Il buon cuore - Anno IX, n. 42 - 15 ottobre 1910/Beneficenza

Beneficenza

../ ../Educazione ed Istruzione IncludiIntestazione 25 marzo 2022 75% Da definire

Il buon cuore - Anno IX, n. 42 - 15 ottobre 1910 Educazione ed Istruzione

[p. 329 modifica]Beneficenza


I Problemi dell’Emigrazione

AL PARLAMENTO ITALIANO



(Continuazione e fine, vedi n. 40).


Finchè le cose proseguiranno con tal sistema, la grande massa della nostra emigrazione è destinata a formare nei continenti americani la classe meno agiata della popolazione, la meno considerata: infatti vediamo che solamente una parte relativamente esigua di essa ha potuto elevarsi, ed a prezzo di sforzi enormi; mentre emigrazioni che portano seco un’adeguata provvista di capitale, sebbene enormemente più scarse di numero, si vedono rapidamente acquistare considerevole importanza.

E bisogna notare che siamo ora in un momento decisivo: le vaste estensioni di terreno libero, nelle regioni favorevoli all’agricoltura, vanno rapidamente ritirandosi: in vista della ricerca sempre crescente, i prezzi aumentano, un’accorta speculazione accaparra già su ampia scala la terra, sicura di rivenderla presto a condizioni molto vantaggiose.

Se i nostri emigranti non sono solleciti ad acquistare oggi, che si può ottenere facilmente, la proprietà terriera, che si presenta come la base unica di un sicuro e costante elevamento economico nei continenti americani, fra non molto si vedranno resa molto più difficile quella via di fortuna, per la necessità di capitali sempre maggiori, di cui essi non dispongono.

Noi non intendiamo qui determinare il provvedimento da adottarsi concretamente, ma vogliamo accennare in generale ad un sistema che a nostro parere s’impone, e sembra dover essere eminentemente efficace a dare alla nostra emigrazione una tutela che, oltre alle condizioni presenti, ne assicuri l’avvenire prospero, anche dal punto di vista dell’interesse nazionale.

Sappiamo che il Governo non può immischiarsi direttamente in imprese di colonizzazione, che tali operazioni aleatorie non devono gravare il bilancio della nazione; ma ci sembra che se esso indirettamete aiutasse e promuovesse l’iniziativa privata, che è spesso lenta riluttante ad investire capitali in paesi lontani, farebbe cosa utilissima. Se istituti nazionali somministrassero credito con avvedutezza ai nostri emigrati in regioni che si mostrano favorevoli ad una colonizzazione italiana, crediamo che l’elevamento ed il successo della nostra emigrazione sarebbe grandemente aiutato.

Il Ministro nel suo discorso, deplorava il fenomeno dell’urbanesimo, e lo additava come uno dei più forti argomenti invocati da coloro che vogliono provvedimenti restrittivi all’immigrazione, specialmente negli Stati Uniti. Egli diceva che tal fatto deriva da cause che è difficile eliminare, e fra le altre la condizione nella quale si svolge l’agricoltura negli Stati Uniti, che non si presta ai nostri contadini, e la tentazione dei subiti guadagni che offrono le grandi città. A noi sembra che certamente l’istituzione del credito che rendesse relativamente facile l’acquisto della proprietà sarebbe valido mezzo per risolvere anche questo problema ed attrarre i nostri alle campagne.

Ma un’altra tutela, abbiamo detto, specialmente sociale, morale e nazionale, è necessario spiegare con intensità fra gli emigrati italiani. E questo compito spetta essenzialmente all’opera volonterosa dei privati: esso è della massima importanza perchè gli emigranti, con poca o punta cultura in generale, giunti nel paese straniero, si preoccupano solo di ciò che è indispensabile per vivere, e questo li assorbe completamente; essi non hanno per altra ragione contatto coll’elemento locale, e le buone istituzioni straniere non si accostano non si confanno a loro; onde sovente vivono estranei ad ogni istituto di educazione civile e morale. [p. 330 modifica] Questo avviene nelle città, dove il contatto cogli elementi più bassi della popolazione li guasta, e nelle campagne dove l’isolamento e la mancanza di qualsiasi pratica e ricordi dei principi morali e religiosi li abbrutisce.

