Il buon cuore - Anno IX, n. 12 - 19 marzo 1910/Religione

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Beneficenza Educazione ed Istruzione

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Vangelo della domenica detta delle Palme


Testo del Vangelo.

Era vicina la Pasqua dei Giudei, e molti di quel paese andarono a Gerusalemme per purificarsi. Cercarono pertanto di Gesù, e dicevano tra loro, stando nel Tempio: Che ve ne pare del non esser Egli venuto alla festa? E i Pontefici e i Farisei avevano dato ordine che, se alcuno sapesse dove Egli era, lo denunciasse per averlo nelle mani. Gesù adunque, sei giorni innanzi Pasqua, andò a Betania, dove era Lazzaro già morto e risuscitato da Gesù. Ed ivi gli diedero una cena: e Marta serviva a tavola: Lazzaro poi era uno di quelli che stavano a mensa con Lui. Maria però, presa una libbra di unguento di nardo, liquido di gran pregio, Io versò sul capo e unse i piedi di Gesù, ed asciugò i piedi a Lui coi suoi capelli; e la casa fu ripiena dell’odor dell’unguento. Disse perciò uno dei suoi discepoli, Giuda Iscariote, il quale era per tradirlo: E perchè un unguento come questo non si è venduto per trecento denari e dato il prezzo ai poveri? Ciò egli disse, non perchè si prendesse pensiero dei poveri, ma perchè era ladro e tenendo la borsa, portava via quello che vi era messo dentro. Disse adunque Gesù: Lasciala fare: ella aveva serbato cotesto per il dì della mia sepoltura. Imperocchè i poveri li avete sempre con voi: me voi non sempre mi avrete. In verità vi dico che ovunque sarà predicato il Vangelo, sarà eziandio narrato, a memoria di lei, ciò che questa donna ha fatto. Seppe pertanto una gran turba di Giudei come Gesù tra in quel luogo: e vi andarono non per Gesù solamente, ma anche per veder Lazzaro risuscitato da Lui. Tennero consiglio perciò i Principi dei Sacerdoti di dar morte anche a Lazzaro: perchè molti, a causa di esso, si separarono dai Giudei e credevano in Gesù.

S. GIOVANNI, Cap. 11.


Pensieri.

Maria, durante la cena, profuma il corpo di Cristo ed alcuni discepoli, con a capo Giuda Iscariote, se ne scandalizzano: l’unguento prezioso si poteva vendere e, con il ricavo, venire in aiuto ai poveri.

Ma Maria, con la sua larghezza, obbedisce a un sentimento di riconoscenza: Lazzaro, suo fratello, pochi giorni prima fetido cadavere, era, quel giorno, commensale di Gesù.

Come avrebbe ella posto un limite alla manifestazione della sua gratitudine a Gesù Cristo? E se non avesse sentito il dovere della riconoscenza avrebbe poi sentito il dovere della carità verso i poveri?

Quando un’anima è consapevole dei benefizi ricevuti e cerca mostrarsi grata a’ suoi benefattori si può esser sicuri che non si tratta di uno spirito volgare, ma di persona elevata, nobile, che, come oggi s’industria ad adoprar anche cose superflue per aiutarsi a dire la sua riconoscenza, domani saprà, con uguale slancio, fare anche un sacrifizio per soccorrere i miseri.

Le anime grandi, sono suscettibili di tutti i sentimenti migliori, nessuno le esaurisce, pare, anzi, che in ogni opera buona cerchino quasi uno sfogo alla loro pienezza d’amore.

Non ci sia dunque greve manifestare la nostra riconoscenza a chi ci ha fatto e ci fa del bene, sia essa tanto più profonda quanto più santo è il ben-fizio e siam sicuri che, se sarem larghi di festa e di cordialità con chi ha dato a noi, sapremo anche noi dare generosamente ai miseri.

Nessuna virtù esclude le altre, anzi le une chiamano le altre e s’intrecciano meravigliosamente insieme.

Lo sdegno, lo scandalo di Giuda non deriva dall’amore ai poveri, ma dalla cupidigia del denaro: chi non capisce la riconoscenza è un egoista; e come aspettarsi la pietà verso i bisognosi dagli egoisti?

E’ veramente così: ci vuole una certa finezza di senti. mento a compire e comprendere lo studio premuroso e gentile che si serve d’ogni cosa per esternare la propria gratitudine. Ci vuole una certa generosità per dare non solo pane a chi ne manca, ma qualcosa di più, che sopperisca ai bisogni immediati, ma dia insieme letizia e arrechi gioia.

