Il Tesoro (Latini)/Illustrazioni al Libro II/Capitolo XLIX

Illustrazioni al Libro II - Capitolo XLIX

../Capitolo XLIV ../Capitolo L IncludiIntestazione 9 maggio 2023 75%

Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Illustrazioni al Libro II - Capitolo XLIX
Illustrazioni al Libro II - Capitolo XLIV Illustrazioni al Libro II - Capitolo L

[p. 416 modifica]

Capitolo XLIX.


Quali erano le opinioni e le cognizioni degli Italiani intorno all’altro emisfero, quando Colombo comunicò a Paolo Toscanelli il suo divisamento, di trovare un passaggio tutto per mare alle Indie, navigando ad occidente? Alle notizie che si hanno nella Comedia di Dante, si aggiungono le opinioni di Brunetto sugli antipodi, contraddette in parte da Bono; e questa nozione sui due poli, e sulla direzione che prendono verso la tramontana di mezzodì (a cele de midi) gli altri navigatori, diversamente da quelli di Europa e delle parti di qua (en Europe, et es parties de decà), che navigano verso la tramontana [p. 417 modifica]di settentrione. Bastava dire, di qua e di là dall’equatore, ed il gran passo era fatto. Bono parafrasa più chiaramente. Si aveva cognizione anche di navigazioni di là, verso l’altra tramontana, che noi diciamo polo.

Anche questa descrizione della bussola vuol essere ricordata nella storia di questa grande invenzione, onde l’uomo, come dice il Robertson nella Storia di America, divenne signore del mare.

Sulla cognizione degli antipodi, che avevano i nostri trecentisti, rammenteremo inoltre:


     Già era il sole all’orizzonte giunto,
Lo cui meridian cerchio coverchia
Ierusalem col suo più alto punto:
     E la notte che opposita a lui cerchia,
Uscia di Gange fuor colle bilancie,
Che le caggion di man quando soverchia.
                                                       (Purg. II.)


     Fatto avea di là mane, e di qua sera,
Tal foce, e quasi tutto era là bianco
Quello emisperio, e l’altra parte nera.
                                                            (Par. I.)


Quando la sera scaccia il chiaro giorno,
     E le tenebre nostre altrui fanno alba.
                              (Petrarca, Sestina I. 3.)


Nella stagion, che il ciel rapido inchina
     Verso occidente, e che il dì nostro vola
     A gente che di là forse l’aspetta
                              (Petrarca, Canz. IV. 1)

[p. 418 modifica]


Ancora sul Capitolo XLIX.


In Dante è accennato chiaramente l’uso dell’ago calamitato:


     Del cuor dell’una delle luci nuove
Si mosse voce, che l’ago alla stella
Parer mi fece, in volgermi al suo dove.
                                                  (Par. XII.)


Abbiamo prima in Guido Guinicelli:


     In quella parte della tramontana
Sono li monti della calamita.


Lasciando altri esempi delle Rime antiche (Volume I pag. 72-74) ricordiamo la chiusa del Sonetto di Piero Delle Vigne:


     Per la virtude della calamita
Como lo ferro attrae, non si vede;
Ma sì lo tira signorevolmente.

     E questa cosa a credere m’invita
Che Amore sia, e dammi grande fede,
Che tuttor fia creduto fra la gente.