo cattolico al Sacramento della carità.

La soddisfazione del Cardinale Legato.

Un redattore della Reichspost ha avuto un colloquio col Cardinale Legato. Sua Em. si espresse così: «Tutto è così bello, così grandioso, che temo di non trovare parola adeguata per poterlo descrivere.

«Dal confine dell’Impero fino qui alla capitale fu un continuo accorrere di gente devota, genuflessa, implorante la benedizione apostolica. Il mio viaggio, il mio arrivo qui, l’immenso giubilo col quale fui ricevuto, tutto ciò mi è prova come battano i cuori dei popoli dell’Austria.

«Ella può essere altera — così disse al redattore — di essere un austriaco cattolico. Ella non può abbastanza valutare la mia contentezza, tanto essa è profonda e sentita. Così come ora, scendano sempre in questi popoli le benedizioni dell’Altissimo».

A proposito dell’udienza imperiale, così si espresse il Cardinale:

«Sua Maestà fu così buono, così amabile e così cordiale, che fu per me compiacimento che non potrò mai più dimenticare».

[p. 317 modifica]Pregato di ripetere alcune delle parole pronunciate dall’Imperatore, così si espresse l’esimio porporato:

«Non è possibile di poter ripetere adeguatamente le molte parole benevoli e nobilissime dette dal Sovrano; però posso dire che Egli ha espresso ripetutamente il suo amore e la sua ammirazione per il Santo Padre, dicendo pure di sperare che il Congresso Eucaristico internazionale, con la glorificazione del Santissimo Sacramento, abbia un esito felice».

La terza seduta solenne.

La risposta del Santo Padre.

13. — Durante la terza solenne riunione del Congresso Eucaristico, Mons. Haylan lesse la seguente risposta del Papa diretta al Cardinale Van Rossum:

«Perspicua catholicae fidei declaratione et benevola erga Nos caritate vere commoti, Tibi ceterisque filiis Nostris Cardinalibus, Venerabilibus fratribus Episcopis et carissimis fidelibus ad Dorninum Nostrum Jesum Christum in divino Eucharistiae dono adorandum ccogregatis, gratias agimus quam plurimas, et Deum enixe adprecantes ut universos promerito praemio rependat, grati et benevolentis animi testem, Augustissimo Coetus Eucharistici Protectori ejusque serenissimae domui, Tibi et cunctis istic in Domino collectis imploratam Benedictionem peramanter impertimus.

«PIUS PP. X».

Interminabili, calorosissime acclamazioni seguirono alla lettura di questo telegramma.

Stamane venne distribuita a migliaia e migliaia di fedeli la S. Comunione.

L’animazione della città. — Le funzioni religiose.

13 sera. — La giornata d’oggi è stata alquanto disturbata da una pioggia torrenziale che cade sulla città. Tuttavia le vie, e specialmente i dintorni delle chiese presentano una continua animazione. I congressisti si avviano di buon’ora alla cattedrale di Santo Stefano, dove ha avuto luogo la seconda grande Messa pontificale celebrata dal Cardinale Amette. La grande basilica era gremita di fedeli. Come ieri, il servizio d’onore nell’interno della cattedrale era assicurato da una compagnia di fanteria. Fra gli intervenuti si notavano l’arcivescovo di Vienna, Cardinale Nagl, e numerosi arcivescovi e vescovi. Il coro era ornato con arazzi e con dipinti dai colori pontifici. La Messa è stata servita dal Capitolo del Duomo. I cantori, accompagnati dall’organo e da una grande orchestra, hanno eseguito la messa solenne di Buckner. I congressisti si sono quindi recati al Congresso. Il carattere internazionale del Congresso è accentuato dalle Messe nei vari riti orientali celebrati nella chiesa di Ambros. I congressisti di tutte le nazionalità hanno assistito anche stamane alla Messa pontificale celebrata secondo il rito rumeno dall’arcivescovo di Fogaras, mons. Vittorio Mihale de Apsia.

Domani nella stessa chiesa verrà celebrata una Messa solenne secondo il rito ruteno.