Quanta gentilezza e quanto affetto in certi doni — non necessari — che fanno aggrottar le ciglia ai... pratici, ma che dan tanto godimento buono a chi riceve e, più, a chi dà! Anzi è in questo dare più del necessario che l’affetto trova la sua espressione migliore ed è, direi, maggiormente sentito.

Rammentiamo la gioia nostra, meravigliata, quasi, di quando abbiamo avuto non appena l'aiuto richiesto, ma aiuto in misura colma e pigiata e riboccante... sarà stato aiuto di soccorso, aiuto d’affetto, aiuto di consiglio.... Non sono, quei momenti, fra i più belli che noi possiamo ricordare, fra i migliori, anche, perchè nell’effusione di affetto dell’uomo noi sentiamo la rivelazione di quello di Dio e nella nostra gratitudine entra così un elemento buono, un elemento pio che è davvero una grazia.

Come benedire Dio per tutte le volte che la carità de’ suoi buoni è venuta a noi larga, generosa, ricca, grande? Io penso che anche quando noi ci sentiamo nell’impossibilità di dir tutto il nostro sentimento profondo, le persone che ci fanno del bene lo devano ugualmente comprendere. Oh, io desidero che sia così!... Ci deve essere qualcosa che soccorra la limitazione della parola, che renda, a chi benefica, un po’ della gioia dei beneficati! E non vorrei che si dicesse di queste cose: [p. 92 modifica]sentimentalismi! No, non c’è nulla di eccessivo nè di fiacco in un sentimento, quando esso migliora!

Chi non intende ciò è una povera creatura dal cuore gretto, dall’anima piccina, una povera creatura egoista, tutta chiusa in se, e, senza, saperlo, forse, tanto infelice!

Chi non capisce il bisogno di manifestare la propria riconoscenza, la propria devozione, non sentirà neanche quello che corrisponde al dovere di venire in aiuto alla miseria, allo squallore!

Così pure, non sempre coloro che parlano più alto contro le disuguaglianze e le ingiustizie sociali (che pure sono molte e gravi) si mostrano i più disinteressati — ed è appunto per questo che la loro parola semina odio ed attizza le ire tra i fratelli.

Osserviamo: quasi sempre la virtù è nascosta, silenziosa, conosciuta; chi ne resta beneficato non sa, spesso, dove sia la sorgente benefica e, se si potesse risalire alle fonti d’ogni opera buona, d’ogni movimento di bene si troverebbe una di quelle grandi personalità che, unite con Dio, non anelano alla terra, alle sue apparenze vane, alle sue effimere glorie.

Il Vangelo dice che Giuda si lagna dello sperpero non perchè gli importasse niente dei poveri, ma perchè era ladro, e, tenendo la borsa, portava via quel che ci mettevano dentro.

Quanti, quanti si potrebbero riconoscere in Giuda! Non tutti perchè ladri, si capisce, ma perchè preoccupati del loro proprio benessere, non anelanti che alla conservazione, alla custodia dei loro interessi e privilegi. Quante volte è il nostro vantaggio o svantaggio privato il movente delle nostre lodi e dei nostri biasimi! E che cosa più nauseante di questa? Che amare parole bisognerebbe usare se si volesse approfondire questo punto di meditazione!

Quante brutture abbiam visto e vediamo ancora noi, ogni giorno! Desideriamo la purificazione da ogni egoismo e facciamo ogni sforzo, soprattutto, per la purificazione nostra!

Gesù, a chiudere la bocca agli accusatori della donna, dice: lasciatela fare, voi mi avrete per poco, tra alcuni giorni io vi sarò tolto, pensate come se questa donna rendesse il tributo del suo affetto ad un morto, imbalsamandone il corpo. La trovereste in questo caso esagerata e degna di rimprovero?

Soccorrere i poveri è un dovere ordinario, di tutti i giorni — l’onorare un morto è cosa straordinaria (accade poche volte che noi dobbiamo praticare questo dovere). Che meraviglia che la circostanza straordinaria richieda anche e provochi un dispendio straordinario?

Ma chi fosse insensibile alla pietà verso i morti sentirebbe poi la pietà verso i poveri?

Chi trascura le occasioni straordinarie che provocano alla generosità, alla carità, sarà poi fedele nelle piccole contingenze della vita, pronto alle quotidiane esigenze della carità verso i bisognosi?

Com’è profonda la parola di Gesù! E come scruta i cuori il Maestro divino, e come ci rivela a noi stessi! E come rischiara tutti i problemi della vita morale!