Novella CXXII

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CXXI CXXIII

Messer Giovanni da Negroponte, avendo perduto a zara ciò ch’ elli avea, andò per vendicarsi, e uccise uno che facea li dadi.

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Messer Giovanni da Negroponte, avendo un dí perduto a zara ciò ch’egli avea, essendo grandissimo e valente uomo di corte, caldo caldo, con l’ira e con l’impeto del giuoco, andò con un coltello a trovare uno che facea dadi, e sí l’uccise. Ed essendo preso e menato dinanzi al signore di quella terra, che era despoto... il quale gli volea tutto il suo bene, dal signore fu domandato:
- Doh, messer Giovanni, che v’ha mosso a uccidere uno vile uomo e mettere alla morte voi?
Quelli rispose:
- Signor mio, solo l’affezione che io porto alla vostra persona, pensando l’amore che mi portate; e la ragione è questa. Io avea perduto a giuoco ciò ch’io avea, e fui presso a una dramma per uccidermi; e disponendomi pur di fare omicidio, e considerando l’amore che mi portate, e che senza me non sapete stare; perché voi non perdeste me, e perché io non perdesse voi, andai a dar luogo all’ira sopra colui che faceva i dadi, pensando quella essere dignissima vendetta; però che molti signori e vostri pari mettono spesse volte pene a chi giuoca; ma considerando quanti mali dal giuoco vengono, io credo che serebbe molto meglio a tutto il giro della terra spegnere tutti gli altri, come io ho spento questo uno, che lasciarli in vita; e pensate quanti mali dal giuoco vegnono, e forse le ragioni mie non vi doverranno dispiacere.
Il signore, ch’era di perfetta condizione, pensò le ottime ragioni di messer Giovanni da Negroponte, fece legge che per tutto suo terreno fosse pena l’avere e la persona a qualunche facesse dadi, e che ancora chi gli facesse potesse esser morto sanza alcuna pena; e a qualunque fossono trovati addosso, pena di lire mille, o la mano; e chi giucasse, dove dadi fossono, pena l’avere e la persona. E cosí spense per tutto suo terreno questa pessima barba e questa maligna radice; la qual’è biestemmar Dio, consumare le ricchezze, congiugnimento di superbia e ira, per avarizia cercar furti e ruberie, uccidere e... darsi al vizio della gola, e per questo venire alle sfrenate lussurie e a tutti i mali che può far natura. E a messer Giovanni da Negroponte fu perdonato; e quello che facea i dadi, e che fu morto, se n’ebbe il danno.