Il buon cuore - Anno X, n. 49 - 2 dicembre 1911/Religione

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Vangelo della domenica quarta d’Avvento


Testo del Vangelo.

Gesù, avvicinandosi a Gerusalemme, arrivato che fu a Betfage sul monte Oliveto insieme a’ suoi discepoli mandò due di essi dicendo loro: Andate nel castello che vi sta dirimpetto e subito troverete legata un’asina e con essa il suo asinino; scioglietela e conducetemela. E se alcuno vi dirà qualche cosa, dite che il Signore ne ha bisogno e subito ve li rimetterà. Or tutto questo seguì affinché si adempisse quanto era stato detto dal profeta che disse: Dite alla figliuola di Sion: Ecco che il tuo re viene a te mansueto, cavalcando un’asina é un asinello, puledro di un’asina da giogo. I discepoli andarono e fecero come aveva loro comandato Gesù e menarono l’asina e l’asinello, e misero sopra di essi le loro vestimenta e lo fecero montar sopra. E moltissimi delle turbe disteser le loro vesti per la strada: altri poi tagliarono rami dagli alberi; e li gettarono per la strada. E le turbe che precedevano, e quelle che andavangli dietro, gridavan dicendo: Osanna al Figliuol di David; benedetto Colui che vien nel nome del Signore: Osanna nel più alto de’ Cieli!

S. MATTEO, cap. 11.


Pensieri.

I Padri della Chiesa — autorevoli testimoni del pensiero dei loro contemporanei — videro nell’asina legata, e nel suo asinello la descrizione del vizio della disonestà. Portano a suffragio delle loro idee delle buone ragioni di convenienza.

Parmi con ciò possibile di vedere nei due discepoli, messi da nostro _Signore nel castello di fronte, le due principali facoltà dell’uomo, quali sono l’intelligenza e la volontà.

E per vero occorrono due apostoli a togliere le cavalcature volute da Gesù: occorre tutto lo sforzo armonico dell’intelligenza che ne rileva l’abisso di iniquità e la volontà che crea l’eroismo per strappare — quante poche volte!.. — la vittima alla funesta e micidiale passione della disonestà. Niuno v’ha che sia tardi nel riconoscere il gravame di sì orribili catene... esse pesano e gravano anche se d’oro ed in ambiente dorato, ma non sempre la logica della mente può creare, la logica della volontà... Si cade vinti nell’istante del rialzarsi... si precipita quando — non anco librati nell’aria — ci siamo staccati un palmo dal fango. Il poeta romano scriveva: Meliora video, proboque, deteriora autem sequor.

Sciolgono l’asina ed il subjugale, ed al padrone che si oppone gridano le sacre parole: Dominus his opus habet.... Il Signore ne ha di bisogno... A queste parole rapida succede l’azione della libertà. Caro e commovente spettacolo!...

S’io guardo il grande castello in cui brulica e s’agita il mondo, Dio mio! che confusione! nella confusione che orrore! nell’orrore quale abisso di cattiverie, iniquità e colpe!... Davvero che il quadro o qualunque quadro è assai minore della realtà. Non è qui possibile manco tratteggiarlo: gli effetti funesti danno ben idea d’una causa grandemente iniqua. Sono le famiglie scomposte: sono cuori feriti a morte: sono anime spezzate: sono figli orbati dei genitori: sono ricchezze sfumate: sono gioventù avvizzite innanzi la virilità: sono ingenue tradite: sono violenze inaudite: sono tragedie ed orrori di sangue... Se per un momento siamo presi da un sobbalzo d’orrore e pare s’arresti il torrente limaccioso del vizio, poco appresso l’acque si acquetano nel loro letto, tornano a rifluire buttando a galla talvolta qualche solo episodio del sottosuolo... Ci siamo tanto acclimatizzati che più non sentiamo l’orrore dei tempi scorsi e tolleriamo la sporca penna venduta, tolleriamo la retorica che crea l’ambiente roseo intorno al più volgare delitto.

