Il buon cuore - Anno X, n. 49 - 2 dicembre 1911/Beneficenza

Beneficenza

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Il buon cuore - Anno X, n. 49 - 2 dicembre 1911 Religione

[p. 385 modifica]Beneficenza


Patria e beneficenza

Quando questo numero del Buon Cuore arriverà nelle mani dei nostri lettori, la fiera a beneficio dell’Asilo Infantile dei Ciechi avrà già avuto principio.

Si hanno ragioni per sperare in un buon esito?

Moltissime; alcune comuni, altre speciali.

Ragioni comuni. Son le ragioni che han sempre militato nelle fiere precedenti, e che hanno dato dei risultati straordinari.

È la prima fiera che si fa all’ingresso della stagione invernale. Tutte le famiglie agiate e signorili sono tornate dalla campagna, e non furono ancora messe a contributo per altre beneficenze.

Gli oggetti da esporsi e vendersi nella fiera sono già stati preparati di lunga mano, durante il corso di tutto l’anno precedente: non c’è la sgradita sorpresa di un invito inaspettato.

Gli oggetti preferiti per la vendita sono indumenti utili pei bambini e pei poveri: sono oggetti che hanno potuto essere preparati simultaneamente da molte persone senza richiesta di grande abilità.

All’ingresso della stagione invernale, e nell’avvicinarsi delle feste natalizie, molte persone hanno in costume di offrire doni ai bambini degli asili infantili urbani, ed ai poveri degenti all’ospedale, o che stanno per uscirne: qual felice combinazione di potersi provvedere di questi oggetti, acquistandoli alla fiera dei Bambini Ciechi? Sanno di poter trovare quanto desiderano, a modico prezzo, facendo una doppia beneficenza.

Una promessa di splendido risultato di questa fiera è il Comitato delle signore che vi presiedono, comitato numeroso, formato dalla rappresentanza di tutte le alte classi sociali, comitato già affiatato per lunga consuetudine, coll’incitamento di non lasciar languire i trionfi passati: la fiera pei Bambini Ciechi non è soltanto una fiera, è un convegno gradito, è uno splendido salotto di conversazione, in un momento e in ore che non è facile riunirsi gradevolmente altrove.

Il cattivo tempo, che sarebbe un impedimento all’affluenza, diventa una spinta ad aumentarla e conservarla: uscire di casa si vuole in qualche modo: non si può andare al corso, ai giardini, al parco... c’è la fiera nel salone dei Ciechi: andiamo ai Ciechi.

Il primo anno che si fece la fiera, cominciò a nevicare: si provò un senso di sgomento: la fiera, si disse, è rovinata: non verrà più nessuno... Fu l’anno in cui si fece un introito maggiore. La via Vivajo formicolava di carrozze e di automobili.

Ma vi è quest’anno una ragione speciale che promette alla fiera uno splendido risultato.

Si è pensato, e fu pensiero gentile, generoso, indovinatissimo, di associare nella divisione degli introiti della fiera un’opera altamente patriottica.

L’Italia è impegnata nella guerra d’Africa, nell’affermazione della sua assoluta e intera sovranità sulla Tripolitania e la Cirenaica.

Questa impresa ha dato una scossa potente a tutta l’anima della nazione.

È stata come una risurrezione. L’Italia ha finalmente ritrovato sè stessa. Da troppo tempo l’Italia era accasciata, infiacchita, nelle lotte interne dei partiti: guardando al passato, due date si affacciavano che ci avvilivano dinanzi a noi, che aiutavano il disprezzo dei nostri nemici, Lissa ed Adua. Nel Mediterraneo eravamo vicini ad essere chiusi in un cerchio di ferro, qualora la Tripolitania e la Cirenaica fossero state conquistate da potenze straniere: l’Italia sarebbe discesa inevitabilmente al livello di potenza di secondo ordine: tutte le glorie del passato, tutte le speranze del risorgimento politico svanivano a un tempo: l’Italia si sentiva sul petto un peso che la soffocava.

