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il buon cuore 375
sudditi ottomani, dal patriarca ecumenico di Costantinopoli, e da protestanti.

La dominazione turca.

I fenicî prima, poi i cartaginesi e i romani ebbero l’egemonia della Tripolitania e della Cirenaica. Negli ultimi anni dell’Impero di occidente, cioè nel 455, i Vandali di Genserico occuparono l’intero paese; ma dopo meno di un secolo (nel 534) essi furono scacciati alla loro volta da Belisario. Gli arabi, dopo settant’anni di guerra continua con i bizantini e gl’indigeni, riuscirono a conquistare l’Africa settentrionale nel 650 e a governarla con la dinastia degli Almoravidi prima e poscia con quella dei Beni Amer, che ridussero la Tripolitania a regno indipendente. Contro il dominio arabo non mancò la resistenza e in settant’anni i Berberi insorsero quattordici volte, ma il paese rimase agli arabi vincitori che v’introdussero la loro religione, la loro lingua e i costumi. Durante il medio evo Tripoli ebbe frequenti relazioni con le repubbliche marinare che accentrarono nelle loro mani tutto il commercio del suo porto, il quale venne occupato nel 1510 dagli spagnuoli e dopo incerta sorte cadda sotto i turchi, nel 1551. Nel 1835 la Turchia fortificò il suo dominio in Tripolitania, estendendolo poi (1842) al Fezzan, all’oasi di Ghadamès, all’oasi di Ghat (1875) e al resto. La diretta dominazione turca comincia, dunque, nel 1835, ma da allora ad oggi non ha fatto — bisogna riconoscerlo — alcun passo utile nel campo della civiltà. I turchi rimangono estranei alla popolazione, contentandosi di riscuotere le imposte e i tributi possibili per il tesoro di Costantinopoli.

La Tripolitania e i paesi dipendenti sono considerati dai turchi come territori integranti dell’Impero e non come possessi. Perciò, anche dopo la costituzione, la Tripolitania, venne invitata ad inviare a Costantinopoli i suoi rappresentanti. Nello stesso modo venne trattata la Cirenaica, che è considerata come regione del tutto separata dalla Tripolitania, e che, come questa, costituisce una provincia dell’impero ottomano. Sono elettori coloro che sanno leggere e scrivere e che hanno residenza stabile nella provincia. Per la Tripolitania i deputati dovrebbero essere sei (uno per Tripoli, Homs, Gebel, Murzuk, Ghadamès e Orfella); ma attualmente gli eletti non sono che quattro (Tripoli, Homs, Gebel e Murzuk), perchè negli altri due collegi elettorali l’autorità della Porta è nulla o quasi e mancan persone che sappiano leggere e scrivere il turco, la quale condizione è obbligatoria per essere nominato deputato ottomano.

L’amministrazione ottomana.

Dopo l’ultima conquista turca del 1835, il governo di Costantinopoli decretò di fare della Tripolitania un vilayet o provincia generale, governata da un valy (quasi sempre ufficiale generale dell’esercito ottomano) residente a Tripoli e avente allora sotto la sua giurisdizione le tre provincie o sanciaccati di Tripoli, Misrata e Barca. Nel 1879 la provincia di Barca o della Cirenaica fu eretta in mutessariftato indipendente, detto di Bengasi, il quale ha un governatore civile e militare a
sè. Tanto il governatore generale o vali di Tripoli, quanto il mutessarif di Bengasi vengono nominati direttamente dal Sultano per un tempo indeterminato. Anche i capi dei sanciaccati e dei kazà vengono nominati direttamente da Costantinopoli; mentre i mudir sono designati dal governatore e confermati dal governo. La Tripolitania è divisa in quattro sanciaccati ossia: Tripoli (con un governatore militare, generale di divisione), Homs, Gebel e Murzuk, governati da mutessarif. Questi quattro sanciaccati formano insieme 12 circondari o kazà governati da kaimakam e 26 sottocircondari o nahiie con a capo ciascuno un mudir o direttore.

Il mutessariffato di Bengasi ha alle sue dipendenze i cinque kaimakam di Derna, Mergi, Ghegab, Angila e Tobruk. Dopo la costituzione, anche la Cirenaica dovrebbe eleggere i suoi deputati in numero di quattro (Bengasi, Derna, Kufra e Hadma), ma per la medesima ragione che si è accennato per la Tripolitania, ne ha potuto eleggere due soltanto (Bengasi e Derna).

Il valì di Tripoli e il mutessarif di Bengasi rappresentano il potere esecutivo dell’impero ottomano in Africa e il potere politico di fronte ai rappresentanti delle potenze estere. Ambedue questi personaggi hanno alla loro dipendenza l’esercito e presiedono alla direzione superiore degli affari civili e finanziari. Tanto l’uno quanto l’altro vengono coadiuvati nella loro amministrazione da un Consiglio di amministrazione.

Il Consiglio superiore dei vilayet di Tripoli è composto di sei membri indigeni, nominati per elezione e senza stipendio dalla popolazione. Fanno parte, di diritto, del Consiglio stesso, il cadì o presidente del tribunale religioso, il mufti o capo spirituale della religione, il mektubgi o controllore generale della finanza. I membri elettivi rimangono in carica due soli anni, dopo i quali sono confermati o sostituiti da altri. Il Consiglio si occupa di tutte le questioni amministrative interessanti il vilayet. Il suo parere è richiesto in ogni caso di provvedimenti di indole civile o finanziaria. Ad esso vengono riferiti gli affari contenziosi fra i privati e amministrazione ed emette il giudizio contro i funzionari prevaricatori. Il Consiglio amministrativo che coadiuva il governatore di Bengasi è composto del cadi, del sindaco di Bengasi, del segretario capo e del contabile del mutessariffato e di otto membri di nomina del governatore.

Attualmente si trova in Tripolitania una divisione militare di circa 4 mila uomini dei quali mille di fanteria e 150 di cavalleria sono stanziati in Tripoli. L’artiglieria che presidia la città è formata da 12 cannoni da campagna e da 4 pezzi Krupp da montagna. In Cirenaica si trovano complessivamente 2500 uomini. Non esiste nelle acque ottomane di Africa alcuna marina militare; soltanto nella rada di Tripoli è stazionaria perpetua una cannoniera il cui comandante avendo ricevuto l’incarico dal vali parecchi anni or sono di andare a Malta, fece ritorno dopo tre giorni e riferì al governatore che Malta non esisteva più. I marinai turchi non avevano saputo navigare e non avendo trovato l’isola, pensarono che fosse scomparsa.

(Continua).