Il buon cuore - Anno X, n. 47 - 18 novembre 1911/Educazione ed Istruzione

Educazione ed Istruzione

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La Tripolitania e la Cirenaica

Il clima della Tripolitania, considerata nel suo insieme amministrativo, è il sahariano, caldo ed asciutto, salvo nelle oasi, dove, di solito, è caldo umido e perciò malsano. Sul litorale è temperato dalle influenze marittime anche del suolo, e ciò specialmente nella Cirenaica. La piovosità diminuisce con l’altitudine. Rare e scarse sul litorale, le pioggie sono più abbondanti sugli orli settentrionali degli altipiani e riempiono di frequente i nadi fino al mare. Nell’estate una benefica influenza viene a temperare gli ardori del caldo, e questa è esercitata dalle brezze marine e terrestri; venti colà dominanti sono il «Ghibli», che spira dal deserto, ed il «Gherra», che spira da nord-est nei primi tre mesi dell’anno, ed apporta temporali e burrasche.

Le notizie che si hanno sulla flora della Tripolitania sono raccolte nell’opera del Durand e Barratte. La Tripolitania propriamente detta comprende fino ad ora 606 specie e varietà, oltre a r3 specie e varietà speciali; la Cirenaica 755 specie e varietà, oltre 47 specie e varietà speciali; la Marmarica turca 302 specie e 4 specie e varietà endemiche; il Fezzan 98 specie e varietà, le oasi di Kufra 14, le oasi di Anzila 20. In generale le oasi hanno una flora molto povera. Non sarebbe difficile provare che la flora della Tripolitania va distinta in due grandi regioni: la mediterranea che si estende dal litorale fino all’altipiano, e la sahariana che comprende l’interno, cioè il gran deserto libico, il Sahara le oasi. La flora tripolitana mediterranea ha sostanzialmente i caratteri di quella del mezzogiorno di Europa particolarmente dell’Italia meridionale, della Sicilia, della Grecia, di Creta; sotto questo rapporto, la flora tripolina mediterranea si può considerare come l’anello di congiunzione fra il bacino del Mediterraneo e il deserto. La flora sahariana è povera ed ha i caratteri della flora desertica. La ricchezza di questa flora sta tutta nella palma datterifera, che si coltiva nelle oasi che è senza dubbio la pianta più bella, più utile e più diffusa dell’Africa settentrionale. Il numero dei palmeti è grandissimo entro i confini della Tripolitania venne calcolato sopra dati del governo ottomano, il quale trae da essi un’imposta speciale: la statistica ufficiale porta a due milioni le palme datterifere dell’intera regione.

Popolazione e lingua.

La popolazione della Tripolitania è rappresentata principalmente da Berberi e Arabi: i primi originari del paese, gli altri venuti per invasione. Vanno aggiunti a questi due tipi gli Ebrei, che si trovano nei centri ed i Negri provenienti dal Sedan e dall’Aussa. Le tre razze, Berbera, Araba e Negra si sono da tempo cosi mescolate per gli incroci che riesce difficile riscontrare tipi puri in qualunque parte del paese. I tratti fisici, come il colorito bronzino, i capelli neri e ricciuti, il corpo magro e sottile sono comuni ai tre tipi suddetti e le differenze morali che li potrebbero meglio distinguere da quelle fisiche non appariscono facilmente. In generale gli Arabi abitano le pianure, i Berberi gli altipiani e le oasi (in queste essi hanno meglio conservato alcuni dei caratteri fondamentali della razza) e i Negri in villaggi di capanne presso le città, secondo gli usi primitivi. Dopo vengono gli Ebrei, i quali erano un tempo in prevalenza nel paese. Oggi, pur essendo in minoranza, essi formano una quantità importante per l’influenza che esercitano nel commercio.

