Il buon cuore - Anno X, n. 05 - 28 gennaio 1911/Beneficenza

Beneficenza

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Il buon cuore - Anno X, n. 05 - 28 gennaio 1911 Educazione ed Istruzione

[p. 33 modifica]Beneficenza


Al traforo del Loetschberg - L’incendio di una Missione nel cuore delle Alpi - La colonia italiana di Kandersteg e l’opera bonomelliana.

Un espresso da Kandersteg mi riempiva stamattina l’anima di mestizia. Era l’amico D. Emilio Tarino, missionario dell’Opera di assistenza di monsignor Bonomelli, da oltre 15 mesi confinato all’estremità della valle del Kander, alla testa nord dei lavori pel traforo del Loetschberg, dove è stabilita tutta una colonia italiana di 5000 persone, di cui 3000 operai occupati nei lavori interni ed esterni del tunnel.

La lettera, che mi sta aperta sott’occhio, porta la data del 18 corrente, e dice: «Scrivo collo spavento, colle lagrime. Stamane alle 7 si sviluppava nella casa delle nostre scuole un tremendo fuoco che minacciava di travolgere ogni cosa, anche il SS. Sacramento. Come pazzo e fuori di me diedi l’allarme con la campana, col telefono, coll’tutti i mezzi a mia disposizione. Immediatamente con gli ingegneri e coi pompieri accorse l’intiera colonia. Il fuoco si potè limitare e circoscrivere per vero miracolo. Nè chi fu testimonio del furor delle fiamme, può pensare diversamente. Le suore piangono come bambine....».

E la lettera prosegue di questo tenore, tutta ad incisi che sembrano singulti, nei quali si intravede l’orrore della scena, svoltasi repentinamente nel cuore di quella pacifica colonia di lavoratori e tutti i sentimenti che s’agitano ancora nell’animo di chi scrive....

È la vita quotidiana della maggior parte dei missionari dell’opera Bonomelli, che pianta di preferenza le sue tende dove si agglomerano a migliaia i nostri operai pei grandi lavori richiesti dal traforo delle montagne. Come a Preda, a Briga, a Iselle, a Kaltbrunn, così anche a Goppenstein ed a Kandersteg (i due sbocchi a sud ed a nord del grandioso tunnel, che metterà in diretta comunicazione Berna colla linea del Sempione) si vennero rapidamente formando due villaggi italiani con una media di circa 5000 abitanti ciascuno e qualche centinaio di famiglie; e la vita che vi menano specialmente nella lunga stagione invernale, sempre tra valanghe e frane, col pericolo di incendi facilissimi a svilupparsi in quelle baracche di legno addossate l’una all’altra lungo i fianchi dei monti, è di quelle che non può rappresentarsi se non chi l’abbia vissuta, come la vivono i missionari e le suore dell’Opera di assistenza.

Per iniziativa ed a spese di quest’opera veramente provvidenziale, col concorso delle imprese, si costruirono, così a Kandersteg come a Goppenstein, l’Ospedale e la scuola dei bambini, l’uno e l’altra diretti dalle benemerite suore Giuseppine di Cuneo, che l’Opera di assistenza coadiuvarono si può dire fin dal suo primo sorgere.

Del bene grande compiuto così a vantaggio dei nostri operai dal 1907, epoca dell’apertura dei lavori nei due versanti (di Berna e del Vallese) fino ad oggi, sono documento le cifre allegate nelle relazioni che pubblica ogni anno l’Opera di assistenza e che si possono avere dalla cortesia del segretariato generale (via San Damiano, 44).

Senza rinunciare a scrivere di Goppenstein, dove il rev. cav. De Vita continua le prove di abnegazione e di apostolico zelo, di cui fu per tanti anni campo fecondo la stazione di Chiasso, debbo qui restringermi a parlare di Kandersteg, mentre ancora la popolazione atterrita guarda gli operai intenti a rifabbricare le baracche distrutte ed a rimettere le scuole in assetto per la ripresa dell’insegnamento.

Appena ricevuta la lettera qui in parte trascritta sono [p. 34 modifica]corso al Segretariato generale per domandare notizie; ed appresi con gioia che i danni si stimano di poco superiori alle 4 mila lire, cifra assai grave per le finanze dell’opera, che vive della carità pubblica, ma che si spera in parte coperta dalle assicurazioni.

