Il buon cuore - Anno XI, n. 12 - 23 marzo 1912/Beneficenza

Beneficenza

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Il buon cuore - Anno XI, n. 12 - 23 marzo 1912 Educazione ed Istruzione

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Al Pio Albergo Trivulzio


Il ricovero semigratuito.


Alla vigilia di un convegno in quel grande quadrato della beneficenza che è la Baggina, sapendo che si tratta di un argomento interessante, propugnato da chi lo ha approfondito, compreso e apprezzato, negletto invece e anche ostacolato da chi non ha voluto o potuto comprenderlo, crediamo opportuno informarne i lettori, tra i quali contiamo non pochi amici che nella palestra della beneficenza pubblica e privata esercitano una vera missione di elevazione civile e morale.

Parliamo del ricovero semigratuito nel Pio Albergo Trivulzio, che, ideato con nobili intendimenti e con evidente praticità da un apostolo della beneficenza pubblica, il nob. comm. avv. Giuseppe De Capitani d’Arzago, è stato eretto testè in ente morale ed ora si trova nelle condizioni di una promettente iniziativa.

Ma forse che s’intenda con tale introduzione di alterare la fondiaria del Pio Albergo pei nostri vecchioni? Nemmen per sogno! Tale dubbio fu espresso da taluno che non ha studiato i problemi affacciantisi mano mano colla manifestazione di nuovi bisogni, di nuovi orientamenti sociali, di nuove tendenze, come pure da chi non ha potuto comprendere la necessità di ritornare sull’argomento della vecchia beneficenza anticamente formulata per studiarla nuovamente e coordinarla e completarla in armonia alle sopraggiunte emergenze, alle opere di previdenza generale e alla evoluzione e moltiplicazione delle popolazioni.

Per queste ragioni, per la forza preponderante degli eventi, in poco più di un ventennio, quante fioriture di beneficenza nella nostra Milano! Consideriamo solamente quello che si è fatto a beneficio della fanciullezza abbandonata, dei deficienti, dei ciechi, dei rachitici, degli scrofolosi, dei tubercolotici, e pensiamo ai molti istituti che non esistevano venticinque anni or sono se non nelle aspirazioni dì benefattori illuminati come un Casanova, un don Carlo San Martino, e guardiamo a ciò che hanno fatto i Salesiani e le Piccole Suore.

Eppure, grandi istituti e grandi bisogni sempre crescenti anche per la demoralizzazione della popolazione che troppo approfitta e abusa pure della beneficenza, specialmente per liberarsi di pesi troppo molesti, della prole che si abbandona con indifferenza, e dei vecchi che si rigettano talvolta come rifiuti.

E perchè tale sorte deve essere riservata anche a vecchi onorati che — dopo aver lavorato sempre e appartenendo a famiglie che lavorando guadagnano con una certa larghezza e potrebbero quindi economizzare — avrebbero diritto a un trattamento dignitoso?

Ci sembra che da questa domanda scaturisca nitida la risposta dell’attuale benemerito Presidente del Pio Albergo Trivulzio, il quale vorrebbe giustamente distinguere la posizione del vecchio senz’alcuna risorsa nè propria, nè famigliare, dal vecchio previdente o appartenente a famiglia sovvenuta da guadagni più che sufficienti.

Lo Stato — egli dice — ha provveduto colla legge alla pensione di vecchiaia agli operai che s’inscrivono alle istituzioni all’uopo fondate; ma in pratica la legge è poco compresa e meno seguita; quindi bisognerebbe pensare a un congegno che facesse obbligatorie le inscrizioni di previdenza, rendendo queste più facili, più accessibili, più attraenti. Sì, più attraenti, essendo poco lusinghiera la pensione giornaliera di 66 centesimi dopo 62 anni di vita.