Altro elemento importante della popolazione è il Turco, che è composto esclusivamente da funzionari civili e militari e da soldati. Vengono finalmente gli europei in numero da tre a quattromila, per la maggior parte italiani di Malta e del Regno, ai quali seguono per numero i greci e quindi le altre nazionalità. La popolazione della Tripolitania (comprese la Cirenaica e le oasi) non è mai stata censita dal governo. Secondo i calcoli più approssimativi essa non sembra superare molto il milione di individui, e cioè 700 mila per la Tripolitania propriamenie detta e il Fezzan, e 302 mila per la Cirenaica. Le colonie estere erano rappresentate nel 1910 dalle seguenti cifre: sudditi inglesi (compresi 1900 maltesi che parlano l’italiano) 2350, italiani 639 (dei quali 512 in Tripoli, 22 a Homs, 2 a Misrata, 100 a Bengasi, 5 a Derna), francesi 580, spagnuoli 100, olandesi 79, austriaci 44, ellenici 55, tedeschi 1.

La lingua comunemente parlata in Tripolitania è l’araba. In alcune regioni si parla un misto di arabo e di berbero detto scelha; a Ghadames si parla un dialetto berbero puro; i Libî della Cirenaica parlano l’arabo puro dell’Arabia. La lingua ufficiale è la turca, ma essa non è conosciuta mediocremente che nelle città per i rapporti dei dominatori con gl’indigeni. Fra le lingue europee la più diffusa è l’italiana, che sì può dire in generale la lingua del commercio marittimo, come l’araba è la lingua del commercio con l’interno.

La religione dominante in Tripolitania è la musulmana, di rito malexita per gli indigeni ed hanefita per i turchi. Il capo del culto è il mufti, e presidente del tribunale religioso è il cadi: ambedue sono nominati da Costantinopoli, il primo a vita e il secondo per un periodo di trenta mesi. Vengono quindi l’ebraica, professata da circa dodicimila persone che vivono sotto il governo di un rabbino maggiore riconosciuto per autorità suprema dagli ebrei. La religione cristiana è rappresentata da cattolici amministrati da una Missione dell’Ordine dei Minori Osservanti: quindi da Greci ortodossi, dipendenti spiritualmente nella loro qualità di [p. 375 modifica]sudditi ottomani, dal patriarca ecumenico di Costantinopoli, e da protestanti.

La dominazione turca.

I fenicî prima, poi i cartaginesi e i romani ebbero l’egemonia della Tripolitania e della Cirenaica. Negli ultimi anni dell’Impero di occidente, cioè nel 455, i Vandali di Genserico occuparono l’intero paese; ma dopo meno di un secolo (nel 534) essi furono scacciati alla loro volta da Belisario. Gli arabi, dopo settant’anni di guerra continua con i bizantini e gl’indigeni, riuscirono a conquistare l’Africa settentrionale nel 650 e a governarla con la dinastia degli Almoravidi prima e poscia con quella dei Beni Amer, che ridussero la Tripolitania a regno indipendente. Contro il dominio arabo non mancò la resistenza e in settant’anni i Berberi insorsero quattordici volte, ma il paese rimase agli arabi vincitori che v’introdussero la loro religione, la loro lingua e i costumi. Durante il medio evo Tripoli ebbe frequenti relazioni con le repubbliche marinare che accentrarono nelle loro mani tutto il commercio del suo porto, il quale venne occupato nel 1510 dagli spagnuoli e dopo incerta sorte cadda sotto i turchi, nel 1551. Nel 1835 la Turchia fortificò il suo dominio in Tripolitania, estendendolo poi (1842) al Fezzan, all’oasi di Ghadamès, all’oasi di Ghat (1875) e al resto. La diretta dominazione turca comincia, dunque, nel 1835, ma da allora ad oggi non ha fatto — bisogna riconoscerlo — alcun passo utile nel campo della civiltà. I turchi rimangono estranei alla popolazione, contentandosi di riscuotere le imposte e i tributi possibili per il tesoro di Costantinopoli.

La Tripolitania e i paesi dipendenti sono considerati dai turchi come territori integranti dell’Impero e non come possessi. Perciò, anche dopo la costituzione, la Tripolitania, venne invitata ad inviare a Costantinopoli i suoi rappresentanti. Nello stesso modo venne trattata la Cirenaica, che è considerata come regione del tutto separata dalla Tripolitania, e che, come questa, costituisce una provincia dell’impero ottomano. Sono elettori coloro che sanno leggere e scrivere e che hanno residenza stabile nella provincia. Per la Tripolitania i deputati dovrebbero essere sei (uno per Tripoli, Homs, Gebel, Murzuk, Ghadamès e Orfella); ma attualmente gli eletti non sono che quattro (Tripoli, Homs, Gebel e Murzuk), perchè negli altri due collegi elettorali l’autorità della Porta è nulla o quasi e mancan persone che sappiano leggere e scrivere il turco, la quale condizione è obbligatoria per essere nominato deputato ottomano.

