Il buon cuore - Anno IX, n. 03 - 15 gennaio 1910/Religione

Religione

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Domenica seconda dopo l’Epifania

IL NOME DI GESÙ


Testo del Vangelo.

Essendo stata la madre di Gesù Cristo, Maria, sposata a Giuseppe, si scoperse incinta di Spirito Santo prima che, andassero a stare insieme. Ora Giuseppe, marito di lei, essendo uomo giusto e non volendo esporla all’infamia, prese consiglio di rimandarla segretamente. Mentre egli stava in questo pensiero, un Angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: Giuseppe figliuolo di Davide, non temere di prendere Maria tua consorte; imperocchè il concepito in lei è dello Spirito Santo. Ella partorirà un figliuolo, cui tu porrai nome Gesù.

S. MATTEO, cap. i.


Pensieri.

I nomi, per noi, non son più che un distintivo sia delle persone, sia delle cose, ma non ci dicon nulla della loro natura. Ben altrimenti era nell’antichità, quando il nome diceva l’essere stesso e s’identificava interamente e perfettamente con esso. Così quando noi diciamo Dio, noi non designamo che l’essere infinito, ma senza dir nulla de’ suoi attributi. Gli antichi uomini religiosi, invece, nel nome identificavano la stessa divinità.

Ogni religione designa Dio con un nome speciale e la religione cristiana pure a questo nome, il nome che noi oggi veneriamo: il nome di Gesù, Salvatore!

L’uomo religioso cerca nella divinità la sicurezza, la protezione, la vita. — E dalla storia delle religioni noi sappiamo infatti che Dio è sempre considerato come un salvatore.

Ma salvatore da che?

Ecco ciò che innalza la religione cristiana al disopra di tutte le religioni e la distingue da tutte le altre: Tu gli porrai nome Gesù, Salvatore, perchè salverà il suo popolo dai peccati.

Ogni religione dice una particolare esperienza religiosa: ora, secondo questa esperienza avremo un nome per la divinità.

Israele vedeva la grandezza sua nell’espansione, nel dominio sopra gli altri popoli e il suo sarà un Dio guerriero; Jawe è appunto per gli Ebrei il Dio che li guida alla vittoria.

La schiava d’Abramo è nel deserto: la misura di acqua che ha portato con sè è venuta meno ed essa si stringe fra le braccia il suo figliuolo che muore per la sete... quand’ecco, improvvisamente, scaturisce una Sorgente e la donna esclama: ecco il mio Dio; il Dio dell’acqua.

E noi sperimentiamo il nostro Dio come colui che libera dai peccati, dal male morale.

Ritenere nella virtù, nel bene la pienezza della felicità e della vita, mentre possono sussistere, mentre dobbiamo attenderci tutti gli altri mali, la croce, la malattia, la morte è una cosa grande, una cosa misteriosa.... Così l’anima di Gesù sentiva Dio, così la deve sentire il cristiano. In ciò anzi è l’indice della nostra religiosità. Più sentiamo la felicità nella virtù, anche con l’assenza di ogni bene, pur con la presenza del dolore e nella disgrazia e nell’affanno, e più saremo cristiani.

Quanti sono i cristiani veri fra i battezzati? Oh, mio Signore! Quante volte io rimango, vedendo persone pie, desolate, affrante per i dolori che sono come una legge quaggiù... e mi chiedo a che giova la loro fede se per nulla essi si differenziano dagli altri uomini.... I veri cristiani dovrebbero essere così indifferenti a certe perdite, a certe sfortune e così forti e calmi davanti a ogni dolore! E i veri cristiani sono così: essi passano grandi, maestosi fra le burrasche più crude, fra le prove più dolorose.... nulla diminuisce la loro pace, la loro tranquillità umana indisturbata... essi nulla temono, nulla sperano; che dovrebbero temere o sperare quando hanno il tutto... e così passan quaggiù come una radiosa visione divina e rendono alla loro fede la più valevole testimonianza, ne sono una vivente, efficace apologia!

Beati loro e beati coloro che li possono ammirare e venerare! Ma che vergogna sian così rari i veri discepoli di Cristo! Scuotiamoci e sulle tracce dei Santi seguiamo Gesù, arricchiamoci di Lui... rendiam praticamente testimonianza che in Lui abbiamo la nostra felicità... ch’Egli solo è la nostra felicità!...