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Al fino amico caro,
a cui molto contraro
d’allegrezza e d’afanno
     2430pare venuto ogn’anno,
io, Burnetto Latino,
che nessun giorno fino
d’avere gioia e pena,
come Ventura mena
     2435la rota in falsa parte,
ti mando in queste carte
salute e ’ntero amore;
ch’io non truovo migliore
amico che mi guidi,
     2440né di cui piú mi fidi
di dir le mie credenze,
ché troppo ben sentenze,
quando chero consiglio
intra ’l bene e ’l periglio.
     2445Or m’è venuta cosa
ch’io non poria nascosa
tener, ch’io non ti dica.
Pur non ti sia fatica
d’udire infin la fine,
     2450Amico mio, ch’afine
mie parole mondane
ch’io disse ognora vane;
per Dio merzé ti mova
la ragione e la prova
     2455che ciò che dire voglio
da buona parte acoglio.
Non sai tu che lo mondo
si poria dir non-mondo,
considerando quanto

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     2460ci ha non-mondezza e pianto?
Che truovi tu, che vaglia?
Non vedi tu san faglia
ch’ogne cosa terrena
porta peccato e pena,
     2465né cosa ci ha sí clera,
che non fallisca e pera?
Or prendi un animale
piú forte, e che piú vale:
dico che ’n poco punto
     2470è disfatto e digiunto.
Ahi om, perché ti vante,
vecchio, mezzano e fante?
Di che vai tu cercando?
Giá non sai l’ora, e quando
     2475ven quella che ti porta,
quella che non comporta
oficio e dignitate.
Ahi Deo, quante fiate
ne porta le corone
     2480come basse persone!
Giulio Cesar magiore,
lo primo imperadore,
giá non campò di morte,
né Sanson lo piú forte
     2485non visse lungamente.
Alesandro valente,
che conquistò lo mondo,
or giace morto in fondo.
Assalon per bellezze,
     2490Ettor per arditezze,
Salomon per savere,
Attavian per avere
giá non camparo un giorno
fora del suo ritorno.
     2495Adunque, omo, che fai?

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Giá torne tutto in guai.
La mannaia non vedi,
c’hai tuttora ali piedi?
Or guarda ’l mondo tutto:
     2500e foglia, e fiore, e frutto,
augel, bestia, né pesce
di morte fuor non esce.
Dunque ben per ragione
provao Salomone
     2505ch’ogne cosa mondana
è vanitate vana.
Amico, or movi guerra,
e va per ogne terra,
e va ventando ’l mare;
     2510dona robe e mangiare,
guadagna argento ed oro,
amassa gran tesoro:
tutto questo che monta?
Ira, fatica ed onta
     2515hai messo a l’aquistare;
poi non sai tanto fare,
che non perde in un motto
te e l’aquisto tutto.
Ond’io, di ciò pensando,
     2520e fra me ragionando
quant’io agio fallato,
e come sono istato
omo reo peccatore,
sí ch’al mio Creatore
     2525non ebi provedenza,
né nulla reverenza
portai a santa Chiesa,
anzi l’ho pur offesa
di parole e di fatto,
     2530ora mi tegno matto,
ch’io vegio, ed ho saputo,

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ch’io son dal mal perduto.
E poi ch’io vegio e sento
ch’io vado a perdimento,
     2535serìa ben for di senso
s’io non provegio, e penso
come per lo ben campi,
che lo mal non m’avampi.