Una relazione subito inviata dal rev. don Tarino faceva rilevare l’universale soddisfazione che non si fossero verificati danni alle persone ed elogiare il valore degli operai e la generosità degli ingegneri e dei pompieri, facendo il nome dell’ing. capo Rothpletz e di altri suoi colleghi, che hanno in questa occasione aggiunto nuove benemerenze a quelle che loro riconosce la colonia italiana di Kandersteg.

Ebbi ivi occasione di vedere un rapporto sull’attività del segretariato e della missione di Kandersteg da pochi giorni pervenuta al segretariato generale, ed ottenni per favore di riassumerlo pei lettori dell’Unione. È diviso in due parti, di cui l’una riguarda l’attività religiosa del missionario, l’altra, quella civile e sociale del segretariato e delle istituzioni da esso dipendenti.

Il segretariato operaio di Kandersteg ha continuato, anche nel 1910, mirabilmente, la sua missione sociale e morale a favore dei nostri connazionali emigrati.

Le difficoltà opposte dall’ambiente, sebbene in parte siano attenuate, pure continuarono e continuano.... All’estero vi sarà sempre chi, per malvagio istinto, disonora la propria patria, chiamando crudeli gli stessi suoi benefattori.

Segretariato: — L’affluenza degli operai, a Kandersteg, nell’anno testè decorso, è stata sempre stragrande Il traforo del Loetschberg, incominciato quattro anni fa per rendere più rapide le comunicazioni tra l’Europa centrale e l’Italia (il percorso Genova-Basilea verrà infatti, a lavoro finito, abbreviato di circa 4 ore), ha richiamato sempre nelle valli dell’Oberland bernese, numerosissimi gli operai italiani. Intorno ai pochi alberghi ed alle caratteristiche case di campagna che costituivano, pochi anni fa, il paese di Kandersteg, è sorto ora un villaggio completamente italiano, con tutte le curiosità e caratteristiche proprie di un improvvisato centro operaio. Tutte le regioni d’Italia, a Kandersteg, sono rappresentate largamente; e, di baracca in baracca, sulle strade gremite di bambini, nei cantieri, nell’atelier e dentro la galleria s’incrociano i dialetti più vari e più diversi. Vecchi minatori che hanno lavorato al Gottardo ed al Sempione e portano quassù la loro fierezza piemontese e lombarda si trovano uniti a giovani meridionali venuti dai monti dell’Abruzzo o dalle solfare siciliane.

Ma se il centro di gravità di queste centinaia e centinaia di nostri connazionali è rappresentato dalla galleria, il loro centro di unità morale, l’istituzione che traduce in forme tangibili e in attività benefica gli affetti più sacri di ogni italiano — dai sentimenti famigliari all’amore per la Patria lontana -- è la missione italiana, il Segretariato dell’opera di assistenza per gli emigranti.

Intorno al nostro missionario, al nostro segretariato si raccolsero nel 1910 numerosissimi gli operai, i padri di famiglia.

Ed il Segretariato in mille modi, venne in loro aiuto: dall’invio del denaro, alla diffusione della cultura. Difatti le vere pratiche (di stato civile, informazioni di lavoro, procure, ricerche, reclami, rimpatrii, collocamento di operai ecc.), si possono ridurre in media a circa 200 mensili, senza calcolare le persone che, in circostanze particolari, quotidianamente, vennero a domandare consigli, informazioni, aiuti, soccorsi, ecc. Moltissime poi furono le lettere, a cui si dovette dare evasione pervenuteci dall’Italia, dalla Svizzera ed altrove.

Insomma questo Segretariato non ha mai tralasciato nulla per tener alto il prestigio proprio e quello dei connazionali. E dopo molto lavoro, ha potuto acquistarsi il rispetto e la simpatia degli onesti, della maggioranza. Si lavorò assai, assai; ma alfin si vinse.

Colle autorità locali si procedette sempre nel migliore accordo possibile. S. Eccellenza il R. Ministro d’Italia in Berna in una sua visita fatta ai lavori, al Segretariato, all’ospedale ed alle scuole — il 16 ottobre 1910 — si congratulò altamente col missionario per il lavoro preziosissimo compiuto, incoraggiandola a proseguire così bene, in nome della Patria e del Re.

