Il buon cuore - Anno XI, n. 36 - 7 settembre 1912/Educazione ed Istruzione

Educazione ed Istruzione

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Necrologio Società Amici del bene
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Da Bellano a Taceno


Bellano, i (C.). — È scomparso il decano del clero milanese, il veterano che impersonava quasi un secolo di vita bellanese, proprio nel momento in cui a Bellano [p. 287 modifica]si apriva una importante, magnifica strada di completa e rapida comunicazione colla Valsassina.

È la strada che da Bellano, ascendendo la valle della Pioverna, immette a Taceno e Tartavalle. Vagheggiata da moltissimi anni, da circa un ventennio era entrata nel novero dei progetti concreti; ma molte difficoltà tecniche e finanziarie ne ritardarono l’esecuzione, tre volte interrotta e finalmente compiuta.

Tra i primi fautori dell’opera ardita fu l’on. sen. Lodovico Gavazzi, il quale, pochi giorni or sono, ha avuto la soddisfazione di percorrerla solennemente con parecchi amici e di festeggiare cdsì un’apertura anticipata. Si è pensato poi ad una inaugurazione grandiosa con rappresentanze governative e provinciali, e si è all’uopo costituito un comitato d’onore, con S. E. il ministro Sacchi, il sottosegretario on. Battaglieri, il Prefetto di Como comm. Lualdi, l’on. deputato Mario Cermenati e il sen. Martelli.

Un invito entusiasta diceva: «La strada Bellano-Taceno, aspirazione secolare di genti, trionfo d’arte, sorriso di natura, ricca di ponti quasi sospesi, di misteriose gallerie, di orridi irti di massi, di dolci declivi ingemmati di fiori, è ormai compiuta».

Il vostro corrispondente — abituato fin da fanciullo ai passi prealpini — non ha resistito alla tentazione, e alla vigilia della inaugurazione, solo soletto, ha fatto pedibus calcantibus, una magnifica gita, percorrendo la nuova strada da Bellano a Tartavalle.

Magnifico il primo tratto in ascesa a zig-zag verso S. Rocco, che consente di ammirare la parte più bella del Lario con aspetti speciali da Gravedona, dal delta di Dervio al punto in cui si distendono i tre rami circondati dai monti a cime inuguali. In seguito la strada si inoltra nella valle della Pioverna, le cui acque, arricchite da tutti i torrenti della Valsassina, rumoreggiano giù negli abissi e serpeggiano tra burroni spaventevoli, non mai toccati da piede umano.

La mano dell’uomo ha saputo anche qui compiere un lavoro meraviglioso sui fianchi di roccie a picco, e il viandante rimane colpito dal contrasto degli orridi stupendi che si susseguono, mentre lo sguardo riposa sul versante sinistro, sul magnifico monte Muggio, verdeggiante fin sulle cime e ingemmato di paeselli e casolari.

E così si cammina per circa otto chilometri, e si vede Noceno, Lezzeno, Imbriaco, Prabello, Vendrogno, Mornico, Inese, Comasíra, mentre di fronte, verso il ponte ardito che completa la nuova strada, si presenta come stendardo di pace il magnifico declivio verdeggiante di Crandola e Vegno, veduto come attraverso a un grande cannocchiale.

La cerimonia inaugurale si è svolta con una grande gita delle autorità e del seguito da Lecco a Introbbio e Taceno e più tardi sul nuovo stradone di Bellano.

I discorsi inaugurali si sono pronunciati sul ponte imponente che, gettato sulla Pioverna, congiunge le falde di due montagne.

L’on. Battaglieri si disse lieto e orgoglioso di salutare in nome del Governo le forti e laboriose popolazioni della Valsassina e delle rive del Lario, e il loro degno e valoroso rappresentante, l’on. Cermenati. Con parola elevata, decantò le bellezze naturali e le forze operose della valle, che ora, mercè la nuova strada, si ricongiunge più rapidamente alle altre parti della fiorente Lombardia, quindi della Patria. Rievocò il grido lanciato a favore della nuova comunicazione, molti anni or sono, da Antonio Stoppani, rimasto inascoltato per tanto tempo, raccolto poi da un allievo dell’illustre scienziato, l’on. Cermenati, e condotto a termine mercè le sue costanti premure e l’illuminato appoggio dell’on. Sacchi.

L’on. Battaglieri, dopo aver enumerate, sulla base dei documenti, le lunghe pratiche volute per la realizzazione dell’utile impresa, e dopo aver rilevata l’opera parlamentare dell’on. Cermenati a favore di essa, chiuse il suo indovinato discorso dicendo che ora maggiormente appare vera la frase dell’immortale Leonardo da Vinci: «Valsassina che di verso l’Italia si distende».

Con la nuova strada, ch’egli in nome del Re dichiara aperta al pubblico e ufficialmente inaugurata, la regione operosa della Valsassina distende infatti le braccia al resto d’Italia.

L’on. Cermenati, con voce tonante, ringraziò le rappresentanze e sciolse un inno a tutti i fattori dell’opera ardita e utilissima, compiuta tra quei monti che furono i primi suoi libri di geologia. Ricordando d’aver lo scorso anno presieduto il Congresso dei geologi e di aver proprio in questo paese parlato agli studiosi delle pietre, si disse lieto di celebrare ora una vittoria della scienza e della tecnica sulle pietre stesse, che squarciate sul monte, hanno dovuto lasciare largo e facile passo alle genti, ai commerci della valle.

A proposito della lunga lotta per ottenere la nuova strada, accenna che in tempi lontani, la strada stessa fu progettata da spagnuoli e da austriaci, ma a scopo di dominazione. E allora i fieri valligiani si ribellarono e i progetti caddero. Risorta la Patria a libertà, i valsassinesi fortemente vollero e seppero ottenere la nuova arteria per la quale vigorosa vita nella valle nativa dovrà pulsare.

L’on. Cermenati allude di volo a nuove opere pubbliche, allo studio per il continuo miglioramento della Valsassina, e alla sospirata ferrovia, raccomandandole all’attenzione del rappresentante del GovernoiseTerminò quindi inneggiando alle nostre belle montagne, alle rive deliziose del lago e alla prosperità dell’Italia.

A Bellano si riversò da tutte le parti, dal lago, dal piano e dal monte, una folla immensa. Un’attrattiva era anche l’aviatore sig. Deroye, il quale si proponeva di volare sul lago non solo, ma altresì di inaugurare anche dall’alto la nuova strada, passante nella Valsassina per la valle della Pioverna. Ma la fortuna arrise solo sul lago all’aviatore, il quale al momento di atterrare per riprendere più ardito volo, impressionato da una barca troppo vicina allo specchio delle sue evoluzioni, fece uno scarto che rese inservibile il suo monoplano.