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286 | IL BUON CUORE |
L’opera di Cristo fu eminentemente un’opera di redenzione morale, nel richiamare le coscienze al bene, nel perdonare le colpe. Quest’ufficio è dal sacerdote specialmente esercitato nel Sacramento della Penitenza, nella Confessione. E voi sapete quanto il nostro Pastore fosse assiduo in questo punto del pastorale ministero. Le prime ore del mattino, anche nella stagione più rigida, lo vedevano sempre pronto alle chiamate dei fedeli. E quante anime fra voi, per personale esperienza, potrebbero dire quanta efficacia le parole dell’amato Pastore, avessero avuto nel ritrarle dai pericoli della colpa, nello spingerle ai più alti gradi nella via della perfezione.
Egli zelò l’assistenza agli infermi; egli fu sempre animato da un senso di grande carità verso i poveri, esercitando a un tempo la carità spirituale e materiale. Giammai che alcuno si volgesse per un soccorso a lui, e, trovato un vero bisogno, partisse senza averne ricevuto un opportuno conforto.
E alle opere dirette della fede vanno aggiunte altre opere che sono un complemento della fede, perchè sono un potente aiuto a ridestarla, a conservarla, in mezzo alle popolazioni, opere materiali, opere morali.
Opere materiali: è sotto il suo governo, che la nostra chiesa venne dotata di un distinto concerto di campane. Questo vetusto tempio, bisognoso di ristauri e di abbellimenti, venne riparato, e fregiato di nobili pitture: e l’organo, trasportato e rinnovato, potè meglio colle sue armonie corrispondere alla santità ed alla dignità del culto.
Opere morali: egli approvò e presiedette una Commissione costituitasi pel bene morale e religioso del paese. Emanazione di questa Commissione fu la fondazione dell’Oratorio Festivo, una delle opere più efficaci, nelle attuali condizioni della società, a procurare il bene della gioventù. Benedisse l’opera dell’Asilo Infantile, che nella difesa e nella educazione dei piccoli bambini, prepara in germe il buon cristiano e l’ottimo cittadino. Approvò la fondazione della Scuola femminile di lavoro, e fu lieto della fondazione e della apertura dell’Ospedale, opportuno complemento dell’assistenza materiale e morale della popolazione.
La fede cattolica ricorda come elemento di speciale gentilezza e santità la divozione di Maria: noi Bellanesi abbiamo la fausta ventura di avere nel circuito della nostra Parrocchia il Santuario della Madonna di Lezzeno: il nostro Pastore ha potuto assistere, favorendole, a due specialissime solennità, la celebrazione del secondo centenario del miracolo della Madonna di Lezzeno, e poi la celebrazione del secondo centenario del trasporto della Immagine taumaturga dalla piccola capella campestre al Santuario innalzato dalla pietà dei fedeli.
Ma una seconda nota ha caratterizzato il nostro Pastore: egli non fu soltanto servo fedele, fu anche servo prudente.
La prudenza è virtù altamente importante: essa è formata da due elementi, dal criterio e dalla forza di volontà. Il criterio non solo fa conoscere le cose, maE non è a dire che la prudenza fosse in lui effetto di indifferenza o di incapacità: prendeva viva parte a tutte le questioni che interessavano il paese richiamando in sè il patriota del periodo eroico del Risorgimento Nazionale. Dotato di ingegno e di larga cultura, abbracciava le sue risoluzioni non per imposizione, ma per elezione: una volta abbracciate nessuno lo poteva smuovere: la sua prudenza era formata di scienza e di volontà.
A questo punto noi possiamo ben comprendere come egli abbia potuto passare un periodo così lungo di vita parrocchiale, senza suscitare intorno a sè ire e animosità, meritandosi la stima e il rispetto universale. Il clero, il popolo, tutte le rappresentanze cittadine qui presenti ne sono una prova luminosa.
Il nostro venerato Arcivescovo Cardinale fece il nostro Pastore oggetto di particolare attenzione: lo ricordò con parole di lode più volte nei discorsi al clero: gli mandò la sua pastorale benedizione, e fu con vivo dispiacere che non potè, come aveva desiderato, venire a ripetergliela di persona al capezzale dell’ultima agonia.
Ed ora, o caro Padre, noi dobbiamo darti l’estremo addio. Abituati a vederti sempre in mezzo a noi, ci sembrava che gli anni non avessero ragione alcuna sopra di te: la parola secolo a tuo riguardo sembrava naturale e quasi di diritto: ad centum annos, noi l’avevamo pronunciata questa parola: ma Dio pensò diversamente: Egli non volle più oltre differire a darti il premio di giustizia, dovuto alla tua virtù, formata di perfezione naturale e soprannaturale. Tu sei partito dandoci colla pazienza con cui tollerasti gli strazianti dolori della tua malattia una continuazione dei buoni esempi che ci hai dato in vita: in cambio del riposo, a cui avevi diritto, e non hai mai cercato in terra, Iddio ti conceda il riposo eterno del cielo. Noi non cesseremo mai di sollevare per te, come suffragio, la preghiera, formata di ricordo e di riconoscenza: e tu continua a prestarci come eletto fra gli eletti del cielo, quella protezione che come Padre per così lunghi anni ci hai accordata sulla terra!
Da Bellano a Taceno
Bellano, i (C.). — È scomparso il decano del clero milanese, il veterano che impersonava quasi un secolo di vita bellanese, proprio nel momento in cui a Bellano