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È libro di moltij iuteresse per lo storico non meno che pel filosofo.
Ai falconi da caccia accenna spesso la Divina Comedia: anzi in ognuna delle tre cantiche n’è una pittura quale sapevale fare l’unico Dante.
Come ’l falcon ch’è stato assai sull’ali,
Che, senza veder logoro o uccello.
Fa dire al falcouier: Oimè tu cali:
Discende lasso, onde si move snello
Per cento ruote, e da lungi si pone
Dal suo maestro disdegnoso e fello.
(Inf. XVII).
Quale il falcon, che prima a’ pie si mira.
Indi si volge al grido, e si protende,
Per lo desio del pasto che là il tira.
(Purg. XIX).
Quasi falcon, che uscendo del cappello,
Muove la testa, e con l’ale si plaude,
Voglia mostrando, e facendosi bello.
(Par. XIX).
Della falconeria (ìarla con molta erudizione Licurgo Cappelletti nel Propugnato7e, anno IX (1876), Dispensa VI, commentando la Novella IX della Giornata V del Decarnernne.