Scoppia la guerra di Tripoli. Il cuore si allarga. — È il sole che compare sull’orizzonte dopo una notte [p. 386 modifica]oscura, procellosa. Le navi gloriose salpano, l’esercito di terra segue. L’Europa ammira la intelligenza e la forza di organizzazione militare di cui l’Italia dà prova.

I primi fatti sono favorevoli: ma ahi! la generosità italiana fu punita: il tradimento degli arabi fa prendere alle spalle i bersaglieri che combattevano di fronte contro i turchi: i feriti cadono, i morti si accumulano, le madri lontane piangono.

Soccorriamo, si gridò, insieme ai bambini ciechi, le famiglie dei poveri soldati, richiamati, feriti, caduti. Benissimo. Un terzo dell’introito della fiera verrà dato in soccorso di quella causa santissima.

Per meglio accentuare questa nota di patriottismo, che come aureola benefica risplenderà sulla fiera, un banco nel Salone verrà tenuto da due Signore rappresentanti della Società Pro Esercito.

Era già grande l’attrattiva alla fiera pel favore procurato ai Bambini Ciechi, quanto più grande diverrà con questa aggiunta di vantaggio per una causa così urgente e santa! Più l’introito generale cresce, più cresce la partecipazione della Società Pro Esercito.

Domenica, alle ore 15, vi sarà al teatro della Scala la conferenza dell’avvocato Vecchini in favore della Croce Rossa. Sarà un avvenimento cittadino, che richiamerà al teatro tutta Milano. C’è un modo col quale la fiera, che ha pur luogo in quel giorno, non veda scemato il suo concorso. Coloro, che andranno alla Scala, finita la conferenza, potranno venire al Salone dell’Istituto dei Ciechi, a prendere il thé. Sarà un modo di continuare il concorso alla Scala, non solo nella animata conversazione, ma anche nello scopo di ajutare le famiglie dei danneggiati dalla guerra.

Tutti, dunque, alla fiera dell’Asilo Infantile dei Ciechi: patria e beneficenza, in splendido connubio, scriveranno ancora una delle loro più belle pagine.

La Marchesa Trotti, Presidente del Comitato, incomodata di salute, non potrà, come vivamente desiderava, assistere alla fiera. L’esito della fiera, quanto più ne’ suoi risultati sarà splendido, tanto più scemerà per lei il dolore dell’assenza.

Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi


OFFERTE PER LA FIERA


OFFERTE IN DENARO.

Signora Giuseppina Maestri |||
 L. 5 —
Signorine Luisa e Paola Origoni |||
   » 10 —
Signori Achille e Giuseppe Puricelli-Guerra |||
   » 10 —
Signora Elvira Maroni |||
   » 10 —
Donna Maria Feltrinelli von Pretz |||
   » 50 —
Signora Gina Prato Morosini |||
   » 15 —
Signore Antonia e Caterina Besozzi |||
   » 100 —
Donna Giannina Conti Casati |||
   » 20 —
» Maria Concetta Rizzardi Farace |||
   » 20 —
Signorina Maria Bernasconi |||
   » 50 —
» Gina Chierichetti |||
   » 30 —

OFFERTE IN OGGETTI.

Signore Amalia e Zenobia Arganini, n. 21 capi d’indumenti.
Donna Marianna e Donna Gaetanina Calvi, n. 6 idem.
Contessa Lina Jacini Cavi, n. 26 idem.