Scuole — Oltre il lavoro di segretariato, è degno di nota particolare il funzionamento delle scuole. All’ombra della casa, anch’essa improvvisata, fatta costruire dall’Opera, numerosissimi si raccolgono i fanciulli, per imparare i primi rudimenti del sapere, sotto la direzione del missionario e sotto la guida di maestri e suore italiane. Suddette scuole comprendono le cinque classi elementari e l’asilo per i bambini con circa 300 alunni che frequentano.

È pure degna di nota la scuola di cucito e d’economia domestica per le ragazze adulte, alla quale pigliarono parte da 20 a 30 ragazze.

In tutte queste scuole, lo dico con franchezza, si istilla il più puro amore alla Patria, al Re, alla istituzione ed alla Religione. Sono questi sentimenti così nobili che vanno coltivati con cura.

Cassa di risparmio — Funzionò pure una Cassa di risparmio con circa lire 40,000 di depositi all’interesse 4 per cento.

Ospedale — All’Ospedale le nostre suore continuarono la loro missione di bontà, dì carità, di sacrificio nell’assistenza agli operai infermi. In tutto il 1910 furono curati ben 1029 ammalati di cui 881 per infortunio e 148 per malattia. Vi furono quattro morti per infortunio, di cui due sulla Rampa.

Succursali sulla Rampa — L’azione del Segretariato si estende a tutta la vallata del Kander fino a Thum a beneficio degli italiani emigrati.

Nel mese di maggio u. s. si aprirono i lavori della Rampa. Frutigen, Kandergrund, Milhollz furono divisi in nove lotti, dati a diverse imprese francesi e specialmente italiane: e quindi si notò subito un grande accorrere di italiani. Nella prossima primavera certamente arriveranno, e forse supereranno i cinque mila.

Se a Kandersteg questi sono discretamente alloggiati, a Milhollz ed a Kandergrund dormono come le bestie.

Le imprese non costruirono sul luogo baracche di sorta; e gli operai dormono in quelle poche costrutte [p. 35 modifica]dagli italiani, raggruppati, pigiati come le acciughe. L’opera di assistenza per provvedere convenientemente ai bisogni di questa colonia apre subito nell’entrante 1911, una succursale del Segretariato di Kandersteg con sede propria sulla Rampa. È inutile ripetere che le paghe di tutti gli operai sono misere, considerate le esigenze della vita.

I manovali, quasi tutti con famiglia, ricevono lire 4.20 giornaliere. È una meschinità!! Quando si è pensato al vitto costosissimo quassù, ed al vestito, non rimane più nulla, se pure non si contraggono dei pegni. Nell’inverno poi, in cui le spese aumentano assai, bisogna stentare, patir la fame.

Del resto è una vera beneficenza del Signore che si possano aprire nuovi segretariati. Quando gli operai odono che in un dato luogo vi è l’opera di assistenza si sentono allargare il cuore e colà vi accorrono con contentezza e con soddisfazione».

Fin qui la relazione del Segretariato. Ma non dobbiamo dimenticare che il titolare di questo ufficio «Kandersteg» come in quasi tutte le altre stazioni dell’opera Bonomelliana è il missionario, al quale è pure affidata dalle competenti autorità ecclesiastiche la cura pastorale degli emigrati italiani. Il lavoro compiuto dal rev. Tarino in questo campo, quale risulta dal rapporto da lui inviato alla Consulta ecclesiastica dell’opera di assistenza, sarà argomento d’un altro articolo, che prometto sin d’ora agli amici dell’Unione.

Fin quì il rapporto compendiato del mio amico Don Emilio Tarino, che si chiude con queste testuali parole, nelle quali è espresso il programma d’azione d’ogni missionario dell’opera: «Il sacerdote italiano compie quassù un’opera altamente civile e umanitaria portando nelle famiglie, tra gli operai spesso in balia di pregiudizi e di prevenzioni, e indulgenti ai partiti più avanzati, una parola d’amore, di conforto, di ispirazioni ai più nobili ideali, di richiamo di doveri paterni ed al rispetto della patria lontana, che Dio prosperi e benedica lungamente!»

