Il buon cuore - Anno IX, n. 40 - 1º ottobre 1910/Beneficenza
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Beneficenza
I problemi dell’Emigrazione
AL PARLAMENTO ITALIANO
A proposito dell’assistenza agli emigranti nei porti di imbarco, si è discussa in Parlamento la questione, se convenisse oppur no costruire in quelle città ricoveri appositi, come esistono in altri porti stranieri. Mentre qualche anno addietro se ne parlava come di una necessità, ora prevalse l’opinione che non convenga costruirli, ed il Ministro, osservando che tali ricoveri assorbirebbero da sei a sette milioni, per rendere agli emigranti un servigio di ventiquattr’ore, e che inoltre non vanno esenti neppure essi dai pericoli che nei riguardi dell’igiene offrono i grandi agglomeramenti, non ha creduto di farne oggetto di disposizione di legge.
Peraltro gravi ragioni militerebbero in favore della costruzione, e principalmente i molti abusi d’ogni sorta che si compiono a danno degli emigranti nelle locande, nonostante la sorveglianza; ed a confortarle si aggiunge l’esperienza di ottima prova che tale istituzione ha fatto altrove.
Pertanto la mancanza di quelli rende necessario un servigio di assistenza e sorveglianza molto più oculato e difficile: e certamente un provvedimento pratico di non dubbia utilità potrebbe essere per Napoli, che è il porto di maggior movimento emigratorio per gli Stati Uniti, la costruzione di una stazione marittima collegata colla stazione ferroviaria, per il qual progetto pare corrano trattative fra il Commissariato ed i Ministeri interessati.
Le condizioni degli emigranti a bordo nella traversata dell’Oceano, sono ora soddisfacenti, non solo per i requisiti d’igiene di comodità, di velocità ed età, che in questi ultimi anni quasi tutti i vapori addetti a questo servizio hanno dovuto adottare, ma altresì per il prezzo medio di passaggio nel quale dal 1902 si verifica bensì un lieve aumento, ma più che giustificato dall’aumento della tassa di sbarco negli Stati Uniti e della minore capacità stabilità dalle esigenze delle leggi della Federazione Nord Americana. Non si può dire con ciò che questo servizio niente lasci a desiderare; delle frodi e delle infrazioni alle leggi se ne commettono, ma è sperabile che queste andranno sempre più diradando, per la maggior sorveglianza e per le più forti penalità che si comminano ai contravventori. Opportunissime sono le disposizioni che reca la recente legge per disciplinare meglio il trasporto degli emigranti nei viaggi di ritorno dalle Americhe, che a causa dell’aumento di emigrazione temporanea, vanno facendosi sempre più numerosi.
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Ma veniamo alla terza parte della tutela degli emigranti, quella che si esercita nei paesi di immigrazione, la quale ha importanza di gran lunga maggiore della assistenza che loro si dà nei preparativi della partenza e nel viaggio, perchè mira direttamente ad aiutarli nel raggiungimento di quegli scopi economici per cui hanno abbandonata la patria.
Infatti fine essenziale, generico, cui deve tendere la tutela degli emigranti, da chiunque sia esercitata, è quello di procurare che i lavoratori che si esportano, trovino nel paese in cui vanno a stabilirsi, le condizioni le più propizie possibili di esplicazione della loro forza di lavoro, e conseguano il maggior benessere economico e civile che là sono andati a cercare.
Inoltre si deve cercare che tanta potenza nazionale di produzione, non perda l’impronta del suo paese di origine, ma anche su terra straniera si conservi argomento di grandezza per la madre patria, tenendosi ad essa legata con vincolo di interesse morale e materiale.
Diamo uno sguardo alla legislazione italiana dante questa parte, tenendo in vista specialmente le recenti aggiunte, e tutta l’opera spiegata a questo obbietto dal Governo, sia direttamente, sia per mezzo di private istituzioni.
Un’azione fondamentale si spiega in questo senso dall’Italia come da tutti gli Stati, per mezzo degli agenti diplomatici e consolari; per esso si assicurano nel nuovo Stato ai cittadini emigrati, il principio di rispetto e di eguaglianza dei diritti civili, si concludono accordi di reciproco interesse per le relazioni commerciali e industriali dei due popoli: ma tale azione è molto delicata e limitata, essa deve tenersi in un ambiente a sè, perchè gli Stati non tollerano alcuna ingerenza di altri Governi nel proprio territorio, nè forma qualsiasi di sindacato per la protezione giuridica dei sudditi di quelli.