Signorina Maria Bianchi, n. 5 idem e un quadretto all’acquer.
Signora Itala Anna Castellini, n. 11 idem.
Cartoleria Gallinoni, so oggetti vari.
Nobile signorina Alberta Dandolo, n. 14 calendari dipinti e 12 segna-libri.
Signora Elvira Maroni, n. 6 capi d’indumenti.
Signorine Emilia e Teresa Robecchi, n. 25 capi d’indumenti, 14 oggetti ceramica dipinti a mano e 16 fantocci per bambini.
Valigeria Franzi, Via Ruggero Boscovich, n. 2 pacchi con 5 canestrini e 8 bastoni.
Paolo Dondena e figlio, Via Vigevano, 10, n. 24 bottiglie vino, un pacco lapis e un pacco stuzzicadenti.
N. N., una stufa ad alcool e un fornello a petrolio.
Società Anonima Lombardi e Macchi, 2 pacchi contenenti 92 oggetti varii.
Signora Clementina Giulini Longhi, 6 oggetti cristallo, 4 flaconi latte condensato e 13 capi di biancheria.
Contessa Giuseppina Venino Perego, n. 3 oggetti di majolica e cristallo.
Signorina Teresa Farinelli, n. 2 campane con episodii guerreschi.
Balestri Carlo, vetraio, una alzata in metallo con cristalli.
Signora Adalgisa Orio Cabrini, n. 6 corpetti, 6 mutande di lana, 2 scialli lana e n. 12 fazzoletti di cotone.
Ditta Scaglia di Carlo Gallieni, n. 6 camicie flanella da uomo.
Signora Erminia Benso Santini, n. 19 capi d’indumenti.
Signorina Gina Chierichetti, n. 7 idern.
Signorina Maria Lena Mina, n. 15 idem.
Signora Coletta Rosnati Castiglioni, n. 12 berrette lana.
Signora Anna Vigliardi-Paravia, n. 7 cestine con bambole, 4 indumenti lana e 11 grembialini guarniti.
Signora Marianna Norsa, 6 salviette, una tovaglia con tovaglioli e due grembiali.
Marchesa Camilla Saporiti, n. 13 capi d’indumenti.
Sig. Carola Strambio de Castillia, pezze stoffa e n. 10 scampoli.
Signora Bianca Pavia Neumann, n. 12 indum. e 12 oggetti vari.
Fratelli Porcellini, corso Magenta, 2, n. 2 zamponi.
Signora Caterina Demarchi, n. 4 oggetti ricamati.
N. N., n. 3 oggetti di chincaglieria e 6 fascicoli musica.
Marchesine d’Incisa, trapuntino e scalfarotti lana.
Le Ditte Guffanti, Ferrario-Mari, Pasini, Casati, Borghi, offersero il nastro tricolore pei distintivi delle Signore venditrici..
Signora V. S., n.4 capi indumenti.
Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo un ricco Album illustrato, splendidamente rilegato.
Sig. Luigi Sfondrini, via Alessandro Manzoni, 20, n. 12 pacchi pasta all’uovo.
Sig. Eugenio Rimmel, via S. Margherita, 3, n. 26 scatole per cipria, 1 idem vetro per sapone, 3 flaconi metallo per profumi, 4 idem per viaggio, 3 idem col coperchio di metallo, 9 idem per profumo, 2 idem per sali, 2 vaporizzatori, 1 disinfettante.
Sig. Livraghi Attilio, corso Genova, 15, n. 6 bastoni.
Signora Ester Magni Taddei, n. 52 capi.
Signora Augusta Denti Zaffaroni, n. 49 idem.
Signora Clelia Barbetta Poletti, n. 12 idem, kg. 2 cotone.
Signora Adele Cesaris Baratta, a. 56 capi.
Signora Silvia Cesaris, n. 48 idem.
B. B., n. 17 idem.
Signora Colliva, scattola in peluche con nécessaire.
Signora Luigia Buondonno Castelli, n. 13 capi.
Donna Lucia Greppi, n. 70 idem.
Signora Anna Scanzi, n. 10 idem.
Signora Battaglia Ponti, n. 6 idem.

PENSIERI


Sono nella vita..... degli individui, momenti solenni, supremi, nei quali si decidono le sorti di un lungo avvenire.

L’uomo che vuole, vai meglio dell’uomo che sa, ed è il solo uomo che può.