La Comunione di seimila fanciulli.

Contemporaneamente, nel giardino adibito alle feste del palazzo Schwarzemberg, ha avuto luogo la solenne Comunione generale dei fanciulli, a cui assistettero circa seimila scolari. Nel centro del palazzo fu eretto un altare, dal quale il Cardinale Van Rossum celebrò la Messa, alla quale assistettero molte arciduchesse ed altri membri della famiglia imperiale.

L’idea di questa magnifica cerimonia fu suggerita dall’analoga Comunione generale dei fanciulli che fu tenuta l’anno scorso a Madrid, pure in occasione del Congresso internazionale Eucaristico. I fanciulli delle scuole viennesi erano stati distribuiti in altrettante squadre, ciascuna delle quali condotta da incaricati appositi.

Quando il Cardinale Legato, celebrata la S. Messa, iniziò la distribuzione del Pane eucaristico alle migliaia di scolari ivi raccolti, numerosi sacerdoti lo coadiuvarono, così che il sublime banchetto eucaristico assunse un vero carattere di generalità. Il magnifico giardino Schwarzember presentava un imponente colpo d’occhio.

La partecipazione alla grande festività eucaristica di questa massa di fanciulli, sulla quale aleggiava un purissimo alito di innocenza, ha confermato sempre più la caratteristica di eminente e viva religiosità, superiore ad ogni preoccupazione particolare, e che l’odierno Congresso ha sempre meglio.affermata.

Il Cardinale Legato dall’Arciduca Ereditario.

Nel pomeriggio di ieri S. A. I. l’arciduca Francesco Ferdinando ricevette in udienza solenne S. Em. il Cardinale Legato e tutto il suo seguito.

L’incontro fu cordialissimo, e l’Arciduca espresse la sua grande soddisfazione per la splendida riuscita del Congresso, ringraziando il Cardinale della sua valida cooperazione. L’Arciduca ebbe pure parole di amorevole figliale devozione per il Pontefice ed incaricò Sua Eminenza di porgere al Pontefice i suoi personali omaggi o quelli della duchessa di Hohenberg e dei figli.

La conversazione, che durò quasi 40 minuti, ebbe luogo in tedesco.

S. Em. presentò all’Arciduca il suo seguito, e per il quale ebbe parole gentili e deferenti.

L’ultima adunanza plenaria.

L’ultima seduta plenaria tenuta dalle 11 alle 14 alla Rotonda, ha superato in grandiosità tutte le sedute precedenti. La immensa Rotonda poteva contenere quarantamila persone. Erano presenti dieci Cardinali, centocinquanta vescovi, moltissimi prelati e sacerdoti. L’arciduca Francesco Ferdinando, rappresentante l’Imperatore, era pure presente insieme con altri Arciduchi e Arciduchesse. Mons. Vescovo di Namur è salito alla tribuna per i ringraziamenti d’occasione. Grande entusiasmo ha sollevato poi il Cardinale Amette con un discorso elettrizzante.

L’Arcivescovo di Parigi ha cominciato con lo stabilire un confronto fra quanto avviene in Francia e quanto avviene in Austria-Ungheria: «a Vienna il mondo ufficiale partecipa alle grandi manifestazioni di fede, dall’Imperatore, dal ministro dell’Istruzione giù giù fino [p. 318 modifica]ai bravi montanari che abbiamo ammirato in questi giorni per le vie di Vienna; in Francia invece il mondo ufficiale resta completamente in disparte. Vero è che la Francia non ha ora il suo governo. Come rappresentante della capitale della Francia, vi assicuro, ha detto il card. Amette, che tornerà presto il trionfo di Cristo. All’uopo invoco la preghiera di tutti i congressisti austriaci, italiani, spagnuoli, ecc.».

Le parole del card. Amette sono state accolte da un subisso di applausi interminabile.

Il Cardinale ha saputo far vibrare le più intime fibre di tutta la numerosissima assemblea.

Il Congresso si chiude nel nome del Papa.

