Il buon cuore - Anno XI, n. 37 - 14 settembre 1912/Necrologio

Necrologio

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Religione Educazione ed Istruzione

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All’amato e compianto nostro Dottore e Benefattore

Cav. LORENZO BRERA.

Il lutto unanime e doloroso che si diffuse nella nostra Comunità, fra i presenti ed assenti al triste annuncio della Tua dipartita, il profondo sentimento di compianto che ci raccoglie ora presso la cara Tua salma, Ti dica, meglio della mia povera parola, il dolore, il rimpianto di tutti.

Il grato ricordo che serbiamo di Te, e che la morte non può cancellare, s’intensifica maggiormente in questo solenne momento; ed io vorrei rendere a sì venerata memoria il meritato e degno tributo, un tributo che fosse la vera, espressa sintesi della Tua vita.

Pure io non so rilevare di essa altro che il movente e l’azione, nei quali però chi Ti conobbe, ne vedrà compendiata tutta la pura essenza: Tu fosti buono e benefico. Mille infelici e innumerevoli opere benefiche offrono un visibile ed eloquente attestato della mia asserzione.

Tacendo di tanti altri, voglio almeno accennare al Tuo più vasto campo d’azione, cioè all’ospedale Maggiore ove per quarant’anni Tu esercitasti non solo il nobile apostolato dell’arte, ma altresì quello divino della carità.

Questo duplice apostolato Tu lo compisti anche per trent’anni nel nostro Istituto, di cui ogni ramo può dare una infallibile prova della Tua generosa, instancabile prodigalità d’aiuti materiali e morali.

I ciechi erano fra i prediletti del Tuo gran cuore: noi lo sapevamo ed avevamo periTe non solo una sentita gratitudine, ma anche un’affettuosa benevolenza, rispettando in Te il Dottore, amando in Te il Benefattore.

E fu con non lieve trepidazione che Ti seguimmo nell’ultima malattia lottando fra il timore di perderti e la speranza di riaverti guarito, come desideravamo e pregavamo il buon Dio. Alla lettera che Ti mandammo per San Lorenzo, altri risposero in Tua vece: questo per noi abituati gli altri anni a sentire da Te la parola sempre affettuosa del ringraziamento, fu quasi l’amara rinuncia ad ogni lieta lusinga.

Purtroppo noi temevamo la perdita: eppure l’annuncio di questa ci giunse ugualmente inatteso e doloroso. Si sperava almeno di accompagnarti all’ultima dimora, per porgerti insieme l’estremo saluto. Invece....... ma Tu locai, Tu lo senti, vero, che se pochi sono qui realmente, tutti, Superiori, Maestre, Compagni lo sono [p. 295 modifica]spiritualmente, in uno slancio sincero dei più affettuosi sentimenti.

La nostra preghiera e il saluto nostro Ti accompagnino alla tomba; la Tua bontà e la Tua carità Ti accompagnino al Cielo. L’amore e la riconoscenza Ti faranno rivivere eternamente fra noi, nella evocazione di tanti buoni ricordi e più ancora nel profondo sentimento di quella fede che fu la Tua luce ispiratrice e confortatrice per tutta la vita.

Angera, 5 Settembre 1912.

Armida Lamburghi

Maestra cieca.