Pagina:Il buon cuore - Anno X, n. 49 - 2 dicembre 1911.pdf/1

Anno X. Sabato, 2 Dicembre 1911. Num. 49.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Beneficenza. —Patria e beneficenza — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi — Pensieri.
Religione. —R B. Vangelo della domenica quarta d’Avvento — A. M. Cornelio. Il conte dott. Giuseppe Barbiano dl Belgioioso.
Educazione ed Istruzione. —Lettere del colonnello Fara — Myriam Cornelio Massa. Tripolitania, poesia. — Can. Andrea Durand. Echi di Lourdes.
Società Amici del bene. —Per la Provvidenza Materna — Certificati dell’Unione Cooperativa — Francobolli usati.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario.

Beneficenza


Patria e beneficenza

Quando questo numero del Buon Cuore arriverà nelle mani dei nostri lettori, la fiera a beneficio dell’Asilo Infantile dei Ciechi avrà già avuto principio.

Si hanno ragioni per sperare in un buon esito?

Moltissime; alcune comuni, altre speciali.

Ragioni comuni. Son le ragioni che han sempre militato nelle fiere precedenti, e che hanno dato dei risultati straordinari.

È la prima fiera che si fa all’ingresso della stagione invernale. Tutte le famiglie agiate e signorili sono tornate dalla campagna, e non furono ancora messe a contributo per altre beneficenze.

Gli oggetti da esporsi e vendersi nella fiera sono già stati preparati di lunga mano, durante il corso di tutto l’anno precedente: non c’è la sgradita sorpresa di un invito inaspettato.

Gli oggetti preferiti per la vendita sono indumenti utili pei bambini e pei poveri: sono oggetti che hanno potuto essere preparati simultaneamente da molte persone senza richiesta di grande abilità.

All’ingresso della stagione invernale, e nell’avvicinarsi delle feste natalizie, molte persone hanno in costume di offrire doni ai bambini degli asili infantili urbani, ed ai poveri degenti all’ospedale, o che stanno per uscirne: qual felice combinazione di potersi provvedere di questi oggetti, acquistandoli alla fiera dei Bambini Ciechi? Sanno di poter trovare quanto desiderano, a modico prezzo, facendo una doppia beneficenza.

Una promessa di splendido risultato di questa fiera è il Comitato delle signore che vi presiedono, comitato numeroso, formato dalla rappresentanza di tutte le alte classi sociali, comitato già affiatato per lunga consuetudine, coll’incitamento di non lasciar languire i trionfi passati: la fiera pei Bambini Ciechi non è soltanto una fiera, è un convegno gradito, è uno splendido salotto di conversazione, in un momento e in ore che non è facile riunirsi gradevolmente altrove.

Il cattivo tempo, che sarebbe un impedimento all’affluenza, diventa una spinta ad aumentarla e conservarla: uscire di casa si vuole in qualche modo: non si può andare al corso, ai giardini, al parco... c’è la fiera nel salone dei Ciechi: andiamo ai Ciechi.

Il primo anno che si fece la fiera, cominciò a nevicare: si provò un senso di sgomento: la fiera, si disse, è rovinata: non verrà più nessuno... Fu l’anno in cui si fece un introito maggiore. La via Vivajo formicolava di carrozze e di automobili.

Ma vi è quest’anno una ragione speciale che promette alla fiera uno splendido risultato.

Si è pensato, e fu pensiero gentile, generoso, indovinatissimo, di associare nella divisione degli introiti della fiera un’opera altamente patriottica.

L’Italia è impegnata nella guerra d’Africa, nell’affermazione della sua assoluta e intera sovranità sulla Tripolitania e la Cirenaica.

Questa impresa ha dato una scossa potente a tutta l’anima della nazione.

È stata come una risurrezione. L’Italia ha finalmente ritrovato sè stessa. Da troppo tempo l’Italia era accasciata, infiacchita, nelle lotte interne dei partiti: guardando al passato, due date si affacciavano che ci avvilivano dinanzi a noi, che aiutavano il disprezzo dei nostri nemici, Lissa ed Adua. Nel Mediterraneo eravamo vicini ad essere chiusi in un cerchio di ferro, qualora la Tripolitania e la Cirenaica fossero state conquistate da potenze straniere: l’Italia sarebbe discesa inevitabilmente al livello di potenza di secondo ordine: tutte le glorie del passato, tutte le speranze del risorgimento politico svanivano a un tempo: l’Italia si sentiva sul petto un peso che la soffocava.

Scoppia la guerra di Tripoli. Il cuore si allarga. — È il sole che compare sull’orizzonte dopo una notte