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Capitolo XIII.


Questo capitolo è tratto da Alberto Magno, libro XXIII De animalibus, cap. 14, De falcone parvo qui mirle vocatur.

Capitolo XIV.


Secondo la mitologia, Alcione è figlia di Eolo, annegatasi in mare quando sul lido trovò il cadavere di Ceice suo sposo, morto in un naufragio. Ambi furono convertiti negli uccelli che ne conservano il nome, e ricordano la patetica avventura.

Brunetto insegna, che gli alcioni fabbricano i nidi sull'arena; ma gli antichi dicevano li formassero galleggianti sul mare, onde Ovidio:

Incubat alcyone pendentibus aequore nidis.

Era perciò necessario aggiungere, che il mare si conservasse allora in calma. Credevano questi uccelli non solo indicatori di calma sul mare, ma apportatori di pace alle famiglie, presso le quali se ne conservassero le spoglie. Altri donarono ad essi anche il canto, come Silio Italico:

Quum sonat alcyones cantu, nidosque natantes
Immota gestat, sopitis fluctibus, unda.