Il Tesoro (Latini)/Libro I/Capitolo II
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Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
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Capitolo II.
Come la materia di tutte le cose è divisata in tre maniere secondo teorica1.
Filosofia è verace cognoscimento2 delle cose divino, delle naturali, e delle umane3, tanto quanto l’uomo è possente d’intenderne.
Onde avviene che alquanti savi che si studiano a richiedere e cercare4 di queste tre cose che son dette di filosofia, cioè a dire della divinitade, dello cose naturali, e delle cose umane, furo detti figliuoli di filosofia, e perciò furo elli appellati filosofi.
Egli fu vero che al cominciamento del secolo le genti soleano vivere a legge di bestie5. Conobbero primamente la dignità della ragione6 e della conoscenza che Dio avea loro data, sì vollero sapere la verità delle cose che sono in filosofia. Elli caddero in tre questioni.7 E l’una si fu di sapere la natura di tutto le cose celestiali o terrene8. La seconda e la terza fu di sapere delle umane cose; onde9 la prima si è di sapere che cose l’uomo dee fare, e che no. La10 seconda e la terza è di sapere ragione, e provare perchè l’uomo dee l’una fare e l’altra no.
E poi che queste tre questioni furo trattate e pensate lungamente11 tra gli uomini letterati12 e in tra filosofi, trovarono13 in filosofia loro madre tre principali membri, cioè a dire tre maniere di scienze per insegnare e provare la verace ragione delle tre questioni ch’io haggio divisate qua dinnanzi.
- ↑ Il t dice soltanto: De philosophie et de ses parties, e pone questo titolo del Capitolo II al Capitolo III.
- ↑ Il t encerchemenz, colla variante esclarcement, ed altre simili. Il ms. Fars. cercamento, i mss. Magliabccchi e Vis. incercamento.
- ↑ Le stampe leggevano cognoscimento delle cose naturali, delle divine, e delle umane. Corretto secondo l’ordine col quale sono poi enunciate queste tre cose nel capitolo stesso, e trattate nel Tesoro.
- ↑ Il t savoir. Questo cercare invece di sapere, spiega perchè nella definizione della filosofia si voltasse encerchemenz in cognoscimento. Il ms. Vis. a cercare et a vedere.
- ↑ Nel latino di que’ dì sarebbesi detto more pecudum. Orazio fece con molto acume la distinzione fra costumi e leggi: Quid leges sine moribus vanae projiciuny? (Lib. III Od. 24 ). Stà bene inculcarla pur oggi.
- ↑ Correggo col t la dignitè de la raison, l’errata lezione la dignità delle ragioni.
- ↑ Correggo col ms. Vis. e col t en III questions l’errato in più questioni.
- ↑ Il t savoir la nature de toutes choses celestials et terriennes. Aggiunto: la natura di tutte, col ms. Vis.
- ↑ Onde la prima ecc. Questo onde si riferisce alle umane cose. È come dicesse: Delle quali tornane cose, la prima scienza si è dì sapere, che cosa l’uomo dee fare etc.
- ↑ Corretto col t. L’errata lezione era: Onde la prima e la seconda si è di sapere che cose l’uomo dee fare, e che no. E la terza è di sapere ecc. Il Carrer aveva desiderato anche a questo luogo il testo originale francese per correggere con autentica e non ipotetica lezione il manifesto errore di tutte le stampe. Si noti bene, che la divisione del Tesoro, non è eguale alla divisione e suddivisione della filosofia. Ciò intralcia il periodo. Esposi perciò in due tabelle, la divisione del Tesoro, e della filosofia secondo Brunetto. (V. Illustrazioni).
- ↑ Il t longuement. Il ms. Vis. lungamente: la stampa largamente. Corretto lungamente.
- ↑ Il t Clers, chierici, per letterati, come allora si diceva. Letterato significava molto meno di quello significa adesso. Il ms. Vis. savi.
- ↑ Corretto le stampe trovavano in trovarono col t troverent, e col ms. Far. Il ms. Vis. trovo’no.