Il Tesoro (Latini)/Illustrazioni al Libro V/Capitolo XII

Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo XII
Illustrazioni al Libro V - Capitolo IX Illustrazioni al Libro V - Capitolo XIII
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Dante ricordò le due Incolta priiiciiali dell’aquila,

encomiate dal maestro:

Vidi rivolta, e riguardar nel sole:
Aquila sì, non gli si affisse imquanco

(Par. I.)

Poi mi parea, che, più rotata un j)Oco,
Terribil come (blgor discendesse,
E me rapisse suso infino al foco

(Purg. IX).

Questo Cai)itolo è tratto dalla Falconeria di Federico II, e la Alberto Magno, Traclatvs de animalibKs, lib. XXIIl.

Capitolo IX.

Incominciando da questo capitolo, il Nannucci nel suo Marmale di Letteratura del primo secolo, riporta i brani del poema di Dodo di Prada, Des auzels cazzadors, che hanno riscontro coi capitoli di ser Brunetto sull’argomento medesimo.

Capitolo XII.

Continua per cinque capitoli ser Brunetto a ragionare

sugli astori, sugli sparvieri, sugli smerli, [p. 282 modifica]
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sui falconi: cioè a parlare della lialconeria, arte di

allevare ed ammaestrare questi uccelli alla caccia, com’era generale costume a’ suoi giorni.

Ctesia ed Aristotele affermano, che questa caccia era usata nella Tracia, e nell’India. È incerto se in Grecia. Non era ignota ai Romani, per quanto si raccoglie da Marziale, da Apuleio, e da Giulio Firmico. Pare che dall’Asia passasse all’Europa. All’epoca di Carlomagno questa caccia si usava in tutta Europa. L’imperatore Enrico l’uccellatore, ebbe questo soprannome, perchè era intento a tal caccia quando gli fu recata la notizia della sua elezione all’impero. Marco Polo nel Milione descrive prolissamente questa caccia usata presso il gran signore dei Tartari. Sembra che in Italia l’introducessero i Longobardi. Federico II non lasciavala pure in mezzo ai travagli delle guerre. Scrisse un trattato di falconeria, commentato da Manfredi suo figliuolo: (Reliqua librorwìi Friderici II de arte venandi cuni avibus. Lipsiae 1788, voi. 2.) Le nostre cronache ricordano i falconi di Federigo, e di Carlo d’Angiò. Il titolo di gran falconiere, o gran cacciatore, fu usato per molto tempo presso molte corti. La falconeria vige ancora in Persia, ed in China.

Della falconeria tratta distesamente il Cibrario neir opera: Della ecoìiomia xolitica del medio evo. Nella dispensa 140 delle Curiosità Letterarie, è II libico delle nature degli uccelli fatto per lo l’Danchi, tento antico di lingua messo in luce da F.

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È libro di moltij iuteresse per lo storico non meno che pel filosofo.

Ai falconi da caccia accenna spesso la Divina Comedia: anzi in ognuna delle tre cantiche n’è una pittura quale sapevale fare l’unico Dante.

Come ’l falcon ch’è stato assai sull’ali,
Che, senza veder logoro o uccello.
Fa dire al falcouier: Oimè tu cali:

Discende lasso, onde si move snello
Per cento ruote, e da lungi si pone
Dal suo maestro disdegnoso e fello.

(Inf. XVII).

Quale il falcon, che prima a’ pie si mira.
Indi si volge al grido, e si protende,
Per lo desio del pasto che là il tira.

(Purg. XIX).

Quasi falcon, che uscendo del cappello,
Muove la testa, e con l’ale si plaude,
Voglia mostrando, e facendosi bello.

(Par. XIX).

Della falconeria (ìarla con molta erudizione Licurgo Cappelletti nel Propugnato7e, anno IX (1876), Dispensa VI, commentando la Novella IX della Giornata

V del Decarnernne. [p. 284 modifica]
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Capitolo XIII.


Questo capitolo è tratto da Alberto Magno, libro XXIII De animalibus, cap. 14, De falcone parvo qui mirle vocatur.

Capitolo XIV.


Secondo la mitologia, Alcione è figlia di Eolo, annegatasi in mare quando sul lido trovò il cadavere di Ceice suo sposo, morto in un naufragio. Ambi furono convertiti negli uccelli che ne conservano il nome, e ricordano la patetica avventura.

Brunetto insegna, che gli alcioni fabbricano i nidi sull'arena; ma gli antichi dicevano li formassero galleggianti sul mare, onde Ovidio:

Incubat alcyone pendentibus aequore nidis.

Era perciò necessario aggiungere, che il mare si conservasse allora in calma. Credevano questi uccelli non solo indicatori di calma sul mare, ma apportatori di pace alle famiglie, presso le quali se ne conservassero le spoglie. Altri donarono ad essi anche il canto, come Silio Italico:

Quum sonat alcyones cantu, nidosque natantes
Immota gestat, sopitis fluctibus, unda.