In questa opera non esitiamo ad affermare che l’Italica Gens sarà per divenire lo strumento unico veramente efficace. Infatti, dei buoni parroci italiani che si propongano quello scopo e che vi attendano con zelo, possono rendere servizi inestimabili; nessuno come il sacerdote della stessa patria, che parla la stessa lingua, che conosce a fondo lo spirito dei suoi concittadini, può trovare fra di essi corrispondenza benevola e deferenza ai consigli con cui egli, disinteressatamente, per coscienza ed amore nell’adempimento della sua missione, si propone di aiutare i suoi parrocchiani negli interessi sia economici che morali.

E, come già abbiamo altrove osservato, l’Italica Gens potrà contribuire grandemente alla soluzione del problema della conservazione della lingua. Il Governo farà opera d’alto interesse nazionale se sussidierà su vasta scala le scuole parrocchiali, quelle già esistenti e quelle che si spera, colla buona volontà del clero italiano in America, di far sorgere numerose dovunque, perchè sovente è l’aiuto materiale che ad esse manca per andare avanti o per divenire più floride. Nella recente discussione alla Camera sulle scuole italiane all’estero risultò che tal pensiero ora opportunamente informa l’indirizzo del Governo e della rappresentanza del Paese, e la coscienza di ogni buon italiano di qualsiasi partito o credenza religiosa. Giustamente osservò il Ministro Di San Giuliano a proposito dei sussidi da darsi a quelle scuole, che «l’italianità delle scuole è il fine; la scuola laica e la scuola confessionale è solamente il mezzo, perchè oltre il confine non è concepibile altro sentimento che quello della patria».

Da questo rapido sguardo si può desumere che molto resta ancora da fare, perchè l’emigrazione italiana si possa dire bene assistita ed indirizzata, e questo nonostante che nessuna grave mancanza possa addebitarsi alla nostra legislazione al riguardo. Ciò mostra come effettivamente il problema emigratorio deve attendere dall’iniziativa privata le cure ed i provvedimenti che valgano a darle quell’impulso che può moltiplicare ed accelerare i suoi prosperi risultati, nell’interesse inseparabile degli Italiani emigrati e dell’Italia.

Al Governo pertanto spetta sorreggere, rinvigorire queste iniziative, che da esso attendono l’alta ispirazione ed il giusto orientamento. Non esitiamo a dichiarare che vi è per tal riguardo, in questo momento, motivo di bene sperare in una attività feconda ed illuminata, di cui già si vedono i segni in un risveglio dell’interesse del paese al grande problema, per la presenza al Governo, sia di Luigi Luzzatti, il quale anche in questo campo si è acquistato insigni benemerenze, essendosi per opera sua, in gran parte, instaurato tutto il sistema di tutela della nostra emigrazione; sia del marchese Di San Giuliano, ministro degli Esteri, il quale ha sempre portato alla questione valido contributo di pensiero e di azione: egli si è sempre adoperato per

promuovere vincoli di affetto fra gli Italiani d’Italia ed emigrati, onde ottenere quella completa fusione di sentimenti che, affratellando gli uni agli altri deve condurre alla formazione di un’unica più grande Italia.

Egli chiudeva poco fa il suo discorso alla Camera dei deputati con queste belle parole: «Io so che intanto, a questi cinque milioni di Italiani che sono sparsi per tutto il mondo, l’azione continua del Governo in favor loro, il voto probabilmente unanime che voi darete su questa legge, il saluto che ad essi mandano oggi il Governo ed il Parlamento italiano dicono che la Patria lontana non li dimentica, e non vuole essere da loro dimenticata, li ama e vuole essere da loro amata; è fiera ed orgogliosa di loro, e vuole che essi siano fieri ed orgogliosi dell’Italia».