Il Viale de' colli/Capitolo I

Capitolo I

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Dedica Capitolo II

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I.

Il bel sole di primavera s’avvicina lentamente all’occaso gettando i suoi raggi dorati sulle vaghe colline che circondan Firenze. L’alito serale spira soavemente, agitando le tenere foglie degli alberi, mentre gli augelletti gaiamente gorgheggiando vanno a nascondersi fra i boschetti profumati da mille variopinti fiorellini.

Una folla vivacissima, variata, s’avvia verso la campagna e percorre tranquillamente i serpeggianti giri del viale de’ Colli.

Natura ed arte unite insieme non potevano ideare una situazione più incantevole, una passeggiata più deliziosa di questa, dove uno può saziar liberamente il suo sguardo contemplando i più bei colpi d’occhio, i più bei quadretti viventi che sia mai stato possibile d’ideare.

Nulla manca a render variati e piacevoli cotesti luoghi deliziati dal più vago sorriso della natura. Là [p. 6 modifica] avete superbe ville e graziosissimi casini, giardinetti incantati, boschetti di frutta e di fiori, dei punti di vista estesissimi, edifizii che vi ricordano tempi ed avvenimenti gloriosi, situazioni appartate e quasi alpestri che vi farebbero perfin dimenticare d’essere a due passi dalla città, cascatelle d’acqua, laghetti limpidissimi, villaggi, castelli e chiese sparsi sulle più fertili e deliziose colline che mai possa darsi, insomma tutto quello che ad un pensiero romantico e girovago sia dato immaginare. E tuttociò raccolto lungo una linea di 6 chilometri circa di lunghezza che serpeggia lungo i fianchi e sulle vette dei colli d’Arcetri, di Giramonte, di S. Miniato e di Montici.

Ad uno che degnamente volesse illustrar tutti i luoghi che s’incontrano, tutti i contorni e tutte le stupende vedute che si ammirano non basterebbe scrivere un grosso volume; io, invece, mi propongo di toccar di volo tutto quel che mi sembra degno di special menzione, stando sempre nei limiti imposti da una semplice passeggiata.

Il viale de’ Colli da porta Romana al piazzale Galileo si chiama viale Machiavelli, dal piazzale Galileo al piazzale Michelangiolo, viale Galileo, e viale Michelangiolo dal piazzale di questo nome al ponte di ferro. Il viale è lungo 5690 metri, ossia circa 6 chilometri, e per tutto è largo 18 metri.

La passeggiata è incantevole. I marciapiedi larghissimi sono ombreggiati da platani, olmi, acacie e pioppi che li difendono anche la mattina dai raggi del sole. Fra i marciapiedi c’è la via larga, quasi pianeggiante, ben tenuta. Ricchi equipaggi, vetture e omnibus la percorrono in diverso senso. Da un lato [p. 7 modifica]c’è la cancellata dietro alla quale appariscono gli elegantissimi e ricchi fabbricati delle scuderie reali costruite un quattro o cinque anni fa. Dall’altro lato ci sono un’infinità di villette dalle forme eleganti, dall’architettura variata, ma generalmente pura e corretta. Esse son tutte circondate da un bel giardinetto pieno di fiori, chiuso agli occhi profani de’ passanti con una cancellata ed una lastra di ferro. Vi son poi due strade che mettono in comunicazione il viale colla via Dante da Castiglioni e quindi coll’antico e severo stradone del Poggio Imperiale.

Siam giunti al primo ripiano. È un bellissimo giardinetto intersecato da viottole tortuose, abbellito da aiole piene di piante e di fiori, accomodati e piantati con un gusto squisito.

Un laghetto incantato, in mezzo al quale zampilla un getto purissimo d’acqua e nel placido specchio del quale si riflettono le rigogliose piante e le roccie artificiali che lo circondano, serve a render più gaio cotesto superbo giardinetto.

Sediamoci un po’ sulle comode panchine che adornano le viottole e facciamo la nostra prima stazione.

