Il buon cuore - Anno X, n. 28 - 8 luglio 1911/Religione

Religione

../Beneficenza ../Educazione ed Istruzione IncludiIntestazione 14 febbraio 2022 75% Da definire

Beneficenza Educazione ed Istruzione

[p. 218 modifica] Religione


Vangelo della quinta domenica dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

Avvenne che nell’andare il Signore Gesù a Gerusalemme, passava per mezzo alla Samaria e alla Galilea. E stando per entrare in un certo villaggio, gli andarono incontro dieci uomini lebbrosi, i quali si fermarono in lontananza, e alzarono la voce dicendo: Maestro Gesù, abbi pietà di noi. E miratili disse: andate, mostratevi ai Sacerdoti. E mentre andavano restarono sani. E uno di essi accortosi di essere restato mondo, tornò indietro, glorificando Dio ad alta voce, e si prostrò a terra ai suoi piedi, rendendogli grazie: ed era costui un Samaritano. E Gesù disse: Non sono eglino dieci quelli che sono stati mondati? E i nove dove sono: Non si è trovato chi tornasse, e gloria rendesse a Dio, se non questa straniero. E a lui disse: alzati, vattene: la tua fede ti ha salvato.

S. LUCA, Cap. 17.


Pensieri.

Il racconto dei dieci lebbrosi guariti da Gesù: quante riflessioni si affacciano alla mente, leggendo questa pagina del vangelo!

Dei dieci guariti uno solo torna al Maestro per dire la propria riconoscenza. È cosa che sorprende questa? Oh, essa non ci può meravigliare, se noi osserviamo con occhio attento la società che ci circonda: e gli uomini, fondamentalmente, non mutano: i loro vizi, le loro passioni, i sentimenti loro non si cambiano: le storie di tutti i popoli e di tutte le età sono di ciò la universale ed esauriente testimonianza.

Molti sono quelli che chiedono, pochissimi quelli che ringraziano; molto si fa per avere, poco per dir grazie, meno ancora per rendere. La gratitudine vera, costante non è tanto facile da trovare.

I cuori generosi, le anime elette sanno bene ciò..... essi non s’arrestano per questo, anzi, pare che il non avere quello che dovrebbero avere le stimoli a carità ancor più fine, a generosità ancora più larga.... Essi sono gli amanti della virtù, ad essa mirano, non ad altro, essi proseguono, nonostante delusioni ed amarezze, la via della più meravigliosa e sorprendente e semplice bontà.... essi accolgono con intima gioia il poco affetto che trovano e non s’arrestano... essi sanno che il bene non muore, e vivono di questa fede, anche se il trionfo del bene non si possa ancor scorgere, anche se non si possa pensare che ne’ lontani secoli venturi.

Solo lo straniero, il samaritano torna a render grazie a Gesù. Non erano i compaesani di Gesù che avrebbero dovuto sentir più dell’altro il bisogno della riconoscenza?

Parrebbe dovesse esser così.... ma non è il bene avuto, quanto l’animo con cui si riceve, che spinge in una determinata direzione.

Gesù è dei nostri, poteva non guarirci?.... pare argomentino i nove, noncuranti di dire una parola buona al loro medico divino.

Perchè m’ha guarito Gesù, pur essendo io un Samaritano? pare invece pensi l’altro.... e torna a Gesù.

Il beneficio di Gesù appare un diritto a’ suoi compaesani; una grazia al Samaritano: i primi orgogliosi e duri non sentono la carità prodigiosa di Cristo e non ne hanno il cuore commosso; il Samaritano, nella sua umiltà, per essa, entra nella verità: riconosce l’amore di Gesù, ne sperimenta la dolcezza e rende grazie e gioia al cuore del Maestro.

Oh, l’umiltà profonda quanti orizzonti e vedute grandi e solenni apre all’anima nostra e come è efficace condottiera alla via della verità e della salvazione.

Non io, la fede tua t’ha salvato, dice il Maestro; la fede, l’ardore interiore che trasforma l’uomo e gli dà forza a superar se stesso. Non le sole pratiche esteriori, ma lo spirito con cui fanno è efficace e potente.

La fede nostra deve informare ogni nostro atto, soprattutto, ogni nostra consuetudine pia.

Pensiamo a ciò noi, quando ci accostiamo ai Sacramenti ad esempio, con spirito leggero, quasi che bastasse un rito, scompagnato dalla nostra più intensa e profonda ed intima cooperazione a purificarci l’anima, a comunicarci il divino?

Quale risposta dà la vita pratica di tante persone che pur si credono e son credute pie e cristiane?

La loro fede ha ottenuto la grazia del perdono e della purificazione? Irraggia questa grazia dai loro atti, dalle loro parole?....

Dalla carità si conosce la fede che ne è la radice e noi saremo giudicati non dalla radice ma dai frutti!

Dove sono i frutti nostri?

Pensiamoci, scuotiamoci, facciamo in modo che la nostra vita vissuta sia la pratica, visibile espressione dell’interiore parola di salvazione che Dio dirà, fecondando con la grazia sua la fede nostra!



Ricordatevi di comperare il 30.mo fascicolo dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI che uscì nella scorsa settimana.