Ebbene, il comm. De Capitani segnala nell’istituzione del ricovero semigratuito una integrazione della legge, una nobile via aperta al vecchio previdente, il quale, lungi dallo sfruttare l’intera carità dovuta a vecchi più [p. 90 modifica]infelici di lui, applicherebbe dignitosamente parte della pensione ottenuta co’ suoi giudiziosi risparmi (50 centesimi) alla concessione di un posto all’Albergo Trivulzio. E tale applicazione sarebbe accordata pure al vecchio previdente in genere, indipendentemente dalle derivazioni delle casse di previdenza. Ora, tenendo conto delle diverse eventualità nella vita, della possibilità di vedere un piccolo peculio divorato o sfruttato da malvagi o da egoisti, non risulta evidente, opportuna, conveniente la nuova sezione dedicata a canizie venerande, a vecchi dignitosi, che potrebbero essere felici di ottenere con mezza lira una ospitalità che altrimenti non troverebbero nemmeno per cinque volte tanto? E mancando la pensione, mancando il peculio, in quanti casi la famiglia del vecchio potrebbe e dovrebbe corrispondere la piccola cifra stabilita per il ricovero semigratuito!

Sarebbe davvero una elevazione morale nella beneficenza, e sarebbe anche un incontro conforme a giustizia. E s’intende che appunto per stare scrupolosamente colla giustizia, la combinazione si effettuerebbe a vantaggio della osservanza di ogni tavola di fondazione, erogando i redditi a totale vantaggio dei vecchi abbandonati.

A ragione il comm. De Capitani osserva come i ricoverati del Pio Albergo Trivulzio, per tradizione, non siano un’accolta di mendicanti, e come il bisogno del ricovero semigratuito sia stato più e più volte profondamente sentito in quella grande, rinnovantesi famiglia, che ha avuto nel proprio seno architetti, capimastri, chirurghi, scrittori, notai, ragionieri, nonchè impiegati e inservienti che morendo lasciarono i loro risparmi al pio Istituto. È poi da notarsi il dott. Giuseppe Valli che, nel 1805, donava tutto il suo, L. 8000, per solennizzare la sua ammissione al Pio Albergo.

Ma per funzionare con certa ampiezza, il ricovero semigratuito deve contare sopra un fondo speciale da costituirsi all’uopo, onde integrare il contributo del ricoverando colla misura occorrente per il mantenimento.

Su questo argomento importante ritorneremo dopo il convegno alla Baggina, che avrà effetto giovedì prossimo con intervento numeroso, speriamo, di persone competenti ed animate da buona volontà.

La visione di quel villaggio della carità ispiri i visitatori e dia efficace impulso alla nobile iniziativa, rendendola feconda di bene a vantaggio di vecchi onesti e buoni, che benediranno alla previdenza ed alla provvidenza, pur riconoscendo i meriti di saggi, amorevoli amministratori.

A. M. Cornelio.



Nel prossimo numero, daremo notizia del convegno, che ha avuto ottimo esito per intervento di cospicue personalità e per serietà di propositi.



Il Municipio di Milano ha ordinato 200 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.


PRO VICTORIA1


Mentre la melodia,
sirena dall’eterna anima errante,
qui ne suade e visioni sante
conduce a noi per l’agil fantasia;

con l’eco augurale
del patrio canto che il pensier ne esalta,
l’ala del voto mio, trepida ed alta
verso il libico ciel palpita e sale.

O luminoso cielo,
già noto al vol dell’aquila romana,
qual mai dall’aure tue fascino emana
che il nostro accende bellicoso zelo?...

Ricordo il giorno, quando,
fra il grigior delle prime ombre autunnali
e un intimo fluir d’aure vitali,
le prime schiere si partian cantando.

Ah chi può dir d’allora
quali e quante durammo ansie solenni!...
O insidiosa Sciara-Sciat! Oh Henni,
chi non v’impreca? Chi non piange ancora?...

Ricordo! Le bandiere
fremean nel vento che ingiallia le fronde;
oggi orgoglio d’eroi fremon gioconde
fra gli arabi palmeti e le trincere.

Noi sacri alla vittoria
d’ogni alto impulso; d’ogni bella idea
in questa di valor nuova epopea
nuovi attingiamo aneliti di gloria!

Figli e fratelli noi
de’ forti che all’Italia’ oggi son vanto,
de’ forti che impensate ore di schianto
reggono, alteri de’ trionfi suoi;

degli anni adolescenti
nostri, o compagni, il plauso mandiamo,
e il braccio e il sangue e l’anima votiamo
a questi de la Patria epici eventi.

Rivive in noi la fiamma
che gli antichi accendea patrii ideali;
una traccia di buone orme immortali
la via ci segna e al risalir c’infiamma.