Dopo di lui è salito alla tribuna il card. Van Rossum, che ha parlato con la solita energia, pure accolto da grandi applausi, come avviene sempre, quando egli porta la parola del Sommo Pontefice.

Il card. Van Rossum ha espresso la sua soddisfazione per la riuscita del Congresso ed ha ringraziato l’Imperatore, che ha mostrato al mondo con un esempio splendido, che la Casa di Absburgo non ha cambiato per il passare degli anni, i cardinali, i vescovi, le autorità dello Stato e del municipio e tutti coloro che hanno con la loro presenza e con la loro opera cooperato all’ottima riuscita del Congresso. Rivolgendosi infine ai popoli dell’Impero, così si è espresso: «Riportate nei vostri paesi una grande devozione al Santissimo Sacramento. Ciò vi darà la forza affine di rimanere fedeli alla vostra fede e fedeli come figli alla Chiesa romana. Echeggia in questi giorni attraverso le contrade dell’Austria il grido di «Los von Rom»: è il grido dei nemici delle vostre anime, dei nemici della vostra bella patria. Fortificati nella vostra fede, l’unica vera fede, contrapponete a quel grido l’altro grido «Andiamo con Roma, fermi nella nostra santa fede, fermi nella Chiesa cattolica, fermi nel Papa, fermi nel Santissimo Sacramento dell’altare». Il Cardinale ha concluso con queste parole: «Il Santissimo Sacramento sia il sole della luce, della vita, della felicità per tutti i popoli dell’Austria e così si perpetui ciò che così bene risuona nel vostro inno popolare: Il sole di Dio risplenda in pace sopra un’Austria felice».

Solenne è stato il momento in cui il Cardinale Legato ha impartito dalla tribuna la Benedizione Papale: quarantamila persone erano inginocchiate. Il Padre lontano, da Roma, comunicava ai figli qui raccoltisi di tutte nazionalità, di tutte le lingue e di tutte le classi sociali la sua benedizione, che scendeva come conforto sublime su tutti, riuniti nell’unico pensiero religioso attorno al Padre comune.

Dopo la benedizione i tedeschi hanno intuonato l’inno imperiale, che, cantato con entusiasmo da una folla imponente, ha prodotto il massimo effetto. L’entusiasmo è stato anche maggiore, quando già chiusa la seduta, il Card. Van Rossum si è accinto a partire. Si è elevato allora un coro di evviva, e un gruppo molto rilevante di italiani è scoppiato in grida di Viva il Papa! Viva Pio X!

(Continua).

Giovedì, 3 ottobre, nella splendida Chiesa di S. Alessandro in Milano, si univano in matrimonio la gentilissima signora Contessa Sofia Bazzero Mattei coll’illustre signor Conte Luigi Arborio Mella di Castello Alfero.

La nohil coppia, circondata da uno stuolo di distinte personalità dell’aristocrazia milanese, ebbe l’onore di avere per testimonii il signor Conte Giberto Borromeo Arese ed il signor Conte Federico Arborio Mella.

La cerimonia religiosa fu compiuta dall’illustrissimo Mons. Polvara, il quale con parola eletta ma sopratutto cordiale, ricordava ai giovani sposi gli altissimi uffici del matrimonio cattolico, augurando loro pace, fecondità e longevità.

Al Municipio fungeva da Ufficiale di stato civile l’ill.mo Conte Stefano Jacini, consigliere comunale, ed a testimoni il signor Conte Giberto Borromeo Arese ed il signor Conte Gerolamo Mapelli.

Il Santo Padre, Pio X, in sì fausta circostanza impartiva agli sposi, con effusione di cuore, qual pegno delle migliori grazie, l’Apostolica Benedizione.

L’Eminentissimo Cardinale Fircivescovo degnavasi far tenere ai nobili sposi un veneratissimo suo autografo con la sua Pastorale Benedizione.

Quanti hanno la fortuna di conoscere gli squisiti sensi che albergano nell’animo della giovane coppia, non possono a meno di inviarle i loro augurii pià fervidi.