Fra le istituzioni mantenute esclusivamente dal Governo in paesi transoceanici vengono primi per importanza, l’Ufficio Italiano del lavoro, gli addetti per l’emigrazione e gli uffici legali di assistenza. L’ufficio del lavoro in New York, è l’organo che dovrebbe spiegare l’azione, di capitale importanza, di farsi il distributore illuminato di tutta la nostra corrente emigratoria in quella grande Confederazione, azione dalla quale dipende essenzialmente l’avvenire di quella nostra emigrazione. Se fino ad ora non ha dato i frutti di cui deve essere capace, è sperabile che col tempo, quando esso sia giunto a collegarsi e ad ingranare le sue ruote con quelle di tutti gli altri uffici di collocamento, società di patronato ed istituti industriali e coloniali in genere, contribuirà validamente alla direzione di quella vasta corrente.
Ma riguardo a questo compito provvidenziale di distribuzione degli emigranti, non possiamo non manifestare la speranza e la fiducia maggiore che abbiamo nell’Italica Gens; perchè crediamo che essa, quando sia giunta alla completa organizzazione, sarà l’organismo più vasto di qualsiasi altro, più numeroso, più in contatto colle masse lavoratrici, più atto ad aver cognizione esatta di tutti i luoghi e le condizioni di lavoro.
Gli addetti per l’emigrazione e gli uffici legali di assistenza fanno pure opera di massima utilità negli Stati Uniti, dove per lo sviluppo meraviglioso di industrie pericolose di ogni genere, e la legislazione sul lavoro non ancor ben progredita, si hanno frequentissimi casi di operai vittime di infortunio, cui non è agevole conseguire giusti indennizzi.
Anche qui, bene ha detto il Ministro, nel suo recente discorso alla Camera; «un grande progresso si è fatto, poichè abbiamo ormai tre addetti di emigrazione a Nuova York, a Filadelfia, ed a Nuova Orleans; e sopratutto abbiamo uffici legali a Nuova York, Filadelfia, Chicago, Denver e S. Francisco, i quali costano al bilancio dell’emigrazione 160 mila lire all’anno ed hanno dato questi risultati: a S. Francisco nel 1909 hanno realizzato per infortuni 360 mila lire; a Chicago 425 mila; a Denver 125 mila; a Filadelfia 500 mila; a Nuova York 229 mila».
E tale opera sarà presto intensificata e facilitata aumentando il numero dei consolati negli Stati Uniti.
«Ora ve ne sono soltanto otto di prima categoria, ha soggiunto l’Onorevole di San Giuliano, per due milioni
di italiani e con le immense estensioni che conoscete in quel grande paese. Appena le condizioni del bilancio lo permetteranno, cercherò di istituirne dei nuovi, particolarmente a Cleveland, a Providence, a Galveston, che è uno degli interessanti centri di emigrazione dei nostri italiani, i quali dalla valle del Mississipì si recano a Cuba, ritornando poi secondo il variare delle stagioni, a Providence, Galveston, ecc.; a Buffalo nello Stato di Nuova York, deve sono i mirabili orti che hanno piantato e coltivano, intorno a quella rigogliosa città, i nostri emigranti; e a Detroit e così via».
Ma accanto, e coordinata all’opera di questi organi governativi, più estesa si presenta l’azione privata, aiutata e sussidiata dal Governo.
Non staremo qui ad enumerare e descrivere il compito ed il funzionamento di tutti gli istituti di patronato che si occupano di emigranti italiani in America; essi sono ben conosciuti: i più importanti sono nel Nord America, a Nuova York: La Society for Italian immigrants, la Saint Raphael, il Columbus Hospital; altri in Boston, in San Francisco, in New Orleans: nel Sud America i Patronati di Buenos Aires in Argentina, dove rende utilissimo servizio anche il Ricovero degli emigranti con annesso Ufficio del lavoro, mantenuto dal Governo locale; quelli di Cordova e di Entre Rios, e, nel Brasile, quelli di Santos e di S. Paolo.