Risuona in noi la voce
cui l’antica seguia balda fortuna:
invan tu attenti, o bieca Mezzaluna,
a l’avvenir de la Sabauda croce!


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Or che dolenti ed une
le forze nostre incontro a te ristanno,
invan la morte semini e l’inganno,
d’in su i palmizi libici e le dune.

Troppo durasti ormai
in questa, al sol, diletta alma contrada!...
Cedi, ti arresta, poi che l’ardua strada
del divenire e dell’ardir non sai.

Sul conquistato suolo,
cui di sangue, di lacrime e d’amore
già diè largo tributo il patrio cuore,
in terra, in mare, o spazianti a volo;

gl’itali prodi armati
di fucile, di fede e di ricordi
vegliano intenti, e sfidano concordi,
o Mezzaluna, i tuoi sinistri agguati:

vegliano intenti, e dove,
trafitto, un d’essi impallidisce e manca
altri s’avanza e l’animo rinfranca
quando più infurian le selvagge prove.

E se noi pur, noi tutti,
la patria invochi, al grido di Savoia,
del sacrificio imparerem la gioia!..
Del focolare italo fra i lutti,

misteriosa aurora
la fede aleggia, e in sua ragione pia
ogni tenebra vinta, ogni agonia,
vittoria e pace all’armi nostre implora.

Maria Motta

Maestra cieca.

A
llo scopo di procurare ai nostri soldati d’Africa la maniera di comunicare più facilmente colle loro famiglie venne iniziata la seguente palla di neve.

Coloro che leggeranno queste parole faranno il piacere di mandare almeno tre cartoline illustrate in una busta, colla propria firma (in un biglietto) al seguente indirizzo:

DITTA L. F. COGLIATI

Milano — Corso Porta Romana, 17.

Inoltre sono pregati di copiare questo appello, firmare e inviare a quante persone di loro conoscenza credono; queste alla loro volta faranno ugualmente continuando così la palla di neve.

Le cartoline raccolte verranno poi consegnate alle signore degli Ufficiali del 68 Regg. Fanteria, iniziatrici dell’atto gentile, che penseranno a mandarle a destinazione.



La NONNA è un capolavoro di una freschezza e di una originalità assoluta.


Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi


SOCI AZIONISTI.

Marchesa Luisa di Soragna |||
 L. 5 ―
Marchesa Maria di Soragna |||
   » 5 ―
Signora Virginia Anselmi |||
   » 5 ―
Signora Ida Salvini |||
   » 5 ―
Signora Mazzuchetti Anselmi |||
   » 5 ―
Duchessa Melzi Barbò |||
   » 5 ―
Signora Ester Magni |||
   » 5 ―
Ragioniere Magni |||
   » 5 ―
Marchesa Rocca Saporiti |||
   » 5 ―
Marchese Rocca Saporiti |||
   » 5 ―
Contessa Negroni Falcò |||
   » 5 ―
Signora Sioli-Legnani |||
   » 10 ―
Prof. Tancredi Pizzini |||
   » 5 ―
Signora Mima Mosterts Comelli |||
   » 5 ―

OPERA PIA CATENA


(cura di salsomaggiore).

Majno Giacobbe Giuseppina (socia perpetua) |||
 L. 100 ―
Signora Ortelli Paola |||
   » 10 ―
Signora Fusi Rossetti Adele |||
   » 10 ―
Signora Bardelli Crivelli Agostina |||
   » 10 ―
Signora Marazza Luisa |||
   » 10 ―
Signora Cesati Lina |||
   » 10 ―
Signora Vittadini Colombo Virginia |||
   » 10 ―
Signora Cattaneo Angelica |||
   » 10 ―

NUOVE PATRONESSE.

Signora Rossi Sioli Carlotta |||
   » 10 ―
Signora Bianconi Bianchi Marina |||
   » 10 ―
Signora Masson Fiori Luigia |||
   » 10 ―
Signora Ambrosini Spinella Maria |||
   » 10 ―

  1. Questa poesia fu letta a Monza nel Teatro Raiberti, il 10 corrente, in occasione del Concerto dato da alcuni Allievi Ciechi dell’Istituto di Milano, a favore della Società Ginnastica Pro Vittoria.