L’amministrazione ottomana.

Dopo l’ultima conquista turca del 1835, il governo di Costantinopoli decretò di fare della Tripolitania un vilayet o provincia generale, governata da un valy (quasi sempre ufficiale generale dell’esercito ottomano) residente a Tripoli e avente allora sotto la sua giurisdizione le tre provincie o sanciaccati di Tripoli, Misrata e Barca. Nel 1879 la provincia di Barca o della Cirenaica fu eretta in mutessariftato indipendente, detto di Bengasi, il quale ha un governatore civile e militare a sè. Tanto il governatore generale o vali di Tripoli, quanto il mutessarif di Bengasi vengono nominati direttamente dal Sultano per un tempo indeterminato. Anche i capi dei sanciaccati e dei kazà vengono nominati direttamente da Costantinopoli; mentre i mudir sono designati dal governatore e confermati dal governo. La Tripolitania è divisa in quattro sanciaccati ossia: Tripoli (con un governatore militare, generale di divisione), Homs, Gebel e Murzuk, governati da mutessarif. Questi quattro sanciaccati formano insieme 12 circondari o kazà governati da kaimakam e 26 sottocircondari o nahiie con a capo ciascuno un mudir o direttore.

Il mutessariffato di Bengasi ha alle sue dipendenze i cinque kaimakam di Derna, Mergi, Ghegab, Angila e Tobruk. Dopo la costituzione, anche la Cirenaica dovrebbe eleggere i suoi deputati in numero di quattro (Bengasi, Derna, Kufra e Hadma), ma per la medesima ragione che si è accennato per la Tripolitania, ne ha potuto eleggere due soltanto (Bengasi e Derna).

Il valì di Tripoli e il mutessarif di Bengasi rappresentano il potere esecutivo dell’impero ottomano in Africa e il potere politico di fronte ai rappresentanti delle potenze estere. Ambedue questi personaggi hanno alla loro dipendenza l’esercito e presiedono alla direzione superiore degli affari civili e finanziari. Tanto l’uno quanto l’altro vengono coadiuvati nella loro amministrazione da un Consiglio di amministrazione.

Il Consiglio superiore dei vilayet di Tripoli è composto di sei membri indigeni, nominati per elezione e senza stipendio dalla popolazione. Fanno parte, di diritto, del Consiglio stesso, il cadì o presidente del tribunale religioso, il mufti o capo spirituale della religione, il mektubgi o controllore generale della finanza. I membri elettivi rimangono in carica due soli anni, dopo i quali sono confermati o sostituiti da altri. Il Consiglio si occupa di tutte le questioni amministrative interessanti il vilayet. Il suo parere è richiesto in ogni caso di provvedimenti di indole civile o finanziaria. Ad esso vengono riferiti gli affari contenziosi fra i privati e amministrazione ed emette il giudizio contro i funzionari prevaricatori. Il Consiglio amministrativo che coadiuva il governatore di Bengasi è composto del cadi, del sindaco di Bengasi, del segretario capo e del contabile del mutessariffato e di otto membri di nomina del governatore.

Attualmente si trova in Tripolitania una divisione militare di circa 4 mila uomini dei quali mille di fanteria e 150 di cavalleria sono stanziati in Tripoli. L’artiglieria che presidia la città è formata da 12 cannoni da campagna e da 4 pezzi Krupp da montagna. In Cirenaica si trovano complessivamente 2500 uomini. Non esiste nelle acque ottomane di Africa alcuna marina militare; soltanto nella rada di Tripoli è stazionaria perpetua una cannoniera il cui comandante avendo ricevuto l’incarico dal vali parecchi anni or sono di andare a Malta, fece ritorno dopo tre giorni e riferì al governatore che Malta non esisteva più. I marinai turchi non avevano saputo navigare e non avendo trovato l’isola, pensarono che fosse scomparsa.

(Continua).