Il lavoro di tutti questi patronati pertanto, pure opportunamente suddiviso, si fa per massima parte nei grandi centri, e raramente esce dai confini della città. Certamente esso riesce oltremodo utile ai nostri emigranti, specialmente nelle città di sbarco, per aiutarli nelle molteplici difficoltà che incontrano nel nuovo paese, ignari della lingua e dei costumi, incerti sul da fare; senza di quelli si verificherebbero necessariamente gravi disordini e miserie. Ma se si osservi che il campo di applicazione dei nostri emigrati è vastissimo, che anzi il miglior avvenire per essi è fuori delle grandi città, bisogna riconoscere che l’assistenza che abbiamo sopra esposta è effettivamente insufficientemente al bisogno.
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Due rami essenziali di tutela veramente efficace, crediamo che restino ancora da esplicarsi: l’uno di carattere prevalentemente economico, l’altro sociale e nazionale.
Economicamente, il maggior aiuto, il miglior fattore di avvenire che può darsi alla nostra emigrazione in questo momento, è il capitale, e particolarmente il capitale destinato all’incremento dell’agricoltura esercitata da braccia italiane.
È noto che gli emigranti italiani sono poveri, sprovvisti di qualsiasi peculio, di modo che cercano, non appena giunti, di impiegarsi in un mestiere qualsiasi, pur di guadagnar subito da vivere; ciò è la causa prima che ferma molti di essi nella città di sbarco, e che costringe quelli che vanno nelle campagne a lavorare come salariati, per conto di proprietari del suolo.
(Continua).
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Per la fanciullezza abbandonata
Dai giornali del Veneto riportiamo il grande successo dell’ultima Conferenza che la contessa Rosa di San Marco tenne al Teatro Comunale di Feltre, affollato di elegantissimo uditorio, di tutte le dame e signorine dell’aristocrazia feltrese, dopo di avere compiuta una caritatevole tournée nei centri del Bellunese a prò delle istituzioni provvidenziali pei derelitti fondate dall’egregio M. Giuseppe Bortolon.
La gentil Donna, di ritorno dal suo giro filantropico, si presentò applaudita al proscenio portando anzitutto il saluto del poetico Cadore, della gentile Auronzo e della forte Agordo con una frase ripiena di dolcezza, che servì subito ad accapararle la simpatia dell’uditorio.
Difficilissimo davvero trovo il riportare, anche per sommi capi, la splendida conferenza della nobile signora, che tutte le sue frasi furono scultorie, le sue espressioni quadri smaglianti, le sue figure ripiene di poesia, le sue descrizioni di una finezza artistica completa.
La nobil Donna sia nel toccare con mano delicata e commossa le crudezze dolorose della vita degli orfanelli e dei derelitti come nel rilevare con mano rovente e sdegnata le piaghe sociali del lusso smodato, della pseudo-filantropia moderna, del vizio adorato e dell’onestà vilipesa, tutte cause di una infanzia etica, delittuosa, vero semenzaio di una generazione depravata, fu di una efficacia tale da commuovere sensibilmente l’uditorio.
La conferenza arrecherà certamente buoni frutti.
Intanto, alla pia e dotta conferenziera, Feltre rivolge il saluto riconoscente e rispettoso osando manifestare il desiderio di riudirla presto. Il silenzio religioso che accompagnò il suo saggio dire, ed il fragoroso e ripetuto applauso che scoppiò sul finire, chiamandola più volte alla ribalta siano per la nobile contessa un indice di soddisfazione del pubblico e di lode a chi disinteressatamente si presta per il bene di questi paesi.
Feste di beneficenza a Carugate
Ci scrivono da Carugate;
Nei vasti ed igienici locali dell’Asilo Infantile di Carugate coll’intervento delle Autorità civili ed ecclesiastiche e con enorme concorso di pubblico ebbe luogo l’inaugurazione delle Feste di Beneficenza a favore dell’Asilo stesso.
Brevi, ma felici ed ispirate parole pronunciò l’egregio Sindaco cav. Angelo Riva, il benemerito ed intelligente organizzatore di questa festa, coadiuvato da molti volonterosi e generosi del paese. Egli a nome del Comune mandò un riverente ringraziamento al buon cuore di S. M. la Regina Madre, che volle partecipare alla festa gentile inviando uno splendido orologio da tavolo e a quello di S. Eminenza il Cardinale Ferrari che donò un magnifico calamaio di bronzo.
Per l’affluenza di visitatori, per l’interesse dei bellissimi doni e per la spiegata generosità di tutti, il risultato delle Feste superò ogni aspettativa.