D. Stein.


PIO ISTITUTO OFTALMICO

Domenica 15 corr. ebbe luogo all’Istituto Oftalmico l’assemblea ordinaria dei benefattori alla quale intervennero i signori: marchese Gioachimo d’Adda Salvaterra in rappresentanza di S. Maestà la Regina Madre; cav. Bertolazzi in rappresentanza di S. E. il Ministro degli Interni e del Prefetto; Monsignor Emilio Girola in rappresentanza di S. E. il Cardinale Arcivescovo; del Consiglio: il vice Presidente conte Febo Borromeo e diversi Consiglieri. Intervennero inoltre benefattori e invitati.

L’avv. Tenca segretario del Consiglio informa sullo stato morale e finanziario della gestione 1909 e segnala il nome di benemeriti che nel corso della anzidetta gestione vollero in particolar modo beneficare l’Istituto; fra essi primeggiano la grande benefattrice Carla Francetti Frova e la locale Cassa di risparmio.

Il Direttore del Pio Istituto cav. prof. Luigi Ferri informa sull’andamento sanitario. L’ambulanza diede 3839 ammalati di prima visita e l’Istituto ricoverò n. 777 ammalati i quali consumarono giornate 1590o di degenza.

Il Direttore dopo breve cenno alle migliorate condizioni finanziarie dell’Istituto, per effetto specialmente della eredità Francetti, fa rilevare come alla soluzione dell’arduo problema ospitaliero di Milano, potrebbero dare valido aiuto, in concorso coll’Ospedale Maggiore, i minori Istituti congeneri della città, quando essi venissero messi in condizioni finanziarie tali da poter più ampiamente svolgere la loro azione ciascuna nel campo della sua specialità, ad avocare a sè il contingente di questi ammalati.

Il soverchio ingombro dell’Ospedale Maggiore verrebbe così ripartito fra gli Istituti minori e la gestione ospitaliera si avvierebbe alla sua soluzione più naturale, più conforme ai bisogni della pratica ed ai postulati della scienza.

Questa soluzione risponde non solamente agli assodati criteri del decentramento amministrativo, ma sopratutto, ed ognuno lo vede, risponde ai criteri ben più imperiosi del decentramento igienico.

Il fatto stesso che in un trentennio la opinione pubblica e la filantropia milanese diedero vita e vigore a cinque nuove opere ospitaliere, prova come questa e non altra sia la via che l’opinione stessa segnava fin dal passato alla soluzione di questo problema.

I Revisori danno informazione dell’esame del conto consuntivo nelle seguenti risultanze: Il patrimonio che al principio dell’anno era di L. 523.545.16 per sopravenienze attive ed avanzo di rendita, aumentò alla fine dell’anno a L. 568.120.77.

A Presidente dell’Istituto, per rinuncia dell’ing. cav. Carones, venne eletto l’avv. nob. Giulio Greppi ed a Consiglieri vennero riconfermati gli uscenti. Al posto di due Consiglieri dimissionari vennero eletti i signori ing. cav. Giovanni Carones e ing. cav. Carlo Radice Fossati. Vennero inoltre riconfermati in carica i tre Revisori.

CASA DI RIPOSO PEI CIECHI VECCHI


OBLAZIONI.

Somma retro L. 7030 —

Monsignor Bernardino Nogara |||
 L. 10 —
Totale L. 7040 —




Il Municipio di Milano ha ordinato 150 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.




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Per l’Asilo Infantile Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi


OBLAZIONI.

G. C. per il genetliaco di C. C. M. |||
 L. 10 —
Signor Carlo Ponti, desideroso di onorare la memoria della sua dilettissima madre
Gina Ponti Carmine resasi defunta il 12 gennaio, offre
 
|||
   » 100 —
Residuo interessi del libretto per la Messa d’oro |||
   » 32 41
Adele Cesaris Beretta, per un letto che porti la frase «per ricordare una data» offre |||
   » 100 —

SOCI AZIONISTI.

Prima rata.

Nob. signorino Ercole Perego di Cremnago |||
   » 5 —

Prima rata, secondo quinquennio.

Donna Emma Perego di Cremnago |||
   » 5 —
Signorina Sofia Osculati |||
   » 5 —