Cinque anni fa appena, fuori della porta Romana a man sinistra, s’entrava subito in un bellissimo viale ombreggiato da platani secolari che conduceva ad un piccolo villaggio di poche case che sorgevano quasi accanto alle mura della città; villaggio che, quasi a indicare la sua modesta e semplice esistenza, la sua posizione nascosta fra l’ombra dei platani e dei bastioni, si chiamava La Pace.

Ora villaggio e viale sono incorporati negli annessi delle scuderie reali. [p. 8 modifica]

All’epoca della repubblica, proprio in cotesto punto, un oratorio delle monache di Santa Felicita richiamava gran numero di fedeli attratti dalla divozione per una immagine di Maria che si cominciò a dire esser miracolosa. Tanto si sparse cotesta notizia e tanta fu la venerazione per cotesta immagine che coll’andar del tempo e precisamente nel 1564 si pensò di costruire una chiesa invece dell’oratorio. Però questo pio desiderio non venne effettuato che nel 1616 da Cristina di Lorena e da Cosimo II de’ Medici che alla chiesa aggiunsero poi un convento per i monaci di S. Bernardo di Francia.

Cristina di Lorena aveva tanta simpatia per questo luogo, e tanta venerazione per la miracolosa immagine, che fece fare appositamente una porta nell’antica torre del Mascherino e così, venendo dal giardino di Boboli, per quella si recava tutt’i giorni ad orare nella chiesa della Pace.

Sotto Napoleone I, all’epoca della soppressione dei conventi, anche quello della Pace subì la sorte comune e fu in seguito ridotto ad abitazioni private. Uno de’ punti più pittoreschi de’ contorni dove gli artisti trovavano da comporre un bel quadro, da posar la loro fantasia, era la vecchia e ripida strada che costeggiando la cinta delle mura passava di sotto al bastione di Boboli e di là portava a porta S. Giorgio. Lì proprio sotto il bastione c’è un bel prato piuttosto spazioso ed ombreggiato da alberi annosi, sotto ai quali sono state fatte tante merende, tanti discorsi e passate tante ore piacevoli. Il prato poi serviva mirabilmente anche al giuoco del pallone ed io ci ho visto delle allegrissime brigate di giovani artisti che [p. 9 modifica]dopo le fatiche quotidiane andavano a sollazzarsi con quel giuoco ch’è stato sempre la passione de’ fiorentini. Ora cotesto luogo non è più accessibile per il pubblico.

Su di una collinetta che domina il piazzale dove siam seduti sorge ora una bella villa alla svizzera, più in là ce n’è poi un’altra detta Bobolino che tempo indietro era una delle ville addette alla magnifica tenuta del Poggio Imperiale.

In cotesto luogo ebbe già de’ possessi la famiglia fiorentina Nomi che si crede derivasse da’ Benci, e nei possessi di cotesta famiglia era una sorgente piuttosto abbondante d’acqua purissima che dopo aver servito a bisogni de’ proprietari andava a finire ne’ fossati delle mura. Però nel 1615, epoca nella quale si abbelliva il giardino di Boboli, la casa Medicea fece comprare da’ Nomi cotesto vivaio, perchè servisse ad alimentare le fontane di quel delizioso giardino.

Riprendiamo la nostra passeggiata sul viale che dopo aver descritto una specie di gomito ci conduce ad un altro piccolo belvedere posto dinanzi al giardino Tivoli. Il Tivoli per la sua posizione, per l’eleganza colla quale è tenuto, per i suoi divertimenti è di certo un luogo deliziosissimo dove c’è da passare una bellissima serata respirando un’aria fresca e profumata dall’odore tramandato da’ più vaghi fiori che nascono ne’ nostri giardini. Là vi sono caffè, châlets, sale da ballo, tiro al bersaglio, teatro e molte altre leggiadre costruzioni che servono ad attirar la gente nelle belle sere d’estate. Noi pero ci contenteremo di guardarlo al di fuori e ci fermeremo piuttosto nel piazzale Galileo.