Iddio ha bisogno di noi: his opus habet... ha bisogno Dio del nostro intelletto perchè l’intendiamo, del cuore nostro non per le volgarità della terra, ma per l’immarcescibile eredità del cielo.

Vengano gli apostoli a liberarci: Dominus his opus habet.

Mi faccio vicino a quel giovane: a lui parlo il linguaggio buono di Dio. Non è cattivo... non vi respinge, su di voi che gli parlate posa l’occhio vago ed incerto, desioso di luce, aria, libertà. Voi l’incoraggiate. Tenta le sue difese... poi le sue scuse. O giovane mio, no! non è in quelle passioni, passando le ore di tua gioventù in contatti e fremiti bassi che tu viva, no, no! al tuo cuore debbono darsi tutt’altri amori, altre gioie!...

Dominus his opus habet... del tuo cuore, della tua mente ha bisogno Dio;... dunque la tua vita, il tuo benessere, la tua felicità, l’aspirazione del tuo spirito... Dio, Dio! che è pur sempre l’ultimo supremo fine di ogni cosa creata, ultimo supremo fine d’ogni pensiero che ratto attraversa lo spirito, d’ogni pulsare, che agita il tuo cuore.

Oh! sì! mostratelo ai giovani nostri, ai nostri uomini, portatelo nelle piazze il nostro Gesù, il nostro Dio. Vincitore della morte, con braccio potente scioglierà l’uomo da quei lacci — dorati o meno — che sono le ritorte di morte...

Dintorno a noi liete danzeranno le figlie di Sion con gioia e cantici... liete diranno gli inni loro le nostre virtù che si piegheranno al passaggio del Salvatore Gesù Cristo!

B. R.


Il Conte Dott. Giuseppe Barbiano di Belgiojoso


A soli 39 anni, nel periodo di un’attività efficacissima, colpito da malattia repentina e ribelle a tutte le cure più affettuose e intelligenti, è cristianamente, serenamente spirato in Desio, da tutti rimpianto, il Conte Dott. Giuseppe Barbiano di Belgiojoso.

È scomparsa così troppo presto la simpatica figura di un perfetto gentiluomo, dal tratto veramente nobile, ma semplice, delicato, senz’ombra di ostentazione. Intelligente e studioso, era appassionato a tutti i rami [p. 388 modifica]dello scibile umano, specialmente alle lettere, alle lingue, alla pittura ed allo sport nelle più belle ed utili estrinsecazioni.

Modesto e prudente, le sue doti rifulsero particolarmente nel santuario della famiglia e nella cerchia degli amici, tra i quali contava cuori devoti che in lui si affidavano nei momenti più culminanti della vita.

Ricordiamo il giorno nel quale egli partecipava appunto agli amici la sua deliberazione di volersi dare ad una vita attiva, dedicandosi poi con nobili obbiettivi al delicato ufficio notarile. Da allora in poi, egli era infatti divenuto il consigliere fidato, il perno di cospicue famiglie, il benefattore di non poche opere pie.

Tutte le sue doti e le sue preziose cognizioni egli dedicò pure al Comune e alla Congregazione di Carità di Desio, manifestando un affetto speciale a Parravicino, il luogo preferito per la sua residenza estiva, il luogo amato per tradizioni famigliari, il luogo prescelto per il riposo della sua salma, accanto ai resti mortali de’ suoi cari.

Affabile, gentile, buono con tutti, egli ebbe da tutti, a Desio, come a Parravicino, imponenti e commoventi manifestazioni di cordoglio.

Sul suo feretro si pronunciarono parecchi discorsi eloquenti, che misero in bella luce le virtù del gentiluomo di principî profondamente cristiani, del notajo integro, del distinto patriota e cittadino, del marito esemplare.

Deponiahio il fiore della nostra amicizia sulla tomba del nobile uomo intemerato, e innalziamo una prece per la sua bell’anima gentile, invocando da Dio la rassegnazione nei cuori desolati dei superstiti.

A. M. Cornelio